E. FONI, C .CHIAPPONI, D. LORI, M.A. DE MARCO, M.DELOGU, E. RAFFINI, P.MASSI

Parole chiave: Influenza aviaria, RT-PCR, Infezione Sperimentale, Anas platyrhynchos

L’influenza aviaria si è recentemente manifestata in Italia con due epidemie tra gli anni 1997 e 2000. La prima, sostenuta da un virus influenzale ad elevata virulenza (HPAI) appartenente al sottotipo H5N2, la seconda epidemia, sostenuta da virus H7N1, ha duramente colpito il patrimonio avicolo nazionale (1).
La costante circolazione di virus influenzale è stata inoltre dimostrata in anatidi selvatici svernanti in Italia, a ribadire l’importanza di queste specie nella perpetuazione del virus influenzale in natura (4). Va ricordato inoltre che i virus influenzali suini circolanti in Italia e in Europa derivano dal riassortimento genetico tra virus aviari ed umani (2). Non va inoltre sottaciuta la possibilità di trasmissione di ceppi aviari alla specie umana come recentemente avvenuto in Hong Kong (3). Considerati i poliedrici aspetti epidemiologici, viene a rivestire particolare importanza la tempestività della diagnosi di influenza e quindi la disponibilità di uno strumento di rapida conferma del sospetto di infezione . In tal senso l’applicazione di RT-PCR nella ricerca di virus influenzali ha fornito esiti confortanti (7). In questo studio si è voluto confrontare l’utilizzo di metodiche diagnostiche diverse nella dimostrazione di virus influenzale da tamponi cloacali prelevati nel corso di una prova di infezione sperimentale di anatre germanate con virus influenzale H7N1 a bassa patogenicità isolato dal tacchino. La valutazione comparativa ha previsto l’inoculazione di uova embrionale (UE), ritenuta il “gold standard”, l’infezione di tre linee cellulari e l’applicazione di RT-PCR atta all’amplificazione di regioni geniche della matrice (M) e della nucleoproteina (NP) dei virus influenzali di tipo A.