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2012 – DAL PAPPAGALLO AL DIAMANTE DI GOULD: UN NUOVO OSPITE PER BFDV (BEAK AND FEATHER DISEASE VIRUS)

Circovirus appartiene alla famiglia Circoviridae, ed è un virus privo di envelope, a DNA circolare a singolo filamento (Niagro et al., 1998). Il suo genoma codifica per due proteine principali, replication associated protein (Rep) e coat protein (CP). È inoltre presente la regione ORF (open reading frame), la cui funzione non è stata ancora ben definita (Varsani et al., 2010).
Al genere Circovirus appartiene BFDV (Beak and Feather Disease Virus), che rappresenta l’agente di una delle più importanti e frequenti infezioni degli psittacidi, la Malattia del becco e delle penne (Psittacine Beak and Feather Disease – PBFD), così denominata in quanto caratterizzata da possibili anomalie a carico del piumaggio e del becco (Gerlach, 1994). L’infezione è però particolarmente temuta perché associata ad immunodepressione, dovuta a deplezione dei tessuti linfoidi colpiti, in particolare timo e borsa di Fabrizio, che predispone il soggetto colpito a frequenti infezioni secondarie di natura batterica e/o fungina (Katoh et al., 2010; Todd, 2004).
Attualmente, l’infezione da circovirus è stata identificata in più di 60 differenti specie di psittacidi e si ritiene abbia distribuzione pressochè mondiale (Todd, 2004; Cathedral-Ortiz et al. 2010). Circovirus è stato inoltre identificato anche in altre specie come i canarini (Todd et al., 2001; Rampin et al., 2006), i piccioni (Mankertz et al. 2000; Todd. et al. 2001; Duchatel et al., 2006; Todd et al. 2008), gli struzzi (Shivaprasad et al. 1993; Eisenberg et al. 2003), le oche (Todd. et al. 2001; Chen et al. 2003) le anatre (Smyth et al., 2005), il corvo australiano (Stewart et al. 2006) ed il diamante di Gould (Shivaprasad et al., 2004). Tuttavia in queste specie la PBFD non è stata riportata e le manifestazioni cliniche associate all’infezione non sono state ben descritte e definite. In questo lavoro, viene riportato un particolare caso di infezione da circovirus in un allevamento di diamanti di Gould in cui si sono manifestati segni clinici generalmente riconducibili a PBFD. Il virus è stato caratterizzato geneticamente.
2012 – DAL PAPPAGALLO AL DIAMANTE DI GOULD: UN NUOVO OSPITE PER BFDV (BEAK AND FEATHER DISEASE VIRUS)2023-09-15T16:43:32+02:00

2012 – MESSA A PUNTO DI UN PROTOCOLLO DI REAL TIME PCR PER LA DIAGNOSI E LA QUANTIFICAZIONE DI METAPNEUMOVIRUS AVIARE SOTTOTIPO A E B

