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2011 – STABILITÀ DEL GENE FLAA IN CAMPYLOBACTER COLI

Campylobacter (C.) jejuni e C. coli sono i principali responsabili di gastroenteriti batteriche nei paesi industrializzati (Bluzler, 2004). Alcuni Autori hanno ipotizzato che la capacità di colonizzazione dell’intestino di questi germi possa essere associata ad una loro propensione alla variabilità genetica, che conferirebbe maggiori probabilità di sopravvivenza (Ridley et al., 2008). Tra i fattori coinvolti nei meccanismi di virulenza è certamente inclusa la flagellina in quanto promotore della colonizzazione intestinale. Due geni, flaA e flaB, sono coinvolti nella biosintesi della flagellina, ed essi ricadono all’interno di regioni omopolimeriche con alto tasso di variabilità (Parkhill et al., 2000). I due geni condividono il 95% della sequenza nucleotidica, ma flaA sembra essere critico per la mobilità, la colonizzazione, e la patogenesi, mentre flaB potrebbe avere il ruolo di riserva di materiale genetico. Eventi ricombinativi tra flaA e flaB incrementano la variabilità della flagellina, e non è escluso che ciò possa influire sull’adattamento ai diversi ambienti intestinali.
In questo studio è stata valutata in vitro la variabilità del gene flaA di ceppi di C. coli coltivati mediante  passaggi sequenziali in condizioni ambientali differenti.
2011 – STABILITÀ DEL GENE FLAA IN CAMPYLOBACTER COLI2023-09-15T17:54:20+02:00

2011 – IDENTIFICAZIONE DI SPECIE DI MICOPLASMI AVIARI MEDIANTE DENATURING GRADIENT GEL ELECTROPHORESIS (DGGE)

I micoplasmi, appartengono alla classe dei Mollicutes, rappresentano i più piccoli microorganismi in grado di replicare autonomamente. Il loro genoma può variare da 600 a più di 2000 Kb. Differiscono dagli altri batteri in particolare per le loro piccole dimensioni e per la totale assenza di parete cellulare. Sono ampiamente diffusi in natura e possono parassitare un’ampia varietà di specie viventi quali mammiferi, rettili, pesci, artropodi e piante (4).
Sono considerati “organismi difficili da coltivare” a causa delle loro esigenze metaboliche e dei loro lunghi tempi di crescita in vitro.
In campo aviare sono oltre 20 le specie conosciute, anche se solamente alcune rivestono un ruolo economicamente importante, quali Mycoplasma gallisepticum (MG), Mycoplasma synoviae (MS), Mycoplasma ioawe (MI), Mycoplasma meleagridis (MM).
Con l’introduzione delle metodologie biomolecolari la diagnostica per tali patogeni è nettamente migliorata, ma se da un lato sono stati ridotti i tempi di risposta, dall’altro è diminuita la possibilità di eseguire ulteriori indagini di approfondimento tipiche della microbiologia classica, ancor’oggi effettuate normalmente per altri patogeni batterici di più semplice coltivazione. L’utilizzo della PCR per la ricerca di una specie di Micoplasma (sono attualmente disponibili PCR specifiche solo per i patogeni di maggior interesse) risulta essere determinante se supportata da un corretto sospetto diagnostico, in tali casi permette di pervenire ad una corretta diagnosi. Però contestualmente la stessa metodica può essere inefficace in caso di errato sospetto di specie, ed inoltre impedisce la dimostrazione di eventuali coinfezioni, eliminando anche la possibilità di esecuzione di ulteriori indagini sul ceppo isolato.
Attualmente nell’isolamento dei micoplasmi aviari il manuale OIE prevede un’incubazione in brodo fino a due settimane seguite da altre due settimane per l’eventuale crescita in agar. Poiché i micoplasmi non sono distinguibili su base biochimica risulta necessario eseguire metodiche aggiuntive per l’identificazione della specie isolata quali l’immunofluorescenza, l’inibizione della crescita, l’utilizzo di PCR specie specifiche che naturalmente aumentano ancor di più i tempi di risposta.
La DGGE (Denaturing Gradient Gel Electrophoresis) è una tecnica elettroforetica che permette di separare degli amplificati in base alla loro sequenza e non al loro peso molecolare. Il limite teorico di tale tecnica è quello di identificare fino ad una singola mutazione puntiforme (2). Il principio si basa sulla diversa mobilità di una doppia elica parzialmente denaturata in un supporto solido, la denaturazione stessa dipende a sua volta dalla sequenza nucleotidica. A tale riguardo è opportuno ricordare che l’appaiamento delle basi GC si basa su 3 legami idrogeno molto più stabili del doppio legame idrogeno presente tra le basi AT. Su tali presupposti alcuni Autori hanno effettuato studi di comparazione della migrazione di un tratto del 16S rDNA, regione conservata dei batteri (3).
Scopo del presente lavoro è stato quello di valutare su isolati di campo l’applicabilità della metodica DGGE, quale potenziale metodo per l’identificazione di differenti specie di micoplasmi.
2011 – IDENTIFICAZIONE DI SPECIE DI MICOPLASMI AVIARI MEDIANTE DENATURING GRADIENT GEL ELECTROPHORESIS (DGGE)2023-09-15T17:54:26+02:00

