T. RAMPIN, Z. BERNARDI, G. SIRONI, G. MANAROLLA, C. NATALI, G. GRILLI
Parole chiave: tacchino, virus enterici, coronavirus, adenovirus, salmonelle
Le forme enteriche negli allevamenti avicoli industriali sono uno dei problemi più sentiti per il riflesso sulla produzione ed inoltre soprattutto per il tacchino appaiono di difficile caratterizzazione eziologica.
Proprio in tacchini commerciali si notano da qualche anno forme enteriche a partire da 3-4 fino a 7-8 settimane di vita, che solo parzialmente si riescono a controllare con terapia e che si trascinano nel gruppo con lieve aumento di mortalità e di indice di conversione. I tacchini manifestano inizialmente alterazioni del comportamento: pigolano insistentemente, mostrano piumaggio arruffato e segni di sofferenza. Si ammassano anche a piccoli gruppi, pur essendo la temperatura perfettamente adeguata, talvolta anche aumentata per un tentativo dell’allevatore di favorire una ripresa degli animali. Si notano segni di nervosismo come la tendenza a beccare anche a morte gli altri animali e un fenomeno di continuo movimento di parte dei soggetti. Le condizioni delle lettiere peggiorano nettamente a causa delle deiezioni particolarmente acquose.
Scartata l’ipotesi di un coinvolgimento dei coccidi, in base a indagini precedenti (1), come pure dei flagellati risultati marginali e sporadici a livello enterico, si è pensato di valutare il ruolo di altri patogeni enterici nelle forme morbose riscontrate in campo. Sono stati presi in considerazione a questo scopo virus enterotropi, di cui esistono numerose segnalazioni nel tacchinotto (2), senza trascurare tra i batteri enteropatogeni le salmonelle. Inoltre dagli animali sottoposti a prelievo sono stati allestiti esami istologici di vari tratti dell’apparato digerente e dei principali visceri. Parallelamente per valutare la funzionalità epatica e pancreatica sono stati eseguiti esami ematochimici dei quali non si riferisce in questa comunicazione.