Il Metapneumovirus aviare (AMPV) è un virus RNA a singolo filamento non segmentato a polarità negativa. Finora sono stati identificati quattro sottotipi di questo virus, A, B, C e D (Gough e Jones, 2008). I primi due sono quelli maggiormente diffusi a livello mondiale e sono gli unici ad essere stati segnalati nel territorio italiano. Il sottotipo B è quello maggiormente diffuso in Italia (Cecchinato et al., 2010), soprattutto nelle zone del Nord, dove vi è una maggiore concentrazione di allevamenti avicoli.
Il virus colpisce diverse specie aviari, particolarmente tacchino e pollo. Nel tacchino causa un’infezione acuta e molto contagiosa del tratto respiratorio superiore, la Rinotracheite del tacchino (TRT). Mentre nel pollo causa una malattia clinica meno evidente e meno grave, sempre che non sia complicata da altri fattori, soprattutto batterici come Escherichia coli (Gough e Jones, 2008). In questi casi sfocia spesso nella Sindrome della Testa Gonfia (SHS). Può causare perdite economiche significative, legate principalmente alle infezioni batteriche secondarie (OIE, 2012a). Sia nel tacchino che nel pollo è in grado anche di provocare cali della ovodeposizione ( Naylor e Jones, 1993; Cecchinato et al., 2012).
La variabilità genomica di AMPV insieme con le manifestazioni cliniche non patognomoniche riportate nelle diverse specie aviari, la sua scarsa capacità di replicazione nell’organismo ospite e la sua capacità di causare infezioni in assenza di sintomatologia clinica evidente (Cook et al., 1988), rendono necessari metodi diagnostici molto sensibili, accurati e affidabili (Cook e Cavanagh, 2002). La biologia molecolare offre un’alternativa veloce, sensibile, pratica e specifica per la diagnosi delle infezioni sostenute da AMPV (OIE, 2009) rispetto alle metodiche classiche. Per questa ragione nel corso degli anni sono stati messi a punto diversi protocolli di RT-PCR per la ricerca di questo virus e negli ultimi anni è stata rivolta particolare attenzione all’applicazione di una variante della PCR convenzionale, la Real-Time PCR. La Real-Time PCR è una tecnica che permette di osservare la cinetica della formazione degli amplificati in tempo reale grazie all’uso di sostanze fluorescenti che si legano, in forma specifica o aspecifica, alla sequenza bersaglio e successivamente emettono un segnale fluorescente che aumenta di intensità con l’aumentare del numero di amplificati sintetizzati. Permette simultaneamente di identificare e quantificare la sequenza bersaglio e non richiede ulteriori passaggi per la visualizzazione dell’amplificato come invece avviene nella PCR, riducendo così i tempi di diagnosi e limitando la manipolazione del campione (Watzinger et al., 2006).
Lo scopo del presente lavoro è stato quello di mettere a punto una Real-Time PCR capace di identificare, discriminare e quantificare AMPV sottotipo A e B. Nella prima fase è stato utilizzato un sistema di quantificazione aspecifico. Sono state testate varie coppie di primer, disegnate sulle sequenze di geni diversi, e scelta la migliore in termini di sensibilità e specificità. Nelle fasi successive il sistema di quantificazione è stato sostituito con sonde sottotipo specifiche. Il protocollo è stato successivamente ottimizzato e messo a confronto con il protocollo di RT nested-PCR per AMPV, attualmente più usato sia in Italia che all’estero, disegnato da  Naylor et al. (1997), testando ceppi virali a titolo noto e campioni da prove sperimentali.
2012 – MESSA A PUNTO DI UN PROTOCOLLO DI REAL TIME PCR PER LA DIAGNOSI E LA QUANTIFICAZIONE DI METAPNEUMOVIRUS AVIARE SOTTOTIPO A E B2023-09-15T16:41:32+02:00

2012 – CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI METAPNEUMOVIRUS AVIARE (AMPV) ISOLATO IN CORSO DI FORMA RESPIRATORIA NELLA FARAONA

Metapneumovirus aviare (AMPV), virus a RNA a singolo filamento e polarità negativa, appartenente alla famiglia delle Paramyxoviridae, colpisce principalmente il tacchino causando un’infezione delle prime vie respiratorie, nota come Rinotracheite del tacchino (TRT).
Pollo ( Catelli et al., 1998), fagiano ( Catelli et al., 2001), faraona (Picault et al., 1987) ed anatra muta (Toquin et al., 1999) sono ugualmente sensibili all’infezione, anche se in grado minore e diversamente a seconda della specie. In particolare nella faraona sono stati riportati focolai di Sindrome della Testa Gonfia (SHS), analogamente a quanto osservato nel pollo, da cui è stato isolato il virus (Kles et al.,1987). In condizioni sperimentali non è stato possibile riprodurre forme cliniche analoghe a quelle osservate in campo, ma è stata osservata risposta anticorpale specifica (Gough et al.,1988).
Nel presente lavoro viene descritto un focolaio d’infezione da AMPV verificatosi all’inizio del 2012 in un allevamento di faraone da carne della provincia di Verona.
Viene riportata la caratterizzazione molecolare del ceppo virale isolato e discussi i possibili fattori condizionanti il manifestarsi di forme cliniche.
2012 – CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI METAPNEUMOVIRUS AVIARE (AMPV) ISOLATO IN CORSO DI FORMA RESPIRATORIA NELLA FARAONA2023-09-15T16:40:20+02:00

2012 – EVIDENZE SPERIMENTALI DELLA RESISTENZA DEL PICCIONE (COLUMBA LIVIA) ALL’INFEZIONE DA METAPNEUMOVIRUS AVIARE E DELLA SUA IRRILEVANZA NELLA TRASMISSIONE DELL’INFEZIONE AL TACCHINO

