Mazzetto E., Bonfante F ., Salomoni A., Boscolo L., Maniero S., Meini A., Berto G., Terregino C.
La malattia di Newcastle (ND) è una tra le patologie virali più diffuse al mondo e l’entità dei danni che può provocare in termini di perdite economiche nella filiera avicola è comparabile a quella di malattie quali l’influenza aviaria e la bronchite infettiva (Kapczynski et al., 2013). In Italia la vaccinazione proilattica è divenuta obbligatoria a seguito dell’epidemia di NDV nel 2000 (Capua, et al., 2002), e successivamente il Ministero della Salute con nota 0005266-03/03/2015-DGSAF ha rinnovato la gestione del piano vaccinale definendo l’utilizzo di vaccini vivi attenuati, inattivati o combinazioni di essi in funzione della specie e della tipologia produttiva.
Questi schemi di vaccinazione presentano tuttavia alcune criticità; la modalità di somministrazione e l’interferenza degli anticorpi materni, per esempio, sono fattori che spesso ne compromettono l’efficacia. Inoltre, mentre da una parte i vaccini vivi per ND possono, in alcuni contesti, favorire l’insorgenza di forme respiratorie; dall’altra i vaccini spenti comportano non solo un significativo aumento dei costi legati alla manodopera, soprattutto in animali di grandi dimensioni come il tacchino da carne, ma anche un incremento del rischio di introduzione in azienda di altri patogeni tramite il personale delle squadre di vaccinazione.
Le nuove tecnologie in campo farmaceutico hanno messo a disposizione un vaccino ricombinante che utilizza l’Herpesvirus dei tacchini (HVT) come vettore per l’espressione del gene della proteina di fusione (F) dell’NDV (Palya et al., 2012). Tale vaccino sfrutta la capacità dell’HVT di replicare nei linfociti e di persistere all’interno dell’ospite determinando così un costante stimolo antigenico a seguito di una unica somministrazione (Palya et al., 2014). Inoltre, grazie a questo meccanismo, il vaccino HVT-ND conferisce un’immunità di tipo cellulo-mediata oltre che umorale (Esaki et al., 2013).
In questo studio abbiamo valutato in tacchini da carne a ine ciclo l’efficacia protettiva della vaccinazione con l’HVT-ND rispetto ad un protocollo vaccinale per ND comunemente utilizzato in campo. Due gruppi di tacchini, maschi e femmine, sono stati suddivisi a seconda della vaccinazione ricevuta nelle rispettive aziende, ovvero secondo schema tradizionale o con HVT-ND, e successivamente infettati con una dose letale di un ceppo velogeno di NDV.