Tucciarone C.M., Franzo G., Berto G., Drigo M., Cecchinato M.
La Bronchite Infettiva è uno dei problemi economico-sanitari più rilevanti nel comparto avicolo, mondiale (MaloA et al., 1988,De Wit et al., 2011) e italiano (Beato et al., 2005). Dal primo isolamento negli anni ‘30 (Jackwood, 2012) del virus della Bronchite Infettiva (IBV), un gammacoronavirus, ne sono state identificate in tutto il mondo più di 50 varianti (Valastro et al., 2016), con un grado di identità aminoacidica che oscilla dal 75 all’80% (Cavanagh, 2007). Per il controllo di questa patologia si è da subito fatto ricorso alla vaccinazione, appurando però l’inadeguatezza di un protocollo vaccinale basato sull’utilizzo di un solo ceppo di IBV al fine di generare una sufficiente immunizzazione nei confronti delle tante varianti di campo circolanti (Cook et al., 1999). Studi di cross-protezione hanno rivelato come l’associazione di due ceppi vaccinali eterologhi, in due diverse somministrazioni (Terregino et al., 2008) (priming e boosting, generalmente a 1 e 14 giorni di vita), o in singola somministrazione ad un giorno di vita (Jones et al., 2005,Awad et al., 2016), sia più efficace nella protezione contro ceppi circolanti, eterologhi e omologhi a quelli vaccinali.
Questa tipologia di protocollo vaccinale è ampiamente adottata e sfrutta il concetto di “protettotipo” (Raj and Jones, 1996,Cook et al., 1999), quindi la cross-protezione indotta dall’insieme di ceppi antigenicamente dominanti (De Wit, 2000,Terregino et al., 2008). Ragionevolmente, la scelta del protocollo vaccinale e dei ceppi da utilizzare dovrebbe essere basata su evidenze epidemiologiche legate al territorio (Bande et al., 2015). In Italia, i genotipi più frequentemente riscontrati sono il QX, in aumento negli ultimi anni (Franzo et al., 2014), i ceppi Mass-like e 793B, la cui persistenza è imputabile alla vaccinazione (Franzo et al., 2014) e il Q1, identificato per la prima volta in Italia nel 2011 (Toffan et al., 2011). In minor misura sono stati identificati anche i genotipi D274 e IT-02, presente dal 1999 (Dolz et al., 2006) al 2010 (Taddei et al., 2011) ma non più identificato (Franzo et al., 2014).
Ad esacerbare le problematiche respiratorie nel broiler contribuisce anche la crescente diffusione del Metapneumovirus aviare (aMPV), riscontrato soprattutto in animali sintomatici a fine ciclo produttivo (Cecchinato et al., 2013a). La comparsa tardiva di questo patogeno ha suggerito un possibile ruolo di competitors dei ceppi vaccinali e/o di campo di IBV nell’ostacolarne la replicazione (Cavanagh et al., 1999), per quanto situazioni di coinfezione non siano infrequenti.
Questo studio nasce quindi dall’esigenza di verificare e monitorare la presenza dei vaccini somministrati ad inizio ciclo produttivo, per valutare la corretta applicazione e l’efficacia del vaccino medesimo, in termini di replicazione, persistenza e “convivenza” con altri ceppi, vaccinali o di campo. La disponibilità di una visione dell’andamento nel tempo dei titoli virali dei vaccini somministrati ha stimolato curiosità riguardo all’interazione dei due vaccini, alla correlazione dei titoli virali, al legame tra i titoli e l’età degli animali e al ruolo del titolo vaccinale nel prevenire o predisporre l’ingresso di ceppi di campo o di altri patogeni di sempre più frequente riscontro, come aMPV.