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2003 – EFFETTO DELL’AZIONE COMBINATA DI ACIDI ORGANICI ED OLII ESSENZIALI INCAPSULATI SULLE PERFORMANCE ZOOTECNICHE DI TACCHINI FEMMINE – PROVA DI CAMPO

Dopo la messa al bando nel 1999 dei principali fattori di crescita, ed in attesa dell’applicazione della nuova direttiva dell’EU che prevede l’abolizione a partire dal 1 Gennaio 2006 dei restanti, si sono moltiplicate le ricerche aventi lo scopo di individuare prodotti alternativi da impiegarsi nell’alimentazione degli animali da reddito. Negli ultimi tempi, i principali sforzi si sono indirizzati prevalentemente verso gli acidi organici ed inorganici (4, 5), e gli oli essenziali (2, 6).
L’inclusione di acidi nelle diverse forme (liquidi, adsorbiti, microincapsulati, etc) è una delle tecniche impiegate in nutrizione animale col fine di sfruttare la loro azione antiagonista nei confronti di molti microrganismi intestinali. Fino a pochi anni fa, le nozioni sul meccanismo di azione degli acidi si basavano esclusivamente sulla loro proprietà acidificante. L’abbassamento del pH crea infatti un ambiente ostile alla proliferazione dei batteri, determinando effetti positivi sulle performance (13), effetti sanitari (7) e risposte antibatteriche (3). Oggi è invece noto che l’azione degli acidi è anche dovuta all’effetto anione degli acidi indissociati (9). Questi riescono, infatti, a penetrare nella cellula attraverso la frazione lipidica della membrana cellulare. Una volta entrati si dissociano liberando ioni H+ che essendo tossici per la cellula devono essere allontanati. Questo lavoro provoca un dispendio di energia compromettendo la moltiplicazione cellulare.
Gli oli essenziali agiscono invece riducendo la permeabilità e l’integrità della membrana citoplasmatica con conseguente diminuzione dell’ATP intracellulare, modificando il potenziale di membrana (Δψ), e determinando una riduzione del pH intracellulare (10, 15). L’uso di oli essenziali presenta lo svantaggio di essere irritanti per le mucose di animali ed operatori.
Anche l’impiego dei cosiddetti acidi liberi provoca problemi per strutture ed addetti. Inoltre anche dopo l’inclusione nella dieta di notevoli quantità (1-2%), questi sono rapidamente neutralizzati nel tratto iniziale dell’intestino tenue, per l’azione tamponante effettuata dal pancreas. L’utilizzo di grandi quantità di acidi liberi può provocare un eccesso di acidità nello stomaco che può causare fenomeni di acido tolleranza nei confronti di alcuni microrganismi quali E. coli, salmonelle e clostridi.(14).
Alla luce del sempre maggiore utilizzo sia degli acidi che degli oli essenziali, il settore R&D di SODA Feed Ingredients ha studiato una tecnica di incapsulazione che permette al principio attivo di essere “intrappolato” e protetto da una matrice “attiva” grassa. Questa consente al prodotto di essere attivo prevalentemente nel sito d’azione specifico essendo studiata per favorire un rilascio mirato e/o continuato. Inoltre evita l’azione degradante nei confronti degli altri ingredienti acido-sensibili come esempio la vitamina A, blocca la volatilità di alcuni acidi come il formico, e riduce gli inconvenienti degli acidi ed oli essenziali. Questo microgranulo ottenuto attraverso l’utilizzo di temperature molto basse (-60° C) risulta essere facile da usare, molto elastico e resistente alle alte
temperature.
In precedenti ricerche l’utilizzo di miscele di acidi organici e inorganici incapsulati nel pollo da carne (OVIGRAM®), nel tacchino da carne (FORMYL®) e nella gallina ovaiola (FORMYL SC®), ha mostrato nel primo caso una riduzione della colonizzazione della Salmonella kedougou (11) e una attività simile alla flavomicina (8), nel tacchino una riduzione dei batteri patogeni (12) e nall’ovaiola un calo della mortalità e delle lesioni dovuti a colisetticemia (1) Lo scopo di questa prova di campo è di verificare l’azione combinata nell’uso di una miscela di acido citrico e acido formico (FORMYL SC®) nelle prime fasi dell’allevamento, e di una miscela di acidi ed oli essenziali (AVIGRO®) fino alla macellazione, sulle performance produttive di tacchini femmine rispetto all’integrazione con estratti vegetali (Citrus). Il programma è stato studiato in modo di sfruttare l’azione più energica del FORMYL SC® nelle prime fasi del ciclo quando maggiori possono essere i problemi da contaminazioni atteriche, sostituendolo successivamente con AVIGRO® capace di mantenere il buono stato sanitario degli animali.

