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2015 – CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI CEPPI DI CLOSTRIDIUM PERFRINGENS ISOLATI DA TACCHINO

L’enterite necrotica (NE) è la patologia ad eziologia clostridica più nota e studiata nel pollo a causa dell’ingente impatto economico da essa determinato, legato al decadimento delle performance zootecniche ed ai costi sostenuti per le terapie dei gruppi colpiti.
L’NE è causata da Clostridium perfringens, un bacillo Gram-positivo, anaerobio, sporigeno e ampiamente distribuito nell’ambiente e nell’intestino di uomo e animali.
Viene storicamente classificato in 5 tossinotipi (A-E) a seconda della produzione delle tossine α, β, ε e ι definite “maggiori”. Tutti i tossinotipi producono la tossina α e, in aggiunta a questa, il tossinotipo “B” produce la β e la ε, il “C” la β, il “D” la ε e il tossinotipo “E” la ι. Sebbene questa classificazione abbia permesso di individuare dei tossinotipi collegati a specifiche malattie dei mammiferi, nel pollame sia i ceppi in grado di produrre NE che quelli apatogeni appartengono unicamente al tossinotipo “A” (Keyburn et al., 2006).
Tra i fattori di virulenza prodotti da C. perfringens responsabili di patologie dell’apparato gastroenterico, vi sono la tossina β2 e l’enterotossina. La prima sembra rivestire un ruolo importante nell’enterite necrotica del suino (Klasen et al., 1999), nell’enterocolite del cavallo (Herholz et al., 1999) e nell’enterotossiemia del bovino (Manteca et al., 2002), mentre l’enterotossina è associata principalmente a casi di tossinfezione alimentare nell’uomo (Brynestad and Granum, 2002).
Nello studio dell’NE del pollo si è giunti ad individuare una “pore forming toxin” denominata NetB, che oggi appare fortemente coinvolta nella patogenesi della malattia (Keyburn et al., 2008). In uno studio effettuato in Italia il gene codificante questa tossina (netB), è stato evidenziato in circa il 93% dei ceppi isolati da polli con NE (Drigo et al., 2009), mentre in uno studio analogo condotto sul tacchino, non era stata individuata in nessuno dei 25 ceppi testati (Saita et al., 2009). Gli studi di tossinotipizzazione eseguiti su ceppi di C. perfringens isolati da tacchino non sono molti, e riguardano prevalentemente ceppi provenienti da campioni di carne prelevata direttamente nei punti vendita (Erol et al.,2008; Aras et al., 2015). In tali lavori tutti i ceppi isolati appartenevano al solo tossinotipo “A” e veniva segnalata la sporadica presenza anche del gene codificante l’enterotossina mentre la tossina NetB e beta2 non erano state indagate.
In un lavoro condotto in allevamenti di tacchini era stato ricercato sia il gene netB che quello codificante la tossina beta2 (cpb2). Il primo era stato rilevato nel 6,6% (tutti i soggetti con NE) e il secondo nello 0,5 dei ceppi testati (n° 212) (Lyhs et al., 2013).
Nel presente studio vengono riportati i dati di caratterizzazione molecolare di ceppi di C. perfringens isolati da tacchini commerciali. I dati ottenuti da soggetti con lesioni dell’apparato gastroenterico sono stati messi in relazione alla gravità delle lesioni osservate e alla presenza di coccidi.
2015 – CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI CEPPI DI CLOSTRIDIUM PERFRINGENS ISOLATI DA TACCHINO2023-09-14T15:15:25+02:00

2015 – VALUTAZIONE DELLA RISPOSTA ANTICORPALE DI POLLI DA CARNE INFETTATI SPERIMENTALMENTE CON CLOSTRIDIUM PERFRINGENS NETB-POSITIVO

La tossina NetB prodotta da Clostridium perfringens (C. perfringens) è considerata il principale fattore di virulenza implicato nella patogenesi dell’enterite necrotica del pollo. E’ una “pore forming toxin” di 33 kDa in grado di ledere in modo irreversibile la membrana citoplasmatica della cellula dell’ospite causandone la morte (Keyburn et al., 2008). La somministrazione sottocutanea di tossina NetB ricombinante (rNetB) si è dimostrata in grado di generare IgY specifiche evidenziabili attraverso metodi immunoenzimatici (Keyburn et al., 2013), in letteratura, tuttavia, non risultano studi sulla  risposta anticorpale di animali che abbiano sperimentato la malattia in condizioni di campo o infettati sperimentalmente per via orale.
Scopo della presente ricerca era quello di sviluppare un test sierologico in grado di rilevare anticorpi prodotti nei confronti di C. perfringens e della sua tossina NetB per migliorare le conoscenze sulla risposta anticorpale in modelli sperimentali.
I risultati riportati nel presente lavoro sono stati ottenuti nell’ambito della Ricerca Corrente IZSVE 09/11 “Sviluppo di un kit ELISA per la valutazione della risposta anticorpale a tossine prodotte da C. perfringens e C. septicum nel pollo”, finanziata dal Ministero della Salute.
2015 – VALUTAZIONE DELLA RISPOSTA ANTICORPALE DI POLLI DA CARNE INFETTATI SPERIMENTALMENTE CON CLOSTRIDIUM PERFRINGENS NETB-POSITIVO2023-09-14T15:14:09+02:00

