A. Moreno Martin, P. Cordioli, F. Paganelli, A. Treccani, A. Zanella, A. Lavazza
Parole chiave: bronchite infettiva, coronavirus, ceppo virale, PCR, neutralizzazione, tipizzazione
Negli ultimi anni, la bronchite infettiva aviare sta causando notevoli problemi sanitari ed economici nella industria avicola italiana, specialmente nel settore dei broilers, ma anche nelle ovaiole e nei riproduttori. Ciò è in parte dovuto alla notevole variabilità antigenica dei ceppi virali coinvolti che, malgrado l’uso diffuso negli allevamenti intensivi di presidi immunizzanti con il ceppo classico M41 e talvolta con il ceppo 4/91 (793B), continuano a determinare la comparsa di forme cliniche causa di rilevanti perdite economiche.
Anche il tropismo virale diviene sempre più variabile e si manifesta con differenti forme cliniche, dalle respiratorie o renali più frequenti nei broilers a quelle caratterizzate da calo di vodeposizione ed alterazione della qualità del guscio tipiche di ovaiole e riproduttori.
A partire del 1956 (2), si sono progressivamente identificati nuovi sierotipi o varianti di IBV nei vari continenti, isolati anche da polli vaccinati con il ceppo classico Massachusetts. A tutt’oggi sono stati riportati oltre 60 sierotipi e, tuttavia, si pensa che solo una piccola parte di quelli esistenti sia stata individuata.
L’elevata variabilità del virus sarebbe riconducibile fondamentalmente alle modificazioni che si verificano a carico di una sola proteina strutturale, la proteina S degli spikes, la cui sequenza aminoacidica, nei diversi sierotipi, può presentare variazioni, a volte anche solo di pochi aminoacidi (1).
Lo scopo del presente lavoro è quello di riferire in merito all’isolamento di un ceppo del virus della bronchite infettiva aviare (BS 216/01) che, in base alla tipizzazione preliminare, potrebbe rappresentare una nuova variante.