Brunetta R., Zandonà L., Bano L., Drigo I., Mazzolini E., Andreatta S., Catania S., Cocchi M., D’Este L., Pozzato N., Trevisiol K., Agnoletti F.
È ormai universalmente accettata l’idea che per risolvere o contenere il problema delle resistenza batterica agli antimicrobici sia necessario un approccio One-Health.
Quest’ultimo considera uomo, animale e ambiente parte dello stesso sistema e studia le loro interazioni per una miglior comprensione di questo fenomeno biologico. Fra i batteri multiresistenti (MDRO) di maggior rilevanza per la salute umana il WHO (2017) elenca Escherichia (E.) coli in grado di produrre β-lattamasi a spettro esteso (ESBL). Questi enzimi conferiscono resistenza agli antibiotici β-lattamici, incluse le cefalosporine di III e IV generazione, e rappresentano una seria minaccia d’insuccesso terapeutico nei confronti di importanti infezioni umane sostenute da batteri Gram-negativi, comunemente trattate con cefalosporine (Chong et al., 2011). Alcuni studi documentano la possibilità che E. coli ESBL-produttori vengano trasmessi dagli animali, e in particolare dal pollame, all’uomo (Dierikx et al., 2013; Dahmas et al., 2015), ma esistono poche informazioni al riguardo in Italia.
La diffusione di MDRO Gram-negativi giustifica la recente rivalutazione terapeutica della colistina, considerata dal WHO (2016) farmaco di importanza critica per la cura delle infezioni umane sostenute da enterobatteri ESBL-produttori. Desta quindi particolare preoccupazione la descrizione del gene di resistenza alla colistina mcr-1 (Liu et al. 2016), localizzato a livello plasmidico, recentemente segnalato in animali e uomo unitamente alle sue numerose varianti (Wise et al. 2018).
Per valutare la trasmissibilità di E. coli da animali all’uomo è necessario utilizzare metodi che consentono di caratterizzare gli isolati batterici ottenuti dalle diverse specie e di confrontarne l’omologia genetica. Fra questi risultano di particolare interesse la determinazione del gruppo filogenetico (Clermont et al., 2013) e il multilocus sequence typing (MLST) (Wirth et al., 2006).
Il primo è utile nell’accomunare ceppi che occupano determinate nicchie ecologiche o che si sono resi responsabili di patologie nell’uomo e negli animali; ad esempio, i gruppi filogenetici B2 e D sono stati associati a malattie che colpiscono l’uomo e il pollo mentre i gruppi A e B1 raggruppano ceppi ritenuti commensali o ambientali (Olsen et al., 2014). Il secondo consente la classificazione degli isolati batterici analizzati in sequence type (ST) che raggruppano ceppi geneticamente correlati. L’MLST si è dimostrato metodo d’elezione per studiare la diffusione di enterobatteriacee dotate di elevate resistenze agli antimicrobici (Woodford et al., 2011).
Scopo di questo lavoro era valutare la possibilità che allevamenti di pollame situati nel Triveneto possano fungere da reservoir di MDR E. coli potenzialmente trasmissibili al personale a contatto con gli animali ed al consumatore, valutando le caratteristiche genetiche degli isolati e comparandole con quelle dei cloni responsabili di patologia nell’uomo. A questo scopo sono stati utilizzati campioni conferiti alle sezioni diagnostiche dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) nell’ambito delle normali attività diagnostiche e di controllo, successivamente arruolati per la ricerca di E. coli ESBL-produttori. Gli isolati batterici collezionati nel corso della ricerca, condotta nel periodo 2016-2017, sono stati genotipizzati e sono stati determinati i loro pattern di resistenza nei confronti di un pannello di antimicrobici rilevanti per la terapia delle infezioni umane sostenute da batteri Gram-negativi. Infine si è voluta indagare la presenza dei geni di resistenza alla colistina mcr-1 ed mcr-2, anch’essi di rilevante interesse per la sanità pubblica.