Di Martino G., Piccirillo A., Gallina A., Comin D., Capello K., Montesissa C., Bonfanti L.

Il regolamento 852/2004/CE stabilisce i requisiti per l’acqua di abbeverata nelle produzioni animali e precisa che deve risultare “potabile o pulita, al fine di prevenire la contaminazione delle specie allevate”, ma non stabilisce alcun limite di accettabilità.
La mancanza di disposizioni specifiche riguardo alla qualità dell’acqua di abbeverata rappresenta a oggi un rilevante punto critico per il benessere e la sanità animale in relazione alle qualità igienico-sanitarie dei prodotti da essi derivati: l’acqua proveniente da pozzi artesiani (comune fonte di approvvigionamento idrico) potrebbe risultare contaminata a causa di infiltrazione da parte di sostanze inorganiche, fertilizzanti, batteri, contaminanti e patogeni (Rossi e Gastaldo, 2005). Inoltre, acque non idonee potrebbero comportare anche riduzione delle prestazioni produttive, alterazione della qualità dei prodotti e danni alle attrezzature (Enne et al., 2006).
Negli ultimi anni è aumentata l’attenzione sulla problematica connessa ai contaminanti chimici e biologici nell’alimentazione animale ed è stato recentemente svolto uno studio sulla qualità dell’acqua di abbeverata negli allevamenti suinicoli del Veneto (Giacomelli et al., 2014), ma resta una sostanziale carenza scientifica riguardo alla qualità dell’acqua nel settore avicolo. L’importanza della quantità e qualità dell’acqua nell’alimentazione zootecnica viene spesso sottovalutata, in realtà l’acqua è essenziale, sia per quantità richieste sia per costanza dei fabbisogni, intimamente coinvolta in tutte le funzioni fisiologiche e metaboliche dell’organismo animale.  Studi specifici hanno dimostrato che alcune caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua influenzano negativamente l’efficacia dei farmaci (antibatterici e antielmintici) quando somministrati in veicolo acquoso. In particolare, pH, durezza e salinità non idonei possono diminuire la solubilità dei principi attivi e favorire la precipitazione degli stessi come composti insolubili, causando un sottodosaggio del farmaco (Enne et al., 2006), con la possibile comparsa di fenomeni di antibiotico-resistenza nelle popolazioni batteriche.
Per quanto riguarda invece la qualità microbiologica, l’EFSA ha recentemente indicato l’acqua di abbeverata come una delle cause di contaminazione diretta da Campylobacter spp. per animali e uomo (EFSA, 2011), e studi sul settore avicolo hanno riportato che la somministrazione di acqua di pozzo contaminata può essere il veicolo di introduzione di Campylobacter in allevamenti (Zimmer et al., 2003; Pérez-Boto et al., 2010). A questo riguardo sono ancora scarsi i dati disponibili, sebbene Campylobacter rappresenti un importante agente zoonotico, per il quale la direttiva 99/2003/CE raccomanda la definizione di opportuni programmi di sorveglianza.
Sulla base di queste motivazioni è stato attuato un progetto di ricerca per il monitoraggio della qualità dell’acqua di abbeverata in un campione di allevamenti di tacchini con approvvigionamento a pozzo e ad acquedotto, omogeneamente distribuiti nel territorio della Regione Veneto. Sono stati valutati durezza, pH, salinità, ferro, rame, indici di inquinamento agricolo quali ammoniaca, nitrati e solfati, quella di cationi indicatori di inquinamento industriale quali il cromo. È stata valutata anche la qualità microbiologica dell’acqua analizzando i seguenti parametri: cariche batteriche totali a 22 °C e 37 °C e presenza e conteggio di E. coli ed enterococchi, quali indicatori di inquinamento fecale. Il conteggio delle colonie batteriche a 22 °C è un indicatore di scarso significato sanitario, ma è utile per valutare l’efficacia del trattamento dell’acqua, o per valutare la pulizia e l’integrità del sistema idrico di distribuzione. Un incremento nel conteggio delle colonie batteriche a 37 °C può rappresentare un segnale precoce d’inquinamento antropico e una loro presenza elevata può essere causa di malattie come gastroenteriti e infezioni della cute e delle mucose, particolarmente in animali con compromissione del sistema immunitario (Bonato, 2007). Infine, è stato valutato il ruolo dell’acqua di abbeverata quale potenziale fonte di infezione da Campylobacter spp.