Il virus della bronchite infettiva aviare (IBV) è diffuso in tutto il mondo e determina gravi perdite economiche nell’industria avicola. IBV colpisce principalmente il pollo, causando problemi respiratori, ed in alcuni casi, renali e riproduttivi (Jackwood and de Wit 2013). La malattia è controllata principalmente con l’uso di vaccini vivi attenuati. Durante il processo di attenuazione i vaccini vivi attenuati perdono la loro patogenicità, rimanendo tuttavia in grado di stimolare una risposta immunitaria proteggente nell’ospite (Bijlenga et al., 2004; Gelb et al., 1983). In campo circolano diversi genotipi di IBV e generalmente la vaccinazione con genotipo omologo determina un’ottima protezione.
Alcuni genotipi circolano per un periodo limitato di tempo (Jackwood 2012; de Wit et al., 2011), altri diventano endemici e richiedono la messa a punto di vaccini omologhi per il loro controllo. Il genotipo QX isolato per la prima volta in Cina e in seguito in Europa circa vent’anni fa (YuDong et al., 1998) e recentemente classificato come lineage GI-19 (Valastro et al., 2016), ha reso necessaria la produzione di vaccini omologhi.
La circolazione di ceppi vaccinali rende difficile stabilire l’effettiva prevalenza dei genotipi di IBV circolanti nelle diverse aree. Uno studio epidemiologico condotto in Italia tra il 2012 e il 2014, ad esempio, ha dimostrato come, dopo la sospensione dell’impiego del vaccino 793B, non sia stato più possibile evidenziare questo genotipo di IBV in campo, supportando l’ipotesi che i ceppi circolanti fossero tutti di origine vaccinale (Franzo et al., 2014). Molte situazioni non sono così delineate ed un’indagine epidemiologica corretta può essere ostacolata dall’impossibilità di distinguere in maniera univoca tra i ceppi di campo ed i vaccini. L’impiego di tecniche molecolari ha reso questa differenziazione relativamente semplice, ma solo nel caso in cui ci sia possibilità di avere accesso ai ceppi progenitori da cui originano i vaccini. Il paragone tra le sequenze di un vaccino e del suo ceppo progenitore permette, infatti, di identificare i marker vaccinali, ovvero le mutazioni avvenute durante il processo di attenuazione, uniche di quello specifico vaccino.
Nel presente lavoro sono stati sequenziati per intero il genoma del ceppo vaccinale L1148 genotipo QX e del suo ceppo progenitore 1148-A. L’analisi delle mutazioni avvenute durante il processo di attenuazione ha portato all’identificazione dei marker vaccinali specifici, indispensabili per differenziare il ceppo vaccinale ed i ceppi di campo ed avere un quadro reale della circolazione del genotipo QX in campo.