2011 – ISOLAMENTO DI MYCOPLASMA MELEAGRIDIS DA UN GRUPPO DI FARAONE (NUMIDA MELEAGRIS)

Mycoplasma meleagridis (MM) è considerato un patogeno specifico del tacchino (1).
In tale specie è causa di uno scarso accrescimento ed alterazioni scheletriche durante la fase giovanile, inoltre può essere causa di moderata aerosacculite di tipo fibrinoso.
Uova provenienti da gruppi di riproduttori infetti possono presentare riduzione della schiudibilità (1).
Infezioni sperimentali hanno dimostrato un’alta incidenza di aerosacculite a seguito di inoculazione nel sacco vitellino di embrioni di tacchino, anche se raramente si è verificata la morte dell’embrione. L’inoculazione in uova embrionate di pollo ha prodotto la replicazione del patogeno senza però evidenziare mortalità embrionale.
Infine infezioni sperimentali condotte su polli adulti hanno dimostrato una refrattarietà del pollo a tale patogeno.
Le ultime segnalazioni di questo patogeno riguardano l’isolamento di MM da trachee di alcuni rapaci selvatici in Germania, gli Autori della segnalazione ipotizzano che tali positività possano essere correlate all’infezione dei rapaci nelle grandi discariche urbane (2) a dimostrazione del fatto della presenza del patogeno nel territorio europeo.
La trasmissione del MM avviene principalmente per via verticale. Tale peculiarità ha permesso di contenere e gestire la sua presenza nel comparto avicolo attraverso la creazione di gruppi MM free, tant’è che ormai tale patologia è considerata dalla maggior parte dei Medici Veterinari Aviari una patologia “vecchia” dato che le ultime segnalazioni risalgono a più di 15 anni fa. Per questi motivi attualmente non sono previsti specifici piani di controllo per tale patogeno.
Il presente lavoro descrive la prima segnalazione di isolamento di Mycoplasma meleagridis in un gruppo di faraone (Numida meleagris) e conferma la presenza nel territorio italiano di tale patogeno.
2011 – ISOLAMENTO DI MYCOPLASMA MELEAGRIDIS DA UN GRUPPO DI FARAONE (NUMIDA MELEAGRIS)2023-09-15T17:54:33+02:00

2011 – EPISODIO DI DERMATOMIOSITE DA ASPERGILLUS FUMIGATUS NEL CAPPONE

Aspergillus fumigatus è un fungo a diffusione cosmopolita e ubiquitario, può infatti essere isolato dal terreno, dalla vegetazione e dall’aria. La notevole capacità di sporulazione che lo caratterizza si traduce nella presenza di elevate concentrazioni di conidi nell’aria, sia in ambienti chiusi che all’aperto (Latgé, 2001). La capacità di tale fungo di provocare malattia è condizionata, sia negli animali che nell’uomo, dallo stato immunitario dell’ospite oltre che dalla carica infettante. Nei volatili, sia domestici che selvatici, l’aspergillosi può manifestarsi in forma acuta, in particolare negli animali giovani, con elevate morbilità e mortalità e in forma cronica, nei soggetti adulti. Tra le forme cliniche di aspergillosi descritte nelle specie aviari la principale è la forma polmonare, legata alla capacità dei conidi di A. fumigatus di raggiungere gli alveoli polmonari in virtù del loro ridotto diametro (2-3  µm); sono poi descritte forme oftalmiche, ossee, sistemiche (Richard, 1997) e  Olias et al. (2010) hanno recentemente riportato un caso di aspergillosi articolare nel tacchino. Rare sono le segnalazioni di forme di dermatite associate ad A. fumigatus.
2011 – EPISODIO DI DERMATOMIOSITE DA ASPERGILLUS FUMIGATUS NEL CAPPONE2023-09-15T17:54:39+02:00

