L. Fiorentini, F. Paganelli, R. Leonelli

Parole chiave: Campylobacter spp., diagnosi, multiplex-PCR, esame colturale, ELFA

Grazie ai progressi ottenuti nelle tecniche d’isolamento ed identificazione, è stato possibile dimostrare l’importanza eziologica dei Campylobacter nell’ambito della microbiologia degli alimenti e della sanità animale. C. coli, C. lari e C. jejuni svolgono un ruolo determinante nelle tossinfezioni alimentari, provocano enterite acuta nell’uomo e pur essendo spesso commensali, possono causare malattia in molte specie animali. Sulla base di studi caso-controllo, si presume che la via di infezione sia soprattutto di origine alimentare e che il consumo di carne cruda o poco cotta rappresenti il fattore di rischio principale (5). Il Campylobacter è in grado di sopravvivere molti mesi nella carne macinata e nelle carcasse di pollame congelato; sembra anzi sopravvivere meglio in ambienti refrigerati che a temperatura ambiente. La moltiplicazione del batterio richiede invece temperature superiori a 30°C. La temperatura di crescita ottimale è compresa tra i 42° e 47°C. Tuttavia, dal momento che i Campylobacter sono ubiquitari a livello ambientale e sono in grado di colonizzare la maggior parte delle specie di interesse zootecnico, l’origine e le modalità di infezioni nell’uomo sono ancora oggetto di discussione. L’esame colturale, immunoenzimatico e la polymerase chain reaction (PCR), rappresentano le tecniche di laboratorio attualmente impiegate per l’isolamento ed identificazione dei Campylobacter sia nel campo della microbiologia degli alimenti che della sanità animale.