Trogu T., Canziani S., Parisio G., Lelli D., Sozzi E., Barbieri I., Grilli G., Chiari M., Lavazza A., Moreno A.

Gli uccelli selvatici rappresentano spesso il serbatoio naturale di patogeni di diversa natura. II motivo risiede sicuramente nella grandissima varietà di specie conosciute, ma soprattutto nelle loro caratteristiche etologiche. La capacità di percorrere lunghe tratte migratorie e la formazione di grandi assembramenti durante gli spostamenti e nelle zone di sosta, permette la veloce diffusione e trasmissione di agenti patogeni sia a livello intraspecifico che interspecifico, anche in vaste aree geografiche. In queste caratteristiche risiede l’importanza del monitoraggio sanitario di tali specie, soprattutto in un’ottica di prevenzione riguardo all’introduzione di patologie potenzialmente zoonosiche e dannose per I ‘attività zootecnica avicola (Milek et al. 2018).
Sicuramente per quest’ultima I ‘esempio più eclatante è rappresentato dall ‘influenza aviare, ma negli ultimi anni si è posta una maggiore attenzione anche ad altri agenti virali in grado di provocare ingenti perdite economiche negli allevamenti. E’ il caso dei virus appartenenti alla famiglia Coronaviridae, tra i quali riveste particolare importanza il virus della bronchite infettiva (IBV). Al momento i coronavirus sono distinti in 4 generi: Alphacoronavirus, Betacoronavirus, Gammacoronavirus e il recente Deltacoronavirus (Chu et al, 2011). I primi due generi sono riferibili ai mammiferi, mentre Gamma e Deltacoronavirus risultano spesso associati agli uccelli, che ne rappresentano il maggiore serbatoio, ma sono inoltre stati identificati in alcuni mammiferi marini e carnivori e nei suini in Asia (Dong et al, 2008; Mihindukulasuriya et al, 2008; McCluskey et al, 2016). Sono virus caratterizzati da un elevato tasso di mutazione e ricombinazione durante le fasi di replicazione, e quindi frequentemente soggetti alla formazione di nuove varianti genotipiche. Tali modifiche, oltre a incidere su virulenza e tropismo, potrebbero permettere ai diversi stipiti di adattarsi più facilmente a nuove specie (Woo et al, 2006). Studi precedenti hanno dimostrato come negli uccelli le infezioni da Gamma e Deltacoronavirus siano generalmente caratterizzate da un andamento asintomatico, permettendo l’insorgenza di alcuni endemismi all ‘interno di determinate popolazioni aviarie (Chu et al, 2011 Gli ordini maggiormente interessati da tale infezione sono Ciconiiformes, Pelecaniformes e Anseriformes, e generalmente si osserva una prevalenza maggiore di Gammacoronavirus. L’infezione da parte di entrambi i generi virali è stata osservata solo negli anseriformi, e, al momento, i dati supportano l’ipotesi che le altre specie possano infettarsi solo con uno dei due generi (Chu et al, 2011).
Scopo del lavoro è rilevare la prevalenza di coronavirus sia nella popolazione di anatidi, sia in specie di uccelli selvatici provenienti da diverse aree geografiche della Lombardia; definire i genotipi circolanti al fine di approfondire il ruolo epidemiologico dell’avifauna nella diffusione di tali virus.