Fiorentini L., Lilliu E., Tosi G., Taddei R., Lontani B., Gaspari P., Massi P.
La direttiva 2003/99/CE prevede la raccolta di dati rilevanti e confrontabili su zoonosi, agenti zoonotici, antibiotico-resistenza e casi di tossinfezione alimentare.
Sulla base di alcuni studi epidemiologici (European Food Safety Authority – EFSA- 2005, 2006, 2007) i dati relativi al livello di contaminazione degli alimenti da Listeria monocytogenes oscillano tra 0-48% in prodotti a base di carne e tra 0-40% in prodotti a base di carne di origine avicola (9). Il rapporto EFSA 2008 segnala, rispetto al 2007, un calo del 11% dei casi di infezione da Listeria spp. con 1381 casi confermati.
Anche se meno frequenti nell’uomo rispetto a Campylobacter e Salmonella, Listeria è nota per causare un alto tasso di mortalità, che colpisce in particolar modo i gruppi vulnerabili come gli anziani. Per quanto riguarda gli alimenti, per la Listeria vengono riscontrati livelli superiori ai limiti di sicurezza previsti per legge in alcuni alimenti pronti al consumo, soprattutto nel pesce affumicato, nei prodotti a base di carne sottoposti a trattamento termico e nei formaggi (4,11).
Sono pochi i dati pubblicati sulla prevalenza dell’infezione nelle specie avicole.
Com’è noto i casi di listeriosi aviare (intesa come malattia clinicamente manifesta) sono estremamente rari. Tuttavia le specie avicole possono fungere da portatori asintomatici di Listeria spp. a livello intestinale e rappresentare una fonte di contaminazione delle carcasse e degli ambienti di lavorazione durante il processo di macellazione (5). Il primo scopo di questo studio è la valutazione della prevalenza dell’infezione intestinale da Listeria spp. nel pollo da carne. Lo studio si prefigge inoltre la valutazione in vitro della sensibilità agli antibiotici dei ceppi batterici isolati, includendo quelle classi farmaceutiche utilizzate come terapia d’elezione per la listeriosi umana.
L’area d’indagine è rappresentata da popolazioni di broiler macellati in Emilia Romagna.