Fregnani G., Massi P., Fiorentini L., Tosi G., Romboli C., Bocciero R., Scaravelli D., Parigi M.

Le infezioni parassitarie esercitano una forte pressione di selezione nei confronti dei loro ospiti e sono responsabili delle dinamiche coevolutive dei meccanismi di difesa dell’ospite e dell’adattamento del parassita a questi (Dieckmann 2002).
Numerosi studi, europei e mondiali, riguardanti la ricerca di emoparassiti nell’avifauna selvatica e no (Al-Barwari and Saeed 2012), hanno riportato che oltre il 50% delle diverse specie di uccelli esaminati risulta infetto; gli emoparassiti più frequentemente ricercati e studiati appartengono ai tre generi Plasmodium, Haemoproteus e Leucocytozoon, (Atkinson and van Riper 1991) tutti trasmessi mediante la puntura di insetti ematofagi vettori. Clinicamente, negli uccelli selvatici, tali infezioni possono risultare inapparenti o presentarsi con sintomi blandi quali inappetenza, dimagrimento e debolezza, che possono essere riscontrati più frequentemente negli animali giovani (Ozmen and Haligur 2005; Zhang et al. 2014). Inoltre, è importante tener conto del fatto che molto spesso tali ospiti sono infettati simultaneamente da diverse specie di parassiti e che proprio queste coinfezioni sono tra le maggiori cause dell’evoluzione della virulenza (Arriero and Moller 2008).
Per quanto concerne l’Italia, gli unici dati disponibili sull’argomento sono stati riportati in due recenti lavori dell’Università di Torino che riportano la prevalenza di questi generi di emoparassiti in piccioni e cornacchie grigie abbattuti nella suddetta provincia (Scaglione et al. 2015; Scaglione et al. 2016).
Nel nostro studio, per la prima volta, abbiamo osservato la distribuzione e la prevalenza di Haemoproteus spp./Plasmodium spp. e Leucocytozoon spp. in columbidi e corvidi rinvenuti sul territorio della provincia di Forlì- Cesena nell’ambito del Piano di Monitoraggio Sanitario della fauna selvatica in Emilia Romagna.