2015 – APPLICAZIONI DIAGNOSTICHE DI UN PROTOCOLLO DI PCR IN GRADO DI DISCRIMINARE IL CEPPO VACCINALE SG9R

Le biovarianti Pullorum (SP) e Gallinarum (SG) di Salmonella enterica subspecie enterica sierotipo Gallinarum, sono responsabili di 2 importanti patologie del pollame denominate rispettivamente pullurosi e tifosi aviare. Entrambe sono malattie setticemiche che possono causare pesanti perdite negli allevamenti avicoli, ma mentre la pullurosi è tipica dei soggetti giovani, la tifosi aviare colpisce animali adulti. La distinzione tra SG e SP non è semplice poiché si basa su poche prove biochimiche differenziali quali la fermentazione del dulcitolo e del glucosio e la decarbossilazione dell’ornitina, e queste risultano a volte di difficile interpretazione (OIE, 2012). Mentre la pullurosi è soggetta a piani di eradicazione nei riproduttori, la tifosi aviare viene controllata comunemente attraverso l’impiego di vaccini vivi attenuati allestiti con ceppi di SG che fenotipicamente producono colonie in fase “rugosa”, tra i quali il più noto è il ceppo SG9R (Harbourne et al., 1963). La fase “rugosa” è evidenziabile in laboratorio attraverso la prova di solubilizzazione in soluzione di acriflavina delle colonie, ma questa prova non è ufficialmente riconosciuta per la differenziazione del ceppo vaccinali SG9R da quelli di campo. La vaccinazione è uno strumento utile per prevenire le manifestazioni cliniche in allevamento, ma non conferisce una protezione completa rispetto all’infezione (OIE, 2012). Da un punto di vista genetico le differenze tra il ceppo vaccinale e quello di campo sono limitate alla sostituzione di singole paia di basi, rendendo perciò plausibile la possibilità di una rivirulentazione in campo del ceppo vaccinale, peraltro mai dimostrata (Okamoto et al., 2010; Van Immerseel et al., 2013).
Dato che il ceppo vaccinale SG9R può persistere negli organi parenchimatosi di soggetti vaccinati fino alla 5(a) settimane post-inoculazione (Silva et al., 1981), ai fini diagnostici è importante avere la possibilità di discriminare tale ceppo da quelli di campo isolati in gruppi vaccinati in cui si osservi un aumento di mortalità e si giunga all’isolamento di una salmonella immobile.
2015 – APPLICAZIONI DIAGNOSTICHE DI UN PROTOCOLLO DI PCR IN GRADO DI DISCRIMINARE IL CEPPO VACCINALE SG9R2023-09-14T15:12:31+02:00

2014 – ANDAMENTO DELLA SENSIBILITA’ ANTIBIOTICA NEI CONFRONTI DI CEPPI DI ESCHERICHIA COLI ISOLATI DA SPECIE AVICOLE ALLEVATE E DA AVIFAUNA SELVATICA

