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2016 – INDAGINE MICROBIOLOGICA SU BORRE DI RAPACI

La borra è un rigurgito, contenente residui alimentari non digeriti, prodotto da diversi uccelli; è importante per favorire l’espulsione dei resti indigesti di cibo rappresentati, nei rapaci, soprattutto da penne, ossa e pelliccia della preda (Taberlet & Fumagalli, 1996). Le borre, inoltre, potrebbero veicolare agenti patogeni quali virus e batteri rappresentando così un rischio per la salute animale e umana. A tal riguardo, infatti, sono stati segnalati focolai di salmonellosi in due scuole elementari negli USA associate alla dissezione di borre di rapaci (Smith et al., 2005). Il presente studio, pertanto, è stato condotto con lo scopo di effettuare un’indagine microbiologica su borre di rapaci con particolare riferimento a batteri con carattere zoonotico.
2016 – INDAGINE MICROBIOLOGICA SU BORRE DI RAPACI2023-09-14T11:36:56+02:00

2016 – BOTULISMO INDOTTO DA TOSSINA MOSAICO C/D IN UN’AREA NATURALE PROTETTA

Il botulismo è una grave patologia caratterizzata da paralisi fraccida causata dall’assunzione di neurossine botuliniche (BoNTs) prodotte da germi anaerobi, sporigeni, Gram-positivi appartenenti al genere Clostridium. BoNTs sono classificate in 7 diversi sierotipi, A, B, C, D, E, F. Tra questi, i tipi C e D sono riconosciuti come più frequenti responsabili della maggior parte dei casi di botulismo aviare.
Nei volatili selvatici la patologia è stata descritta fin dal 1920 negli Sati Uniti, laddove è ancora molto presente, e successivamente in Australia nel 1931 (Pullar, 1934), in Sud America nel 1947 (Szyfres et al., 1948) ed in Giappone nel 1963 in uccelli acquatici. Rispetto al panorama mondiale, in Europa le segnalazioni di botulismo nei selvatici sono relativamente recenti. Nell’avifauna selvatica vennero descritti focolai in Danimarca nel 1967, e successivamente in Inghilterra nel 1969 ed in Svezia nel 1975. Ulteriori focolai sono stati riportati in Danimarca, in Norvegia, in Olanda, in Ungheria, in Repubblica Ceca, in Serbia, in Slovenia, in Francia, in Germania, in Irlanda, nel Regno Unito ed in Spagna (Neimanis and Speck, 2012). In tutti i casi descritti, il tossinotipo responsabile è risultato il tipo C, portando a ritenere il botulismo di tipo C quello più diffuso dal punto di vista epidemiologico in Europa.
In Italia, i dati sono piuttosto scarsi e frammentari, con una segnalazione nel 2001 ed una più recente nel 2011 (De Filippo et al., 2013), e la descrizione di focolai verificatisi rispettivamente in Lombardia ed in Emilia Romagna. Anche in questi casi, la tossina responsabile della patologia è stata classificata come tossina di tipo C.
Recentemente, sono stati riportati alcuni casi di botulismo in volatili acquatici in Europa ed in Giappone, causati da una tossina mosaico delle tossine C e D (Woudstra et al., 2012).
Lo scopo di questo lavoro è quello di riportare un caso di botulismo indotto da una tossina mosaico di tipo C/D, osservato per la priva volta in Italia e caratterizzato da mortalità di volatili selvatici in una oasi naturale protetta.
2016 – BOTULISMO INDOTTO DA TOSSINA MOSAICO C/D IN UN’AREA NATURALE PROTETTA2023-09-14T11:35:56+02:00

