G. Cattoli, C. Terregino, V. Brasola, J.F. Rodriguez, A. Zuin, I. Capua
Parole chiave: cross-protezione, influenza aviaria, vaccino marker
L’Influenza aviaria (IA) è una malattia altamente contagiosa dei volatili sostenuta da Orthomyxovirus di tipo A. Questa malattia è in grado di causare ingenti danni economici (diretti ed indiretti) all’allevamento avicolo intensivo e per questo è stata inclusa nella Lista A dell’Office International des Epizooties, (OIE) che comprende le malattie altamente diffusive degli animali.
Come per altre malattie infettive presenti nella lista A dell’OIE, la vaccinazione è vietata nei paesi dell’ Unione Europea (UE) (2), onde evitare l’interferenza con i piani di siero-sorveglianza ed eradicazione. La possibilità quindi di poter disporre di vaccini marker che rendano agevole la distinzione tra animali vaccinati ed animali infetti risulterebbe di notevole utilità. Le moderne tecniche di ingegneria genetica hanno portato allo sviluppo di vaccini vivi ingegnerizzati, i quali hanno inevitabilmente incontrato grossi ostacoli in fase di registrazione.
Nel corso del 1999/2000 l’Italia settentrionale è stata colpita da una grave epidemia influenzale causata dal sierotipo H7N1 che ha portato alla morte o al depopolamento di circa 14 milioni di volatili allevati intensivamente, principalmente tacchini e polli (1).
Come ultima ratio nel controllo dell’epidemia si è dovuto ricorrere ad una profilassi vaccinale e, alla luce delle considerazioni sopra esposte, si è fatto ricorso all’utilizzo di un vaccino convenzionale inattivato di facile produzione, contenente un ceppo influenzale eterologo H7N3. Tale scelta è derivata dalla consapevolezza che la proteina dell’emoagglutinina è responsabile della produzione di anticorpi neutralizzanti (3), e che quindi qualunque virus H7 è in grado di stimolare la sintesi di anticorpi protettivi. La neuraminidasi (N) eterologa, avrebbe pertanto le potenzialità di essere sfruttata come marker naturale.
Nel presente lavoro si riportano i risultati clinici delle prove di cross-protezione in vivo fra il virus HPAI H7N1 ed il vaccino eterologo H7N3, e la messa a punto di un test sierologico discriminatorio, in grado di distinguere fra i soggetti infetti ed i soggetti vaccinati.