V. SPAGNOLO, Z. BERNARDI, S. PALTRINIERI

Parole chiave: tacchino, metabolismo, biochimica clinica

Uno dei principali problemi che possono affliggere gli allevamenti avicoli industriali è rappresentato dalle affezioni enteriche, a causa delle ripercussioni che possono avere sulla produzione.
Per quanto riguarda in particolare il tacchino, inoltre, è spesso difficile arrivare ad una precisa diagnosi eziologica. In questa specie, infatti, negli ultimi anni è stato possibile osservare l’insorgenza di forme enteriche già a partire dalle 3-4 settimane di vita, che si protraggono per alcune settimane. Il trattamento farmacologico ha spesso fornito risultati solo parziali, tanto che tali patologie tendono a protrarsi nel tempo, portando ad un lieve aumento di mortalità e di indice di conversione. La sintomatologia risulta caratterizzata da alterazioni comportamentali, produzione di deiezioni decisamente acquose, e scarse o nulle variazioni della temperatura corporea.
Parallelamente alla ricerca di patogeni enterici, qui riferiti in un’altra comunicazione, in considerazione del fatto che le indagini preliminari svolte in tale direzione avevano fornito risultati insufficienti a spiegare la gravità della forma morbosa, è stato ritenuto utile effettuare anche l’esame dei profili metabolici degli stessi soggetti. Una delle possibili ipotesi eziologiche, infatti, riguardava la razione alimentare, forse non del tutto adeguata al tipo di allevamento. Sono dunque state condotte le analisi biochimiche cliniche relative ai profili metabolici proteico, lipidico, glucidico, renale, epatico, pancreatico, muscolare e minerale.
Data l’esiguità della letteratura riguardante tale tipo di indagini in tacchini commerciali, soprattutto se consideriamo che il profilo metabolico può subire modificazioni notevoli, anche all’interno di una stessa specie, in funzione del sesso, dell’età e delle modalità di management dell’allevamento, si è reso necessario creare un gruppo di controllo, formato da soggetti sani, omogeneo anche dal punto di vista dell’età, i cui valori sono stati considerati normali, anche senza il conforto di un riscontro bibliografico.