2016 – LA NUOVA FILIERA UCCELLI ORNAMENTALI: NUOVE OPPORTUNITÀ PER IL MEDICO VETERINARIO

Con uccello ornamentale o volatile ornamentale si intende, solitamente nel parlato comune, un animale appartenente alla classe Aves che viene allevato o detenuto per scopi ludici-ricreativi, di diletto, per la partecipazione a mostre o eventi del settore.
In tale immensa categoria rientrano i Pet Birds, ma anche tutti quegli uccelli che allevatori molto specializzati ed appassionati detengono ed allevano per i più disparati fini e che hanno in comune la bellezza o rarità delle specie in oggetto, incluse le specie che solitamente vengono allevate nei giardini zoologici. Occorre segnalare che a seguito delle recenti evoluzioni del rapporto uomo animale non è raro che la specie avicola considerata per eccellenza come animale da reddito e quindi il Gallus gallus possa essere in alcuni casi e per specifiche condizioni, considerata una specie ornamentale o addirittura un pet bird. In pratica con la dizione di uccello ornamentale non si fa altro che indicare lo scopo di utilizzo o di detenzione di tale volatile. Per esempio il pavone può essere considerato “culturalmente” come specie ornamentale anche se tale classificazione non è accettata dalla totalità delle persone, infatti tutt’oggi è considerato da alcuni un volatile che ben si presta alle arti culinarie.
Quindi in assoluto non è possibile considerare/classificare una specie come ornamentale o non ornamentale.
E’ interessante sottolineare che nell’ampia categoria di volatili “ornamentali” possono essere rilevate alcune differenze inerenti al rapporto uomo-animale interessanti dal punto di vista sanitario. A tal fine risulta  utile suddividere ulteriormente i detentori di uccelli ornamentali in due grandi categorie: gli allevatori veri e propri, che allevando per passione un numero di coppie superiori a 10 impegnano la maggior parte del loro tempo al mantenimento ed alla gestione dell’allevamento con uno scarso contatto fisico con il volatile; ed una ulteriore e più recente categoria, in notevole aumento numerico negli ultimi anni, rappresentata da proprietari che considerano il volatile ornamentale come un “Pet Animal”, a cui dedicano di conseguenza una sempre maggiore quantità di tempo a favore di un contatto diretto con l’animale.
2016 – LA NUOVA FILIERA UCCELLI ORNAMENTALI: NUOVE OPPORTUNITÀ PER IL MEDICO VETERINARIO2023-09-14T11:34:46+02:00

2016 – VALUTAZIONE DELL’EFFETTO SINERGICO DELLA COINFEZIONE DEL VIRUS DELL’INFLUENZA AVIARIA H9N2 E DEL CEPPO VELOGENO DELLA MALATTIA DI NEWCASTLE IN GALLINE OVAIOLE IN PRODUZIONE

L’influenza aviaria e la malattia di Newcastle sono due delle più devastanti malattie infettive dell’avicoltura e si presentano come problematiche caratterizzate da un forte impatto in termini economici e di salute pubblica veterinaria.
A partire dagli anni 2000 virus influenzali a bassa patogenicità del sottotipo H9N2 hanno causato frequenti epidemie in diverse regioni asiatiche, in Medio Oriente, nel Nord Africa, e sporadicamente anche in Europa.
In particolare in Israele, la circolazione del virus H9N2 è stata associata con cali dell’ovodeposizione ed episodi di mortalità da NDV in allevamenti di galline ovaiole e riproduttori legati a rotture vaccinali (Banet-Noach et al., 2007)hundreds of H9N2 viruses have been isolated from all types of domestic birds. Although H9N2 is a low-pathogenicity virus, disease has been observed in all types of poultry in the field. Clinical signs ranged from very mild disease to high morbidity and mortality when the virus was associated with a secondary pathogen. Because of the wide range of the virus and the great losses it caused, initially a local vaccination program was implemented, but mass vaccination was quickly authorized. A local strain, isolated in 2002 was selected and is currently in use as an inactivated vaccine. An intensive operation is in progress to characterize the isolates. Several genes (hemagglutinin [HA], neuraminidase, nonstructural protein, nucleoprotein, and matrix. Questi episodi risultano difficilmente spiegabili alla luce di un diffuso programma di vaccinazione contro NDV molto efficace ed in grado di conferire titoli anticorpali elevati fin dal primo mese di età, coprendo le diverse fasi produttive degli animali. Nell’ambito del progetto europeo NADIV finanziato dall’iniziativa Aniwha-Eranet, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha intrapreso una collaborazione con il Kimron Veterinary Institute, Israele, per approcciare la problematica della cocircolazione dei due virus al fine di comprendere la reale portata del fenomeno da un punto di vista clinico, virologico e per migliorare il controllo della malattia.
La ricerca si pone in particolare due obiettivi: a) comprendere come i due agenti infettivi interagiscano dal punto di vista clinico e virologico al variare della dose di NDV; b) verificare se il protocollo vaccinale applicato in campo contro la malattia di Newcastle sia in grado di proteggere ovaiole in deposizione, in presenza di H9N2.
Particolare attenzione è stata rivolta a valutare l’entità della replicazione dei virus a livello dell’apparato riproduttore, in associazione ad una accurata valutazione di parametri produttivi quali la quantità delle uova deposte e lo spessore del guscio.
2016 – VALUTAZIONE DELL’EFFETTO SINERGICO DELLA COINFEZIONE DEL VIRUS DELL’INFLUENZA AVIARIA H9N2 E DEL CEPPO VELOGENO DELLA MALATTIA DI NEWCASTLE IN GALLINE OVAIOLE IN PRODUZIONE2023-09-14T11:33:40+02:00