Il largo impiego di antibiotici e, più in generale, di antimicrobici in medicina umana e veterinaria ha comportato una graduale diffusione di ceppi batterici resistenti. La resistenza agli antibiotici è perciò diventato un problema prioritario che coinvolge sanità animale, salute pubblica e sicurezza alimentare. Escherichia coli è una delle specie batteriche maggiormente coinvolte in questo fenomeno ed è allo stesso tempo il più diffuso tra i microrganismi patogeni nelle specie avicole allevate. In campo zootecnico numerosi paesi europei hanno adottato (o stanno per adottare) programmi di graduale riduzione dell’uso di antibiotici. Per raggiungere questo obiettivo è necessario implementare le misure di biosicurezza e, laddove possibile, di profilassi immunizzante nonché il ricorso a prodotti alternativi. E’ inoltre importante che la terapia antibiotica venga eseguita in modo mirato e sia la tappa finale di un percorso diagnostico che preveda un sospetto clinico e anatomopatologico, una diagnosi eziologica di conferma e l’esecuzione di prove in vitro (antibiogramma, calcolo delle MIC) per valutare la sensibilità del ceppo batterico isolato nei confronti delle principali molecole disponibili sul mercato. Un altro aspetto di primaria importanza è lo studio del fenomeno dell’antibiotico-resistenza nella fauna selvatica. La selezione di ceppi batterici resistenti agli antibiotici nella microflora intestinale della fauna selvatica può determinare la diffusione dei relativi geni codificanti per questo fenomeno in un habitat con il quale possono interagire numerose attività umane e zootecniche. Inoltre le specie selvatiche possono essere considerate degli importanti indicatori di antibiotico-resistenza dal momento che non ricevono trattamenti antibiotici. Lo scopo del presente lavoro è pertanto duplice:
  1. Raccogliere dati riguardanti l’andamento delle sensibilità antibiotica in vitro dei ceppi di Escherichia coli isolati dal 2012 ad oggi nel pollo e nel tacchino.
  2. Determinare il profilo di sensibilità agli antibiotici di ceppi commensali di Escherichia coli isolati da diverse specie di volatili selvatici nel corso del 2013.
2014 – ANDAMENTO DELLA SENSIBILITA’ ANTIBIOTICA NEI CONFRONTI DI CEPPI DI ESCHERICHIA COLI ISOLATI DA SPECIE AVICOLE ALLEVATE E DA AVIFAUNA SELVATICA2023-09-15T12:17:33+02:00

2014 – CASI INSOSPETTATI DI PATOLOGIE SCHELETRICHE: DISPLASIA DEL FEMORE IN THRESKIORNIS AETHIOPICUS E DI FRATTURA DEL FEMORE IN ARA MACAO

La presenza di fratture o altri danneggiamenti osteo-articolari, oltre ad essere una problematica ben conosciuta negli allevamenti, risulta anche documentata in ambito selvatico (ad es. Hart 1988 ).
Una delle particolarità che il gestore si trova di fonte occupandosi di specie selvatiche sia in zoo che in ambito naturale è la difficoltà di rilevare sintomatologie correlate a tutti gli stati patologici in quanto controselezionati dall’evoluzione, persino quando interessino fratture e lesioni gravi (Hart, 1988).
Diviene quindi difficile in molte situazioni, senza una specifica preparazione ed attenzione, rilevare stati patologi e si riportano due casi esemplificativi relativi.
2014 – CASI INSOSPETTATI DI PATOLOGIE SCHELETRICHE: DISPLASIA DEL FEMORE IN THRESKIORNIS AETHIOPICUS E DI FRATTURA DEL FEMORE IN ARA MACAO2023-09-15T12:15:14+02:00

2014 – VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA DEL WHITE STRIPING E DI POTENZIALI FATTORI PREDISPONENTI IN BROILER AL MACELLO

Il White Striping (WS) è stato descritto per la prima volta nel 2009 (1,2) come un’alterazione della muscolatura del pollo caratterizzata dalla presenza di striature bianche parallele alla direzione delle fibre del muscolo.
Il WS viene classificato a seconda della gravità in tre categorie: muscolo normale (NORM), muscolo che presenta delle striature bianche di spessore inferiore ad 1 mm (MOD), e muscolo che presenta numerose striature di spessore anche superiore ad 1 mm (GRAVE) (2,3). Istologicamente il WS è caratterizzato dalla presenza di lesioni polifasiche riferibili ad una miopatia degenerativa con contemporanea presenza di rigenerazione, fibrosi e infiltrazione di grasso (3).
La presenza di WS non compromette la salubrità delle carni, come invece l’aspetto e le qualità tecnologiche, determinandone un deprezzamento. Da uno studio condotto negli Stati Uniti è emerso che il consumatore percepisce il WS come un difetto che può influire nell’acquisto del petto di pollo fresco (4). Inoltre anche le proprietà nutrizionali della carne di pollo si modificano in presenza di WS: aumenta il contenuto di grassi e si riduce quello di proteina (5). Le carni che presentano forme gravi di WS presentano alterazioni di pH, maggiori perdite in cottura, e alterazioni di consistenza che le rendono inadatte anche all’utilizzo in preparazioni a base di pollo (6).
La prevalenza di WS riportata in letteratura nei broiler è molto variabile: dal 52% al 76% a 54 giorni (5), in altri studi 12% (6) e 56% (7). La patogenesi del WS è ancora sconosciuta, tuttavia l’incidenza del problema appare legata alla rapidità di crescita e al peso di macellazione (1, 5, 8). Sono state riportate differenze nella prevalenza di WS dovute anche alla dieta (5) e alla genetica (7), tuttavia non è ancora chiaro se questi fattori abbiano un valore in sé, o se le differenze riscontrate siano da attribuirsi all’effetto che questi fattori hanno sulle performance produttive degli animali.
In questo studio si è voluto valutare la prevalenza di WS in alcuni macelli italiani e si è cercato di valutare quali fattori possano essere correlati con l’espressione di questo difetto.
2014 – VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA DEL WHITE STRIPING E DI POTENZIALI FATTORI PREDISPONENTI IN BROILER AL MACELLO2023-09-15T12:12:56+02:00

