Manarolla G., Ferrazzi V., Gallazzi D.

Parole chiave: passeriformi, micobatteri aviari, allevamento

Numerose specie aviarie allevate a scopo amatoriale sono state più volte descritte come sensibili alle infezioni da micobatteri (1,2,3). In anni recenti, le migliorate tecniche diagnostiche hanno permesso di individuare diverse specie, sottospecie e sierovarianti. di micobatteri. L’identificazione è stata ottenuta mediante convenzionali test biochimici e tramite la sequenziazione genomica. Accanto al Mycobacterium avium sono così stati individuati altri batteri alcool-acido resistenti, con predominanza, negli uccelli di allevamento amatoriale, di M. genavense, seguito da M. avium-intracellulare complex, M. fortuitum, M. tuberculosis, M. gordonae e M. nonchromogenicum (4).
La principale via di infezione negli uccelli è rappresentata dall’intestino. L’iniziale colonizzazione intestinale è seguita da una batteriemia subclinica che consente ai micobatteri di raggiungere il fegato per via portale e secondariamente i polmoni e poche altre sedi (milza, midollo osseo, sierose). Alla forma classica con tubercoli in diversi organi si associa nei volatili la forma paratubercolare con tipiche lesioni intestinali nodulari o diffuse ed infine si può riscontrare una forma non tubercolare difficile da riconoscere in sede autoptica (2).
Istologicamente negli organi colpiti sono presenti cellule macrofagiche disposte in aggregati di dimensione alquanto variabile a cui talvolta possono accompagnarsi infiltrati eterofilici e linfoplasmacellulari (4). Tali macrofagi sono caratterizzati da un ampio citoplasma anfofilo repleto di batteri alcool-acido restenti ben evidenti con colorazione di Ziehl-Neelsen (ZN). Nei passeriformi, che raramente sviluppano la forma tubercolare classica, esistono diverse sensibilità all’infezione; il cardinalino del Venezuela (Carduelis cucullata), ad esempio, risulta particolarmente sensibile (2,3). In tutte queste piccole specie, a cui appartiene anche il cardellino (Carduelis carduelis), il decorso clinico è spesso atipico e la sintomatologia può non essere evidente fino ad uno stadio avanzato della malattia. Si tratta comunque di sintomi aspecifici quali dimagramento, diarrea, epatomegalia fino alI’exitus.
Diversi trattamenti sono stati proposti per le infezioni da micobatteri negli uccelli. Queste cure non sono però raccomandabili per la totale inefficacia mostrata nei volatili dai farmaci antitubercolari adoperati in medicina umana nei confronti di questi microrganismi. Di tali farmaci mancano inoltre dati relativi alla farmacocinetica nelle singole specie aviarie. E’ da sottolineare che la prevalente localizzazione intestinale di M. avium e microrganismi correlati si traduce in una continua e massiccia contaminazione ambientale: ciò rappresenta un potenziale pericolo anche per l’uomo per il quale pure non sono noti appropriati metodi terapeutici (2).