2016 – SUI TESTICOLI SOPRANNUMERARI NEI GALLETTI DI LINEE LEGGERE

Le segnalazioni di testicoli soprannumerari nel pollame domestico sono molto scarse in letteratura (Katiyar et al., 1986; Hocking, 1992; Onu, 2012), principalmente per il fatto che i galletti, sia giovani che adulti, non sono sottoposti in numero rilevante a controlli autoptici di routine a livello genitale. D’altra parte il controllo dell’apparato genitale maschile interessa solo i gruppi da riproduzione. In Italia è però diffusa la castrazione chirurgica del galletto di poche settimane di vita per la produzione del cappone natalizio, e negli ultimi anni durante questo intervento la visualizzazione delle gonadi maschili ha portato alcuni operatori a notare con una certa frequenza la presenza di testicoli soprannumerari, osservazione in contrasto con gli scarsi dati bibliografici disponibili.
Negli studi che trattano questo argomento, compresi quelli riferiti ad altre specie aviarie (McFarland, 1965; Witt e Bautista, 2011) sono riportati sia casi con coinvolgimento del testicolo destro (Katiyar et al., 1986), sia di quello sinistro (Hocking, 1992). I testicoli accessori vengono descritti, quanto a struttura e consistenza, come normali pur essendo di dimensioni inferiori, e viene inoltre riferita una fertilità inalterata per alcuni dei soggetti interessati (Hocking, 1992). Va però sottolineato che secondo Nickel et al. (1973) negli uccelli il testicolo di sinistra è di regola più grande di quello di destra, ed entrambi sono collocati in corrispondenza del polo craniale del rene. In età prepubere il testicolo di destra è lievemente più craniale rispetto al sinistro (Gallazzi, osservazione personale).
Mentre nei broilers il problema dei testicoli soprannumerari non sussiste, in quanto macellati in età prepubere, nei maschi utilizzati per la produzione del cappone (in genere soggetti di linee genetiche selezionate per la produzione di uova) la presenza di testicoli soprannumerari non sempre visibili dall’operatore comporta l’incompleta neutralizzazione sessuale, influenzando quindi i dati della produzione e delle caratteristiche organolettiche della carne. Infatti la persistenza di testicoli soprannumerari vicarianti le funzioni di quelli asportati chirurgicamente comporta l’estrinsecazione dei caratteri sessuali secondari tipici del maschio, annullando in parte o in tutto l’effetto della castrazione.
2016 – SUI TESTICOLI SOPRANNUMERARI NEI GALLETTI DI LINEE LEGGERE2023-09-14T10:28:51+02:00