2014 – MYCOPLASMA GALLISEPTICUM NEL SETTORE AVICOLO: STUDIO DEI CEPPI CIRCOLANTI NEGLI ULTIMI TRE ANNI

In ambito aviare le infezioni da Mycoplasma gallisepticum (MG) rappresentano per il settore industriale un’importante causa di perdite economiche. L’infezione da MG colpisce prevalentemente l’apparato respiratorio di polli e tacchini, con conseguente forma respiratoria grave; tutti i settori produttivi risultano essere sensibili a tale patogeno.
Il controllo di MG si basa principalmente sull’eradicazione dello stesso attraverso la creazione e mantenimento di gruppi MG-free, attraverso anche un corretto ed oculato piano di bio-sicurezza.
MG è caratterizzato da elevata variabilità antigenica, tramite la quale il patogeno riesce a persistere nell’ospite evadendo la risposta immunitaria, quindi l’utilizzo di metodiche bio-molecolari, direttamente sul ceppo batterico isolato, può essere utile ai ini di una sua tipizzazione. L’analisi della sequenza di proteine simili alle adesine, come il gene codificante per una cythadesin-Mgc2 è importante ai ini dell’indagine genotipica. Tra queste l’espressione di entrambe GapA e CrmA, i cui geni mostrano omologia con Mgc2, è risultata  indispensabile per la cito-aderenza e la patogenicità di MG (Papazisi et al., 2002).
In questo studio 146 isolati di Mycoplasma gallisepticum sono stati classificati e analizzati secondo la variabilità nella sequenza del gene Mgc2. Inoltre è stata eseguita amplificazione del gene gapA in base a quanto descritto da Evans et al. (2008). I diversi ceppi di MG sono stati organizzati in un database secondo diversi criteri di selezione: anno di isolamento (2010-2013), luogo di provenienza, sintomatologia (se riportata come dato anamnestico), categoria produttiva,  livello di biosicurezza e analisi biomolecolare. Tale indagine ha permesso di valutare le eventuali differenze genotipiche di Mycoplasma gallisepticum in isolati  recenti provenienti dal territorio italiano.
2014 – MYCOPLASMA GALLISEPTICUM NEL SETTORE AVICOLO: STUDIO DEI CEPPI CIRCOLANTI NEGLI ULTIMI TRE ANNI2023-09-15T12:11:18+02:00

2014 – VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA IN LABORATORIO DI PRODOTTI A BASE DI BICARBONATO DI SODIO E SILICE PER LA LOTTA AL DERMANYSSUS GALLINAE

Dermanyssus gallinae rappresenta il più diffuso ectoparassita nell’industria avicola mondiale. Ha importanza enorme sia come ematofago che indice varie problematiche che possono giungere ino alla morte per anemia e sia per il ruolo di vettore che gli è stato riconosciuto per molti agenti eziologici (Chauve 1998).
Si pensa che il 70-80 % degli allevamenti, soprattutto di ovaiole nelle diverse tipologie, ne sia affetto in Italia con ingenti danni stimati (Sparagano et al 2009).
Per la sua biologia ed ecologia da sempre è molto dificile controllarlo, con il suo alimentarsi sull’ospite solamente per una mezz’ora e poi portarsi al rifugio anche nei più recondite fessure della struttura e le ripetute velocissime generazioni di cui è capace riuscendo a moltiplicarsi  e a muoversi velocemente in tutti i tipi di strutture ove si operino gli allevamenti (Maurer & Baumgärtner, 1994). Il controllo è oggi afidato a una diversiicata compagine di acaricidi e spesso il “fai da te” oltre a non avere grandi risultati ingenera anche fenomeni di resistenza e persistenza dei principi attivi nei prodotti destinati all’alimentazione.  Nell’ambito delle ricerche in atto presso l’Istituto Zooproilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia, sezione di Forlì, è stato provato in laboratorio un nuovo prodotto commerciale a base di di bicarbonato di sodio e silice per la lotta a questo acaro.
2014 – VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA IN LABORATORIO DI PRODOTTI A BASE DI BICARBONATO DI SODIO E SILICE PER LA LOTTA AL DERMANYSSUS GALLINAE2023-09-14T18:01:06+02:00