In che misura specie di volatili diverse da tacchino, pollo, fagiano e faraona siano sensibili al Metapneumovirus aviare (AMPV) sottotipo A e B, e che ruolo abbiano gli uccelli selvatici nel mantenere e diffondere l’infezione nell’ambiente, sono argomenti ancora oggetto di studio ed approfondimento da parte della comunità scientifica. La prima comparsa del virus in Sud Africa e la sua successiva diffusione in Israele ed Europa hanno avuto modalità che fanno sospettare che gli uccelli migratori, e gli uccelli selvatici in generale, abbiano giocato un ruolo importante nella trasmissione dell’infezione (Jones, 1996). Gli studi epidemiologici sulla diffusione di AMPV sottotipo A e B negli uccelli selvatici, se paragonati a quelli svolti in USA sul sottotipo C, sono scarsi e riportano una limitata presenza dell’infezione. Studi pubblicati negli anni ’90 riportano l’evidenza di anticorpi nei riguardi di questi sottotipi in allevamenti di struzzi dello Zimbabwe (Cadman et al., 1994) ed in gabbiani della costa Baltica in Germania (Heffels- Redman et al., 1998). Più recentemente uno studio brasiliano riporta l’evidenza di RNA virale di AMPV in uccelli selvatici tenuti in cattività (Felippe et al., 2011). Un’ampia indagine epidemiologica svolta nel 2004 in zone paludose dell’Italia nord-orientale, ha riportato al contrario costantemente negatività sia sierologiche che molecolari per infezione da AMPV sottotipo A e B in molte specie di uccelli acquatici (Delogu et al., 2004). L’anatra, l’oca ed il piccione sono risultati resistenti all’infezione sperimentale con AMPV sottotipo A (Gough et al.,1988); mentre l’anatra muta sia all’infezione con AMPV A che B (Toquin et al., 2006).
Il coinvolgimento del piccione nella diffusione di AMPV sottotipo A e B è stato recentemente nuovamente sospettato, sulla base di scarse positività molecolari evidenziate in piccioni selvatici o  infettati sperimentale (Felippe et al., 2011; Gharaibeh & Shamoun, 2011). Il presente lavoro ha avuto come obiettivi da un canto determinare con certezza la sensibilità del piccione ad AMPV sottotipo B e dell’altro verificare la sua rilevanza nel trasmettere l’infezione al tacchino. A tale scopo sono state svolte prove due sperimentali in isolamento biologico.
2012 – EVIDENZE SPERIMENTALI DELLA RESISTENZA DEL PICCIONE (COLUMBA LIVIA) ALL’INFEZIONE DA METAPNEUMOVIRUS AVIARE E DELLA SUA IRRILEVANZA NELLA TRASMISSIONE DELL’INFEZIONE AL TACCHINO2023-09-15T16:39:12+02:00

2012 – MYCOPLASMA IOWAE IN TACCHINI DA CARNE: VALUTAZIONI CLINICHE E ANATOMOPATOLOGICHE.

Il Mycoplasma iowae (MI) era considerato un patogeno di particolare importanza nel settore tacchino e la sua attività patogena era principalmente correlata ad un incremento della mortalità embrionale. Al fine di contenere tali problematiche si è deciso il risanamento dei gruppi di riproduttori infetti , generando linee Mycoplasma iowae free. La sua scarsa prevalenza nel settore tacchino, congiuntamente con l’assenza di report riguardanti tale specie di micoplasma, ha fatto sì che l’attenzione nei riguardi di tale specie diminuisse con conseguente scarso sviluppo di nuove metodiche diagnostiche e poca attenzione dal punto di vista clinico.
E’ bene ricordare che mediante infezioni sperimentali, eseguite sia su tacchino che su pollo. l’MI ha determinato uno scarso accrescimento, con evidenti alterazioni dello sviluppo osseo, oltre a forme di lieve aerosacculite, artrosinovite ed anormalità del piumaggio.
Recentemente negli Stati Uniti sono stati segnalati alcuni casi di isolamento di MI in tacchini da carne che manifestavano anormalità scheletriche e condrodistrofia [3]. Inoltre durante il 2012 in Italia è stato segnalato l’isolamento di MI in tacchini industriali [2].
Scopo del presente lavoro è discutere la sintomatologia clinica e le alterazioni anatomopatologiche rilevate in diversi gruppi di tacchini da carne nel territorio italiano in cui è stato isolato il Mycoplasma iowae.
2012 – MYCOPLASMA IOWAE IN TACCHINI DA CARNE: VALUTAZIONI CLINICHE E ANATOMOPATOLOGICHE.2023-09-15T16:38:31+02:00

2012 – APPLICAZIONI DI METODICHE BIOMOLECOLARI PER LA DIFFERENZIAZIONE GENOTIPICA IN MYCOPLASMA GALLISEPTICUM.