2010 – CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DEI CEPPI DI VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA AVIARE ISOLATI IN ITALIA NEL PERIODO 2007-2009 E NEL PRIMO BIMESTRE DEL 2010

Sono stati caratterizzati (mediante RT-PCR e/o sequenziamento) 368 ceppi di virus della bronchite infettiva aviare (IBV) rilevati in italia nel triennio 2007-2009 e 40 ceppi di IBV rilevati nei primi due mesi del 2010. Nel corso del periodo considerato e, in particolare, all’inizio del 2010 la circolazione dei differenti genotipi di IBV sembra essersi diversificata. La prevalenza del ceppo 793B sembra infatti in diminuzione, mentre la circolazione dei genotipi QX e IT-02 appare in aumento. Si segnala inoltre la recente ricomparsa, sia pure in forma sporadica, dei genotipi D274 e B1648.
2010 – CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DEI CEPPI DI VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA AVIARE ISOLATI IN ITALIA NEL PERIODO 2007-2009 E NEL PRIMO BIMESTRE DEL 20102023-09-18T09:27:35+02:00

2010 – INFEZIONE SPERIMENTALE DI TACCHINOTTI CON DIVERSI ASTROVIRUS AVIARI: RISULTATI PRELIMINARI

Gli astrovirus sono virus a RNA sprovvisti di envelope di dimensioni comprese tra 28-30 nm, appartenenti alla famiglia Astroviridae. Il nome deriva dal loro tipico aspetto “stellato” visibile al microscopio elettronico in colorazione negativa. Questi virus colpiscono i giovani individui di molte specie, uomo compreso, dove causano episodi di malattia enterica di lieve e media gravità, generalmente autolimitanti. Negli avicoli però sono stati descritti episodi anche gravi di malattia con grave risentimento generale e aumento della mortalità (1). Astrovirus sono stati osservati anche in organi linfoidi (timo e borsa di fabrizio) facendo supporre un’attività immunosoppressiva (2). Tra le specie avicole, la più colpita è senza dubbio il tacchino (3, 4), anche se astrovirus a livello intestinale sono stati segnalati con una certa frequenza anche in polli, anatre e recentemente anche in faraone (5).
2010 – INFEZIONE SPERIMENTALE DI TACCHINOTTI CON DIVERSI ASTROVIRUS AVIARI: RISULTATI PRELIMINARI2023-09-18T09:26:33+02:00

2010 – USO DELLA TILVALOSINA (AIVLOSIN®, ESTEVE S.P.A.) IN DUE GRUPPI DI TACCHINI COMMERCIALI BIG 6 AFFETTI DA MYCOPLASMA GALLISEPTICUM E MYCOPLASMA SYNOVIAE. PROVE COMPARATIVE ESEGUITE A CONFRONTO CON TILOSINA E OSSITETRACICLINA

