M. TAMBA, L. TAFFETANI, R. CALABRESE, A. SANTI, G. TOSI, R. USBERTI

Parole chiave: Malattia di Newcastle, Pseudopeste Aviare, protezione, vaccinazione

Nella primavera del 2000 si sono verificati in Emilia Romagna alcuni focolai di Malattia di Newcastle (ND).
Tra le cause collegate al verificarsi dell’epidemia vi erano sicuramente l’aumentata introduzione di animali di specie sensibili da Paesi con differente stato sanitario. Infatti si erano trovati a convivere nelle stesse aree animali provenienti da Paesi indenni da ND con animali provenienti da Paesi Terzi nei quali la malattia è endemica (Marangon, comunicazione personale).
Per contrastare questa epidemia il Ministero della Sanità ha emanato un piano nazionale obbligatorio di vaccinazione con lo scopo di aumentare l’immunità della popolazione avicola italiana. Il piano nazionale inizialmente prevedeva per i broiler almeno due interventi vaccinali: il primo all’incubatoio (1 giorno di vita) mediante l’utilizzo di un vaccino vivo attenuato, seguito da almeno un richiamo con vaccino inattivato.
In seguito alla richiesta del mondo produttivo l’obbligatorietà dell’uso di un vaccino spento come richiamo è venuta meno, tuttavia è stata confermato l’obbligo della vaccinazione e dei due interventi.
La somministrazione di vaccino inattivato per via parenterale stimola una valida risposta umorale (2), necessaria alla completa protezione dall’infezione.
L’immunità cellulo-mediata, infatti, non è sufficiente da sola a proteggere dal challenge con virus patogeno, che invece si ottiene in presenza di titolo anticorpale (1). Da tempo inoltre è noto che, in caso di infezione, all’aumentare del titolo anticorpale indotto dalla vaccinazione diminuisce la durata e la quantità di virus escreto dagli animali infetti (4).
In un precedente lavoro (3) avevamo verificato che i broiler sottoposti esclusivamente a vaccinazione con vaccini vivi attenuati non mostravano titoli soddisfacenti in HI, con questo lavoro, invece, si è cercato di verificare se l’immunità indotta da tali protocolli vaccinali fosse comunque sufficiente a proteggere gli animali dai danni provocati dalla malattia.