2014 – CIRCOLAZIONE DI DIFFERENTI GENOTIPI DI MYCOPLASMA SYNOVIAE NEL SETTORE AVICOLO INDUSTRIALE

Mycoplasma synoviae (MS) è attualmente riconosciuto come un importante patogeno  del settore avicolo industriale, che nel corso degli ultimi anni ha concentrato su di sé notevole attenzione per un significativo aumento dell’incidenza nel settore avicolo industriale nazionale ed estero.
L’MS può comportare forme respiratorie, forme articolari e infine una sindrome caratteristica della gallina ovaiola denominata Eggshell Apex Abnormalities -EAA- (Feberwee et al., 2009), tali forme possono aggravarsi nel caso di coinfezione con altri agenti infettivi comportando perdite economiche per scarti in sede di macellazione, aumento dei costi terapeutici, riduzione dell’indice di conversione, ecc.
Attualmente nel controllo delle infezioni da MS si applica la gestione di gruppi di riproduttori MS-free e il rispetto di rigide misure di bio-sicurezza.
La diagnosi di MS è possibile mediante test sierologici (ELISA e SAR), la coltivazione in vitro ed esami bio-molecolari. Tra questi ultimi,  l’analisi di sequenza di un segmento specifico del gene vlhA, che codifica per una lipoproteina di membrana (emoagglutinina) permette la genotipizzazione di differenti ceppi di MS (Bencina et al., 2001).
Sulla base di quanto descritto da Bencina et al. (2001) e Hammond et al. (2009) si è proceduto alla genotipizzazione dei ceppi di Mycoplasma synoviae isolati nel territorio italiano dal 2009 al 2013.
2014 – CIRCOLAZIONE DI DIFFERENTI GENOTIPI DI MYCOPLASMA SYNOVIAE NEL SETTORE AVICOLO INDUSTRIALE2023-09-14T18:00:14+02:00

2014 – CIRCOLAZIONE DI UN NUOVO GENOTIPO DI VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA AVIARE IN ITALIA

La bronchite infettiva aviare, patologia a diffusione mondiale, causa ogni anno notevoli problemi sia sanitari che economici per il settore avicolo italiano. Le perdite economiche sono in parte dovute alla notevole variabilità antigenica dei ceppi virali coinvolti che, malgrado l’uso diffuso negli allevamenti intensivi di presidi immunizzanti con il ceppo classico M41 e con il ceppo 4/91 (793B), continuano a determinare la comparsa di forme cliniche. Anche il tropismo virale diviene sempre più variabile e si manifesta con differenti forme cliniche, dalle respiratorie o renali più frequenti nei broilers a quelle caratterizzate da calo di ovodeposizione ed alterazione della qualità del guscio tipiche di ovaiole e riproduttori. A partire del 1956 (3), si sono progressivamente identificati nuovi sierotipi o varianti di virus della bronchite infettiva aviare (IBV) nei vari continenti, isolati anche da polli vaccinati con il ceppo classico Massachusetts.
A tutt’oggi sono stati riportati oltre 60 sierotipi e, tuttavia, si pensa che solo una piccola parte di quelli esistenti sia stata individuata. L’elevata variabilità del virus, classificato come gamma coronavirus, sarebbe riconducibile fondamentalmente alle modificazioni che si verificano a carico di una sola proteina strutturale, la proteina S degli spikes, ed in particolare della S1, una delle due sub-unità che la compongono. La continua comparsa di nuove varianti antigeniche può però rendere problematica la realizzazione di adeguate profilassi immunizzanti e, per questo motivo, le indagini epidemiologiche indirizzate alla caratterizzazione dei ceppi IBV isolati in ogni territorio risultano di notevole importanza nella scelta di programmi vaccinali in grado di conferire una buona protezione. Lo scopo del presente lavoro è segnalare nel nostro paese la presenza dal 2012 di un nuovo genotipo correlato con il ceppo IBV/Guandong/Xindadi/0903 descritto per la prima volta in Cina (2) e di fornire dati sulle caratteristiche genomiche e le forme cliniche osservate.
2014 – CIRCOLAZIONE DI UN NUOVO GENOTIPO DI VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA AVIARE IN ITALIA2023-09-14T17:57:49+02:00
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