Questi 2 studi, realizzati presso un’azienda in provincia di Padova, mettono a confronto l’attività della tilvalosina (AIVLOSIN®, Esteve S.p.A) e della tilosina nei confronti dell’infezione di campo da Mycoplasma gallisepticum in un allevamento di tacchini commerciali BIG 6 (primo studio); inoltre nel secondo studio il confronto è stato eseguito su un gruppo di tacchini affetti da Mycoplasma synoviae, e il confronto è avvenuto tra tilvalosina (AIVLOSIN®, Esteve S.p.A) e ossitetraciclina al 20% liquida.
Per quanto riguarda il primo studio, nei primi giorni gli animali manifestavano sintomi respiratori, quali tosse e gonfiore dei seni nasali. È stato inoltre osservato un aumento della mortalità e della formazione di scarti. La diagnosi è stata confermata dalle prove analitiche (SAR positiva sul 100% dei campioni) e dai reperti anatomopatologici.
Gli animali di entrambi i gruppi (gruppo tilosina, trattato con tilosina commerciale per 3 giorni con 50 gr/100 litri acqua di abbeverata e gruppo tilvalosina, trattato per 3 giorni con tilvalosina 20 gr/100 litri acqua) hanno manifestato un miglioramento dei sintomi ed una riduzione della mortalità. Tuttavia, a 7 giorni di distanza dal trattamento, il gruppo trattato con tilosina ha avuto necessità di un ulteriore trattamento, mentre il gruppo trattato con tilvalosina (AIVLOSIN®, Esteve S.p.A) non ha richiesto altri trattamenti.
Lo studio di campo realizzato indica quindi una differenza, a favore della tilvalosina (AIVLOSIN®, Esteve S.p.A), nel trattamento dell’infezione da Mycoplasma gallisepticum nei tacchini commerciali.
Nel secondo studio il gruppo in esame era di circa 15000 tacchini commerciali Big 6 allevati su tre capannoni. La prova è stata eseguita trattando un capannone con tilvalosina (AIVLOSIN®, Esteve S.p.A) e gli altri due con ossitetraciclina.
I soggetti all’età di 90 giorni presentavano una leggera forma respiratoria, pallore della testa, con formazione di animali cachettici e conseguenza dimagrimento e morte. Gli animali sono quindi stati trattati: uno dei 3 capannoni con tilvalosina per la durata di 5 giorni e, contemporaneamente, gli altri due con ossitetraciclina, sempre per la durata di 5 giorni, previo accertamento diagnostico eseguito presso un laboratorio privato.
I test eseguiti sono stati PCR , siero-agglutinazione ed ELISA.L’accertamento ha confermato positività a Mycoplasma synoviae e quindi abbiamo proseguito nella terapia specifica.
A distanza di 15 giorni dal trattamento sia i capannoni trattati con ossitetraciclina che con tilvalosina, non hanno presentato ricadute e il gruppo è potuto andare al macello con una percentuale minima di soggetti sottopeso o scarti.
2010 – USO DELLA TILVALOSINA (AIVLOSIN®, ESTEVE S.P.A.) IN DUE GRUPPI DI TACCHINI COMMERCIALI BIG 6 AFFETTI DA MYCOPLASMA GALLISEPTICUM E MYCOPLASMA SYNOVIAE. PROVE COMPARATIVE ESEGUITE A CONFRONTO CON TILOSINA E OSSITETRACICLINA2023-09-18T09:25:11+02:00

2010 – UTILIZZO DEL PYROSEQUENZIAMENTO PER UNA RAPIDA CLASSIFICAZIONE DELLE SPECIE DI ADENOVIRUS AVIARI DEL GRUPPO I

L’identificazione degli adenovirus aviari del gruppo I (FAdVs) è di notevole importanza sia per studi epidemiologici che per l’adozione di corrette strategie vaccinali, laddove la vaccinazione può essere impiegata nel controllo della malattia.
La tipizzazione dei FAdVs è effettuata, in genere, mediante PCR seguita da sequenziamento o dall’analisi con enzimi di restrizione (RFLP). Entrambi i metodi risultano, tuttavia, molto dispendiosi sia in termini di tempo che economici rendendo difficoltosa la loro applicazione nella routine diagnostica.
Nel presente studio l’amplificazione della regione variabile L1 dell’esone seguita dal suo pyrosequenziamento è stata valutata al fine di consentire una rapida genotipizzazione delle specie di adenovirus aviari del gruppo I.
I risultati hanno dimostrato chiaramente che il pyrosequenziamento potrebbe costituire un nuovo strumento per identificare e classificare i FAdVs in maniera più rapida, economica e facilmente interpretabile rispetto alle tecniche comunemente utilizzate.
2010 – UTILIZZO DEL PYROSEQUENZIAMENTO PER UNA RAPIDA CLASSIFICAZIONE DELLE SPECIE DI ADENOVIRUS AVIARI DEL GRUPPO I2023-09-18T09:24:00+02:00

