Legnardi M. , Franzo G., Tucciarone C. M., Drigo M., Cecchinato M.

II virus della bronchite infettiva (IBV), responsabile di diverse forme cliniche raggruppate sotto il nome di bronchite infettiva (BI), rappresenta una delle minacce di maggior rilevanza sia sanitaria che economica per l’avicoltura mondiale. Essendo un virus a ssRNA+, IBV è caratterizzato da una notevole variabilità genetica, la quale determina la continua comparsa di nuove varianti tra cui esistono differenze in termini di tropismo, patogenicità, localizzazione geografica e nel livello di cross-protezione garantito nei confronti di altri ceppi (Valastro et al. , 2016).
Nonostante i vaccini vivi attenuati, che rappresentano uno strumento essenziale per un efficace controllo della sintomatologia, siano utilizzati routinariamente negli allevamenti intensivi, il loro utilizzo non è esente da svantaggi. Ceppi di origini vaccinale possono diffondersi a popolazioni non vaccinate, oltre a poter andare sporadicamente incontro a fenomeni di rivirulentazione o di ricombinazione con ceppi di campo (Jackwood and Lee, 2017; Moreno et al., 2017). La pressione immunologica determinata dalla vaccinazione sembra inoltre contribuire all ‘incremento del tasso di mutazione di IBV (Jackwood et al., 2012). Ciononostante, I ‘impatto che essi hanno sull ‘epidemiologia di IBV viene scarsamente tenuto in considerazione.
Per valutare come cambiamenti nelle strategie vaccinali possano modificare l’epidemiologia molecolare di IBV, uno studio retrospettivo è stato condotto su campioni prelevati nell’arco di sette anni in allevamenti di broiler appartenenti ad un’unica filiera produttiva, oggetto nel 2015 di una modifica nel piano vaccinale nei confronti di IBV.