Il Mycoplasma gallisepticum provoca nel pollo e nel tacchino una forma respiratoria piuttosto severa con coinvolgimento delle vie aeree superiori ed interessamento dei seni e conseguente sinusite (in particolare nel tacchino).
Negli animali in deposizione si manifesta un importante calo della deposizione di uova correlata anche ad una decolorazione delle stesse. Attualmente i piani di contenimento prevedono la produzione di gruppi MG free e l’applicazione di misure di biosicurezza. Tali accorgimenti però in alcuni casi non risultano essere efficaci. Infatti in alcune categorie produttive ed in determinate aree geografiche l’utilizzo di vaccini permette il contenimento delle forme cliniche.
Scopo del presente lavoro è quello di valutare se le metodiche biomolecolari disponibili possono essere utilizzate al fine di differenziazione dei ceppi MG circolanti. A tale fine ci siamo proposti di focalizzarci su il gene mgc2 che codifica per una proteina “cytadhesin”, nei campioni conferiti presso il nostro laboratorio.
2012 – APPLICAZIONI DI METODICHE BIOMOLECOLARI PER LA DIFFERENZIAZIONE GENOTIPICA IN MYCOPLASMA GALLISEPTICUM.2023-09-15T16:36:16+02:00

2012 – ANALISI DEI CEPPI CIRCOLANTI DI MYCOPLASMA SYNOVIAE MEDIANTE L’UTILIZZO DI METODICHE BIOMOLECOLARI.

Il Mycoplasma synoviae (MS) rappresenta uno dei più importanti micoplasmi in ambito avicolo. Il suo ruolo patogeno è principalmente localizzato nel settore da carne dove causa importanti danni economici, dovuti ad un incremento di scarti al macello ed un decremento degli indici di conversione. Inoltre recentemente l’MS è stato correlato, in diverse nazioni inclusa l’Italia, ad una specifica alterazione del polo apicale del guscio nella gallina ovaiola [1,3].
Lo studio della classificazione dei patogeni, attraverso differenti metodologie, ha permesso a seguito di correlati studi epidemiologici di evidenziare specifici tipi o sottotipi responsabili di forme cliniche più o meno evidenti. Anche se nel settore micoplasmi non siamo giunti a tali traguardi la possibilità di distinzione dei genotipi rappresenta un ottimo punto di partenza. In particolare recentemente la lesione apicale del guscio è stata relazionata principalmente ad uno specifico genotipo [2] permettendo di chiarire alcune discrepanze dovute principalmente ad una elevata incidenza di gruppi di ovaiole MS positivi contro una minore prevalenza di gruppi produttori di uova alterate.
Tale esempio ha sempre più stimolato la nostra attività in questo settore focalizzando la nostra attenzione nella studio dei differenti genotipi attualmente circolanti.
Scopo del presente lavoro è quello di studiare i differenti genotipi di MS circolanti nel territorio nazionale.
2012 – ANALISI DEI CEPPI CIRCOLANTI DI MYCOPLASMA SYNOVIAE MEDIANTE L’UTILIZZO DI METODICHE BIOMOLECOLARI.2023-09-15T16:35:14+02:00

2012 – FOCOLAIO DI MAL ROSSINO IN UN ALLEVAMENTO DI FAGIANI.

Il mal rossino è una malattia cosmopolita sostenuta da Erysipelotrix (E.) rhusiopathiae (Wang et al., 2009).  Il germe, responsabile del mal rossino nel suino, induce una grave forma di patologia anche nell’uomo che si manifesta con una caratteristica lesione cutanea nota con il nome di erisipeloide (Brooke et al., 1999).
Negli uccelli E. rhusiopathiae è segnalato in particolare nel tacchino (Bricker and Saif, 2003), che manifesta la sintomatologia clinica a tutte le età, ma anche in numerose altre specie domestiche e selvatiche (Mutalib et al, 1993, Eriksson et al., 2010, Brännström et al., 2008 Opriessing et al., 2005).
La circolazione del germe negli allevamenti intensivi di pollame sembra essere sottostimata, anche perché non sempre soggetti sierologicamente positivi manifestano sintomatologia clinica e mortalità (Eamens et al., 1988).
Il coinvolgimento di specie selvatiche allevate a scopo di ripopolamento venatorio è segnalato raramente (Milne et al., 1997, Bygrave et al., 1997). Tuttavia, la comparsa della malattia in questo tipo di animali apre interrogativi importanti circa il ruolo da essi giocato nella diffusione del germe nell’ambiente naturale.
In questo lavoro è stato decritto un inusuale focolaio di mal rossino osservato nel 2008 che ha interessato un gruppo di fagiani (Phasianus colchicus) allevati a scopo di ripopolamento venatorio.  e discusse le cause che ne hanno probabilmente favorito la comparsa e condizionato la gravità.
2012 – FOCOLAIO DI MAL ROSSINO IN UN ALLEVAMENTO DI FAGIANI.2023-09-19T11:27:33+02:00

