Circella E., Marino M., Caroli A., Legretto M., Pugliese N., Camarda A.
La famiglia Circoviridae comprende attualmente due generi, Gyrovirus e Circovirus (International Committee on Taxonomy of Viruses). I virus appartenenti al genere Circovirus sono di ridotte dimensioni, non presentano envelope e possiedono un genoma circolare a DNA a doppio filamento delle dimensioni approssivamente di 2 kb (Niagro et al., 1998, Todd et al. 2004; Varsani et al., 2010).
Tra i mammiferi, le infezioni da Circovirus sono state associate a manifestazioni cliniche nel suino (Allan and Ellis, 2000; Ellis et al. 1999), nei cani (Li et al. 2013; De Caro et al. 2014) e, recentemente, in visoni affetti da patologia enterica (Lian et al. 2014). Tra i volatili, il circovirus più noto è il responsabile della malattia del becco e delle penne (Beak and Feather Disease Virus – BFDV) dei pappagalli, caratterizzata da immunodepressione e da tipiche alterazioni del becco e del piumaggio (Todd, 2000).
Circovirus è stato identificato in numerose altre specie di volatili non psittaciformi, tra cui i piccioni (Duchatel et al., 2006; Todd et al. 2008), lo struzzo (Shivaprasad et al. 1993; Eisenberg et al. 2003), l’oca (Chen et al. 2003; Yu et al. 2007), il cigno (Halami et al. 2008), l’anatra (Smyth et al., 2005; Zhang et al. 2013), il gabbiano (Twentyman et al, 1999), il corvo australiano (Stewart et al, 2006), lo storno (Dayaram et al, 2013), il canarino (Todd et al., 2001; Phenix et al., 2001; Rampin et al., 2006), ed il diamante di Gould (Shivaprasad et al., 2004). Le manifestazioni cliniche e le lesioni indotte dal virus non sono tuttavia costanti e sovrapponibili nelle diverse specie. D’altro canto anche nei pappagalli, in cui circovirus è di solito associato alla Malattia del becco e delle penne, l’infezione può evolvere a volte senza sintomi specifici evidenti (Circella et al. 2012; Todd et Gortazar, 2012). Le diverse evoluzioni dell’infezione così come la gravità sembrano poter essere influenzate da numerosi fattori tra cui la specie colpita, l’età degli animali, il livello di anticorpi materni, i diversi stipiti virali coinvolti nell’infezione, la dose infettante e la copresenza di altri agenti patogeni (de Kloet et de Kloet, 2004).
Analogamente, anche alcuni aspetti epidemiologici dell’infezione non sono del tutto chiari. E’ noto che l’infezione si trasmetta per via orizzontale attraverso l’assunzione, sia in maniera diretta che indiretta, del virus diffuso dagli animali infetti con le desquamazioni cutanee, le penne, le feci e il rigurgito, il quale può favorire infezioni molto precoci dei soggetti recettivi, già in fase di nidiacei (Gerlach, 1994; Todd 2004).
Tuttavia, l’evenienza di una trasmissione verticale dell’infezione è stata ipotizzata già diversi anni fa, in seguito a prove sperimentali che hanno portato ad evidenziare l’insorgenza dell’infezione in nidiacei di pappagallo nati in incubatrice, e pertanto senza aver avuto un contatto diretto con i riproduttori positivi al virus (Gerlah, 1994).
Gli studi in proposito ad oggi sono ancora scarsi e frammentari.
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di investigare la trasmissione verticale del virus in un gruppo di volatili in corso di infezione naturale da circovirus.