2010 – CARATTERIZZAZIONE GENOMICA DI CEPPI DEL VIRUS DELLA MALATTIA DI GUMBORO ISOLATI IN ITALIA NEL PERIODO 2006-2009

La bursite infettiva (IBD) rappresenta da tempo, ed in particolare negli ultimi decenni, un importante problema, non solo economico, dell’allevamento avicolo intensivo. Fino alla fine degli anni ’80, infatti, la malattia veniva controllata abbastanza facilmente mediante misure di profilassi indiretta (vaccinazione). Tuttavia, successivamente, si sono registrati, in varie parti del mondo dove l’avicoltura intensiva è più sviluppata, numerosi casi di “rotture vaccinali” causate dall’insorgenza di “nuove varianti” virali. Negli USA è stato dimostrato che in queste “nuove varianti”(US variants) si era realizzato un drift antigenico con conseguente mancata risposta anticorpale crociata tale da rendere i vaccini classici non sufficientemente protettivi (7, 10). Inoltre, la comparsa di quadri di IBD acuta caratterizzati da mortalità elevate, sono stati riportati in Europa ed attribuiti a ceppi dotati di elevata patogenicità, i c.d. “very virulent”, anche in assenza di drifts antigenici significativi (4). In Italia, casi di IBDV sono stati riportati alla fine degli anni novanta, soprattutto in Emilia Romagna dove la malattia poteva essere considerata endemica. A partire del 2002, si è registrato un notevole aumento di casi anche in altre regioni italiane.
 Il virus IBDV appartenente alla famiglia Birnaviridae, è un virus a RNA privo di envelope, con genoma a RNA a doppia elica bisegmentato. Sono riconosciuti due sierotipi. Il sierotipo 1 è il ceppo patogeno del pollo, di cui si conoscono diversi ceppi o varianti: il ceppo classico (prototipo F52/70), varianti, very virulent (divise in tipiche e atipiche) e vaccinali (mild, mild intermediate, intermediate, intermediate plus). Il sierotipo 2, isolato inizialmente nel tacchino ma diffuso anche nel pollo, è apatogeno.
Strutturalmente sono note 5 proteine: VP1 che codifica per la RNA polimerasi; VP2 che induce Ac neutralizzanti e presenta gli Ag specifici di sierotipo; VP3 che presenta gli Ag specifici di gruppo; VP4 che codifica per la proteasi virale; VP5 che ha funzioni regolatorie. In particolare nella VP2 c’è una piccola regione, denominata ipervariabile, di soli 144 aminocidi (aa) estremamente idrofoba, con due picchi idrofili agli estremi localizzati in posizione 210-225 e 312-324 rispettivamente (picchi maggiori A e B) che corrispondono agli epitopi neutralizzanti (1, 2). Inoltre è stata riportata anche la presenza di altre due picchi idrofilici minori 1 e 2 (posizioni 248-252 e 279-290) altrettanto importanti dal punto di vista antigenico (13) poiché è’ proprio in queste regioni che più spesso insorgono mutazioni, spesso puntiformi, che determinano la comparsa di nuovi sierotipi o varianti patogene.
Studi di caratterizzazione antigenica e genomica condotti precedentemente su ceppi isolati dal 1996 al 2005 (9, 11) hanno rilevato che la maggior parte dei ceppi IBDV circolanti nel territorio italiano appartenevano al tipo vvIBDV. Tuttavia era stato osservato che alcuni ceppi vvIBDV , provenienti principalmente dall’Emilia Romagna, presentavano caratteristiche sia antigeniche che genomiche diverse dai ceppi vvIBDV tipici. Lo scopo di questo lavoro è stato pertanto l’approfondimento dello studio dei virus IBDV circolanti in Italia mediante la caratterizzazione genomica dei ceppi di IBDV isolati negli anni 2006-2009 per rilevare la comparsa di eventuali ceppi atipici.
2010 – CARATTERIZZAZIONE GENOMICA DI CEPPI DEL VIRUS DELLA MALATTIA DI GUMBORO ISOLATI IN ITALIA NEL PERIODO 2006-20092023-09-18T09:21:58+02:00

2010 – TOSSINFEZIONE DA BOTULISMO IN POLLI COMMERCIALI

Si descrive un episodio di tossinfezione da Clostridium botulinum tipo C che ha interessato un allevamento di broiler di 42 giorni di età nell’estate 2009. I fattori che hanno caratterizzato l’evento come l’insorgenza in una specie animale non comune a fenomeni di botulismo, la velocità di diffusione nei diversi capannoni che compongono l’allevamento, l’elevata percentuale di mortalità ci portano a dover considerare l’importanza degli effetti dell’intossicazione botulinica anche nell’allevamento intensivo italiano del pollo da carne.
2010 – TOSSINFEZIONE DA BOTULISMO IN POLLI COMMERCIALI2023-09-18T09:21:04+02:00
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