2012 – CHLAMYDIA PSITTACI NEL COLOMBO DI CITTÀ: ASPETTI ANATOMO-PATOLOGICI, SIEROLOGICI E BIOMOLECOLARI

Le Chlamydiae appartengono all’ordine Chlamydiales e alla famiglia Chlamydiaceae (1). Chlamydia spp. è stata segnalata in 469 specie aviari appartenenti a 30 ordini di uccelli, principalmente psittaciformi, columbiformi e passeriformi (2).
Il ruolo zoonosico di C. psittaci è ampiamente dimostrato, anche se risulta difficile correlare l’infezione in uccelli sinantropi, come il colombo di città, con un reale rischio per l’uomo. Spesso la sola identificazione di specie, all’interno del genere Chlamydia, non è sufficiente e sono richieste informazioni aggiuntive che possono caratterizzare ulteriormente questo patogeno, quali per esempio il sierotipo e genotipo. Nuove tecnologie, come il microarray, permettono di identificare per C. psittaci  9 genotipi, 7 aviari (A, B, C, D, E, F, E/B) 2 non aviari (WC, M56), ciascuno associato prevalentemente ad un ordine di uccelli e con diverso rischio zoonosico (3). Altre metodiche, come l’MLVA (Multiple Locus Variable Number of Tandem Repeats Analysis) permettono di distinguere 20 diversi patterns (4).
Inoltre, dato che sia i segni clinici che le lesioni anatomo-patologiche non sono patognomonici e considerato lo stato di portatore asintomatico tipico delle specie aviarie, spesso è difficile avanzare un forte sospetto attraverso un esame clinico o anatomo-patologico a causa delle scarse correlazioni tra sintomatologia ed eventuali lesioni anatomo-patologiche con l’infezione. Questa carenza pregiudica notevolmente l’esame autoptico quale strumento di screening preliminare, volto alla selezione di campioni potenzialmente infetti. Nel presente lavoro abbiamo valutato la prevalenza di Chlamydiaceae, ed in particolare C. psittaci, in una popolazione aviare con caratteristiche sinantropiche quale il colombo di città (Columba livia var. domestica) nell’areale veneziano. Contestualmente le clamidie isolate sono state caratterizzate valutandone i genotipi mediante tecnologie biomolecolari innovative. Inoltre, si è proceduto ad una classificazione delle lesioni anatomo-patologiche e ad una loro correlazione con la presenza del patogeno.
2012 – CHLAMYDIA PSITTACI NEL COLOMBO DI CITTÀ: ASPETTI ANATOMO-PATOLOGICI, SIEROLOGICI E BIOMOLECOLARI2023-09-15T14:26:05+02:00

2012 – VACCINAZIONE DI ALLEVAMENTI DI BROILER CON AVIPRO® PRECISE E UN VACCINO GUMBORO DI CEPPO INTERMEDIO

Il virus IBD (Infectious Bursal Disease virus) di solito è la causa di una malattia altamente contagiosa e immunosoppressiva nei polli. IBD o malattia di Gumboro ha un impatto significativo sulla salute e le prestazioni di allevamenti di polli commerciali, da cui la vaccinazione con vaccini vivi o inattivati che viene eseguita regolarmente. Questo lavoro ha studiato la risposta sierologica e i dati relativi alle prestazioni zootecniche di gruppi di broiler vaccinati con AviPro® Precise (ceppo LC75) ed un prodotto concorrente (ceppo S-706).
2012 – VACCINAZIONE DI ALLEVAMENTI DI BROILER CON AVIPRO® PRECISE E UN VACCINO GUMBORO DI CEPPO INTERMEDIO2023-09-19T11:27:49+02:00
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