2016 – E.COLI ESPERIENZE CON VACCINO VIVO

I ceppi di Escherichia coli patogeni aviari (APEC) causano ogni anno perdite importanti nell’industria avicola e sono di conseguenza motivo di trattamenti antibiotici per il controllo della mortalità da colibacillosi. Se nei polli da carne e tacchini gli antimicrobici disponibili siano vari, nelle ovaiole i possibili trattamenti si riducono in quanto è di fondamentale importanza il tempo di sospensione che non precluda la commercializzazione delle uova. Inoltre va tenuto conto che spesso Escherichia coli presenta fenomeni di resistenza che limitano il prontuario terapeutico. la sempre maggiore attenzione all’uso razionale degli antibiotici però impone un approccio multifattoriale che tenga conto di possibili alternative all’uso di antimicrobici.
Fino ad oggi poi si pensava che la resistenza verso colistina fosse codificata nel cromosoma (Olaitan et al., 2014), e faceva presumere che non ci fossero rischi di passaggio orizzontale di resistenza. Recenti studi hanno identificato la resistenza a colistina mediata da plasmide (Liu et al. 2015) questo potenzialmente potrebbe portare alla diffusione della resistenza ad altri batteri a livello mondiale (Hasman et al., 2015).Queste osservazioni oltre alla considerazione che colistina è l’antibiotico di elezione in casi di multiresistenza in umana hanno portato all’inteso dibattito della sua limitazione di uso in ambito veterinario.
Nell’ambito delle alternative per il controllo della colibacillosi oltre a programmi di vaccinazione che assicurino una buona immunità verso le patologie e condizioni ambientali che riducano al minimo gli insulti all’apparato respiratorio che possono esacerbare le infezioni da E.coli oggi è possibile utilizzare prodotti immunologici vivi o inattivati che permettono di stimolare l’immunità degli animali verso E.coli patogeni.
Mentre nelle ovaiole l’utilizzo di vaccini inattivati è in uso già per altre malattie ed il costo della mano d’opera è giustificato dal ciclo produttivo dell’animale, nei polli da carne è fondamentale evitare stress aggiuntivi in fase giovanile che potrebbero interferire con il rapido ciclo produttivo di questa categoria.
Già in uno studio multicentrico in Marocco su animali da carne era stato dimostrato che l’uso di un vaccino vivo deleto per il gene aroA con somministrazione spray alla schiusa è sicuro per gli animali. Alla analisi delle performance cliniche e produttive e confrontando animali vaccinati e non, gli animali immunizati mostravano minor lesioni al macello, minor mortalità, maggior incremento di peso giornaliero, e minor necessità di trattamenti antimicrobici (Mombarg et al 2014).
Nel 2014 nuove esperienze in Germania sempre nell’ottica di diminuire l’uso di antimicrobici sono state portate avanti in allevamenti che nonostante le moderne attrezzature e la localizzazione in aree a bassa densità avicola presentavano casi di colibacillosi tra la 3° e la 5 settimana.
Dopo aver controllato i parametri ambientali, ventilazione, igiene degli ambienti e delle linee di abbeverata e il programma luce, il problema continuava ad essere riferibile a infezioni da E.coli di vari sierotipi O78, O1, O18, n.t ed anche ceppi diversi in cicli differenti.
Introducento la vaccinazione con vaccino vivo deleto per il gene aroA via somministrazione spray all’arrivo si è potuto passare da 10 giorni di trattamento medi dei cicli precedenti a 2 giorni, migliorando la mortalità del gruppo e diminuendo la percentuale di scarti al macello.
L’utilizzo di vaccini vivi per E.coli anche nel pollo da carne sebbene abbia un ciclo breve, in allevamentiche presentano problematiche ricorrenti dovute a colibacillosi in un programma di controllo delle condizioni ambientali di allevamento ed di vaccinazione mirato verso i principali patogeni respiratori permette di ridurre la necessità di trattamenti antibiotici e migliorare le performance produttive degli animali.
2016 – E.COLI ESPERIENZE CON VACCINO VIVO2023-09-19T11:19:38+02:00

Fiera di Cremona 2015 | International Poultry Forum | 28 ottobre – Ingresso gratuito soci SIPA

Cari Soci,

in merito al III International Poultry Forum che si terrà a Cremona il 28 ottobre, vi comunico che

l’ingresso per i Soci SIPA sarà gratuito. Sarà sufficiente recarsi con il tesserino dell’associazione alle casse per ritirare un ingresso omaggio.

