Zanardello C., Bano L., Drigo I., Bonfante F., Gobbo F., Zandonà L., V ascellari M.
Riemerella anatipestifer (RA) è un batterio bastoncellare, non sporigeno, immobile, Gram negativo patogeno primario per molte specie avicole, nelle quali causa infezioni sia acute sia croniche con pesanti conseguenze per il settore avicolo (Ruiz and Sandhu, 2013), dovute agli elevati tassi di mortalità, scarti alla macellazione, riduzione dell’indice di conversione alimentare e costi legati all’utilizzo di antimicrobici per contenere la malattia.
L’agente eziologico RA causa polisierositi fibrino-eterofiliche in diverse specie di avicoli in particolar modo anatre, oche e tacchini (Sandhu, 2003), ma è stato segnalato anche in altre specie di uccelli quali polli, fagiani e volatili selvatici (Wobeser and Ward, 1974). Gli animali giovani sono più vulnerabili, con differenze legate alla specie, e la malattia si riscontra in generale entro le 10 settimane d’età.
La trasmissione di RA sembra avvenire principalmente per via aerogena e tramite ferite cutanee; tuttavia carenze nutrizionali, stress, condizioni climatiche avverse e patologie concomitanti (Rubbenstroth et al., 2009) potrebbero rappresentare fattori predisponenti, soprattutto in soggetti molto giovani (Chang et al., 2019).
Le lesioni anatomopatologiche, sovrapponibili in tutte le specie colpite, consistono principalmente in perisplenite, periepatite, aerosacculite, artrosinovite e meningite fibrinosa (Gyuris et al., 2018).
Gli strumenti attualmente disponibili per la prevenzione ed il contenimento della malattia sono l’immunizzazione degli animali tramite vaccinazione, le buone pratiche d’allevamento e l’utilizzo corretto di antimicrobici. La presenza di almeno 21 sierotipi di RA (Ruiz & Sandhu, 2013), l’elevata variabilità antigenica degli stessi e la scarsa cross-protezione del vaccino, rendono tuttavia quest’ultimo poco applicabile nella pratica quotidiana a meno che non si sia sierotipizzato il ceppo circolante. Elevate misure di biosicurezza e il corretto utilizzo di antimicrobici diventano quindi indispensabili per prevenire e controllare la malattia. In presenza di malattia in allevamento, l’isolamento e l’identificazione di RA risultano cruciali per una corretta diagnosi, sebbene studi precedenti abbiano evidenziato alcuni limiti identificativi delle metodiche di laboratorio attualmente in uso, dovuti alla vicinanza filogenetica con specie microbiche dello stesso genere o di generi affini (Hess et al., 2013), ipotizzando anche un legame con la fase di infezione (Pickrell, 1996).
Dal punto di vista anatomopatologico RA causa lesioni anatomopatologiche molto caratteristiche, ma non patognomoniche, che devono essere poste in diagnosi differenziale con altri batteri che possono causare quadri patologici simili. Diagnosi differenziali includono colibacillosi, salmonellosi, pasteurellosi e streptococcosi (Chikuba et al., 2016).
Ad oggi non esistono in commercio anticorpi utilizzabili in immunoistochimica (IHC) che consentano di identificare RA nel contesto delle lesioni anatomopatologiche.
Lo scopo di questo lavoro è stato mettere a punto un protocollo di IHC che possa affiancare la valutazione anatomopatologica delle lesioni in animali sintomatici.
Questo lavoro è parte di uno studio più ampio (Progetto di Ricerca Corrente IZS VE 14/16) che ha preso in esame diversi aspetti dell’infezione da RA attraverso diverse fasi progettuali.