L’agevolazione è valida solo per il giorno 28 ottobre ed esclusivamente dietro esibizione del tesserino.

In mancanza di questo, verrà applicato il normale prezzo intero di ingresso.

Fiera di Cremona 2015 | International Poultry Forum | 28 ottobre – Ingresso gratuito soci SIPA2023-11-09T09:55:13+01:00

2015 – SVILUPPO DI UN METODO DI PROVA PER L’IDENTIFICAZIONE DI ANTICORPI SIERONEUTRALIZZANTI NEI CONFRONTI DEI FOWL ADENOVIRUS A NELLA FARAONA (NUMIDA MELEAGRIS)

Il ruolo patogeno primario dei Fowl adenovirus A (in passato noti come virus CELO-Chicken Embryo Lethal Orphan) nel pancreas di faraone (Numida meleagris) è stato osservato, per la prima volta a livello mondiale, in Italia da Pascucci et al. nel 1970.
Gli autori osservarono una forma morbosa a lenta diffusione in gruppi di 9.000 e 1.200 faraone di età compresa tra 12 e 70 giorni. Nel primo gruppo la morbilità era stata del 50% mentre la mortalità del 4% e all’esame anatomo-patologico si osservava ascite, epato-splenomegalia e un pancreas aumentato di volume, di colorito giallastro con aree di varia forma ed estensione giallo-opache o emorragiche.
Charlton et al. (1995) descrissero un caso clinico sovrapponibile al precedente in un allevamento di 600 faraone di 21 giorni di età che mostravano anoressia, depressione ed aumento della mortalità. I colleghi americani osservarono istologicamente a livello pancreatico grave necrosi, presenza di fibrina, infiltrazione eterofilica, con numerosi corpi inclusi basofili di grosse dimensioni.
Sempre in Nord America, più precisamente in Canada, Zellen et al. (1989) riportarono un episodio di pancreatite da Adenovirus in faraone commerciali di due settimane con relativo isolamento virale in uova di pollo SPF.
Il presente lavoro ha l’obiettivo di mettere a punto un metodo analitico per la rilevazione di anticorpi sieroneutralizzanti da siero di faraone infette, in condizioni naturali, da Fowl adenovirus A.
2015 – SVILUPPO DI UN METODO DI PROVA PER L’IDENTIFICAZIONE DI ANTICORPI SIERONEUTRALIZZANTI NEI CONFRONTI DEI FOWL ADENOVIRUS A NELLA FARAONA (NUMIDA MELEAGRIS)2023-09-14T15:51:39+02:00

2015 – INDAGINI SU STREPTOPELIA DECAOCTO CONFERITE ALL’ISTITUTO ZOOPROFILATTICO DI FORLÌ NEGLI ANNI 2011-2014

La Tortora dal collare o Tortora orientale Streptopelia decaocto (Frivaldszky, 1838) è un Columbidae originario dell’Asia, ma che nel XX secolo ha avuto una forte espansione in Europa. Oggi è presente in tutta Italia ed in espansione (Campedelli et al 2012). Tale trend è evidente anche in Romagna (Gellini e Ceccarelli 2000), dove diviene tra le specie dominanti in ambito cittadino (Ceccarelli et al. 2006). Specie sedentaria di taglia media, ha abitudini diurne e confidenti, visitando assiduamente giardini e parchi cittadini dove si nutre soprattutto di semi comunque integrati da frutta, erbe, insetti e piccoli invertebrati. Il periodo di riproduzione si concentra tra marzo e settembre, ma può deporre tutto l’anno nelle condizioni di sinantropia. Nei nidi rozzi posti su alberi o strutture depone 1-2 uova che cova 14-16 giorni e i giovani si involano a 17-22 giorni dalla schiusa. Possono esservi più cicli riproduttivi durante l’anno.
Queste caratteristiche di plasticità comportamentale e produttività la pongono tra le specie molto adatte alla convivenza con l’uomo e che traggono notevoli vantaggi nel vivere in città di tutti i tipi e dimensioni.
La Tortora orientale rappresenta quindi una ottima specie da utilizzarsi per il monitoraggio sanitario dei sinantropici, essendo potenzialmente in grado di fungere da reservoire per alcuni agenti zoonotici quali in particolare le Tricomoniasi (Lennon et al. 2013) o gli aspetti virali tipici dei columbiformi (Marlier e Vindevogel 2006) tra cui ovviamente i Paramyxovirus (Krysten et al 2012) con una accertata sensibilità alla West Nile con anche casi di spill over (Taddei et al. 2011, Bonfante et al. 2012, Panella et al 2012).
In questo contesto la Sezione di Forlì dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna sta raccogliendo da tempo ulteriori informazioni sullo stato delle Tortore presenti sul proprio territorio di competenza e in particolare per quelle ritrovate morte nelle aree cittadine e nei territori adiacenti.
2015 – INDAGINI SU STREPTOPELIA DECAOCTO CONFERITE ALL’ISTITUTO ZOOPROFILATTICO DI FORLÌ NEGLI ANNI 2011-20142023-09-14T15:49:55+02:00

2015 – INSORGENZA E PREVALENZA DI “WHITE STRIPING” IN BROILER PESANTI SOTTOPOSTI A DIVERSI PROGRAMMI DI CONTROLLO DELLA COCCIDIOSI

Il White Striping (WS) è un’alterazione del muscolo del broiler caratterizzata dalla presenza di striature bianche parallele alla direzione delle fibre muscolari (1).
Il WS può essere classificato, a seconda della gravità in 3 categorie: muscolo normale (grado 0), muscolo con moderato WS se presenta un moderato numero striature bianche di spessore inferiore ad 1 mm (grado 1), muscolo con grave WS, se le striature sono numerose e di spessore superiore ad 1 mm (grado 2) (2, 3).
Istologicamente le lesioni riscontrate su muscoli in corso di WS sono polifasiche e comprendono fenomeni degenerativi, infiammatori e rigenerativi; negli stati più avanzati si evidenzia fibrosi e sostituzione delle fibre muscolari con adipociti (3).
La presenza di WS ha un’incidenza macroscopica osservata sia sperimentalmente che al macello che va dal 12 ad oltre il 70% (4, 5, 6).
Da un punto di vista commerciale questa alterazione sta acquisendo sempre maggiore importanza per il settore produttivo. La presenza di WS non compromette la salubrità delle carni, ma ne altera le caratteristiche chimico-fisiche, rendendo le carni fresche affette da questo problema poco gradite al consumatore (7). Questo difetto incide inoltre sulle proprietà nutrizionali della carne con un aumento del contenuto di grassi e una riduzione della quota proteica (4). Quando il WS è presente in forma grave le carni risultano poco idonee alla preparazione di lavorati, in quanto si determinano modificazioni del pH e del potere di ritenzione idrica, scarsa coesione delle fibre muscolari e notevoli perdite di peso durante la cottura (5).
La patogenesi del WS è ancora sconosciuta, ma diversi studi hanno dimostrato che la sua prevalenza è collegata alle performance di crescita degli animali e al peso di macellazione (1, 4, 8). Anche la dieta può influenzare la manifestazione del WS, infatti animali alimentati con diete a livello energetico molto basso hanno evidenziato una prevalenza di WS inferiore a quelli alimentati con diete a livello energetico molto alto (4). La quantità di vitamina E presente nella dieta, al contrario non sembra condizionare la gravità del WS (8). Un fattore che ancora non è stato indagato è l’impiego di coccidiostatici, riportato in letteratura come una possibile causa di tossicità a carico della muscolatura scheletrica del pollo da carne ma anche di altri animali quali lo struzzo e il suino (9, 10, 11).
Tale studio si propone di indagare l’effetto dell’assunzione di coccidiostatico o vaccinazione anticoccidica in animali alimentati con diete a diversa concentrazione energetica sulla prevalenza di lesioni da WS.
2015 – INSORGENZA E PREVALENZA DI “WHITE STRIPING” IN BROILER PESANTI SOTTOPOSTI A DIVERSI PROGRAMMI DI CONTROLLO DELLA COCCIDIOSI2023-09-14T15:48:37+02:00
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