2003 – EFFETTO DELL’AZIONE COMBINATA DI ACIDI ORGANICI ED OLII ESSENZIALI INCAPSULATI SULLE PERFORMANCE ZOOTECNICHE DI TACCHINI FEMMINE – PROVA DI CAMPO2023-09-18T14:33:04+02:00

2003 – IMPIEGO DI OLII ESSENZIALI ED ESTRATTI DI PIANTE NEL CONTROLLO DELL’ISTOMONIASI DEL TACCHINO: PROVE DI CAMPO ED INDAGINI DI LABORATORIO

L’istomoniasi (nota anche con il termine di “tiflo-epatite”) è una malattia contagiosa sostenuta da un protozoo flagellato, Histomonas meleagridis.
L’infezione si contrae attraverso un nematode (Heterakis gallinarum) che funge da ospite intermedio del protozoo. Recentemente è stata dimostrata anche la trasmissione diretta da un animale all’altro per via cloacale (4). La malattia colpisce soprattutto il tacchino, ma viene segnalata anche nel pollo e in altri volatili sia domestici che selvatici. L’incidenza di questa patologia è in aumento per due motivi: a) La diffusione di allevamenti “free range”. b) La totale mancanza di presidi farmacologici efficaci sia nella prevenzione che nella cura dell’istomoniasi (1). Con la messa al bando dei nitroimidazolici e, a partire dal 31/03/2003 (Reg. 1756/2002 del 23/09/2002), del nifursol, i veterinari del settore avicolo si trovano privi di strumenti in grado di contrastare efficacemente la malattia. In tale situazione si è cercato di attuare un controllo della problematica in campo ponendo particolare attenzione ai seguenti aspetti: a) biosicurezza mirata, in particolare, al controllo dell’Heterakis gallinarum mediante trattamenti sistematici alla partenza del ciclo; b) monitoraggio, in momenti precisi del ciclo produttivo, della presenza dei protozoi; c) impiego nel mangime di un prodotto naturale a base di estratti vegetali ottenuti per distillazione da più specie di piante officinali, purificati e concentrati (Fitotril®). L’attività del prodotto Fitotril®, dovuta alla sua particolare composizione, è stata precedentemente verificata con test sperimentali in vitro sulla sensibilità dei singoli patogeni (5). Le prove in campo sono state effettuate in due diversi momenti.
Nel 2002 si è confrontata l’efficacia di campo in quattro diversi capannoni di un unico allevamento di un mangime additivato con nifursol rispetto ad un mangime contenente Fitotril® nel controllo dell’insorgenza di istomoniasi, nelle rese al macello e nell’indice di conversione dell’alimento (ICA) (Caso n. 1). Successivamente, nel 2003, si è verificata l’efficacia di campo nel controllo dell’insorgenza dell’istomoniasi, nelle rese al macello e nell’ICA di un mangime contenente Fitotril® in due gruppi integrati, coinvolgendo un totale di circa 100.000 capi su 5 diversi allevamenti (Caso n. 2). In tutte le prove si è cercato di rivolgersi ad allevamenti con condizioni e tecnologie di allevamento considerate a maggior rischio di malattia.

2003 – IMPIEGO DI OLII ESSENZIALI ED ESTRATTI DI PIANTE NEL CONTROLLO DELL’ISTOMONIASI DEL TACCHINO: PROVE DI CAMPO ED INDAGINI DI LABORATORIO2023-09-18T14:31:40+02:00

2003 – CASI DI CHERATOCONGIUNTIVITE DA MYCOPLASMA GALLISEPTICUM IN POLLASTRE COMMERCIALI

Mycoplasma gallisepticum (MG), notoriamente implicato in forme respiratorie nel pollo e in altre specie domestiche, causa di scarti al macello e di problemi di deposizione, è segnalato recentemente come causa di lesioni oculari sia in specie domestiche (1), sia in selvatici (2,3). Tali forme sono state descritte anche in Italia in varie tipologie di allevamento (4).
Vista la peculiarità di tali forme e i problemi che pongono dal punto di vista epidemiologico e patogenetico, abbiamo ritenuto interessante descrivere 2 casi recentemente osservati in grossi allevamenti di pollastre commerciali.

2003 – CASI DI CHERATOCONGIUNTIVITE DA MYCOPLASMA GALLISEPTICUM IN POLLASTRE COMMERCIALI2023-09-18T14:29:52+02:00

2003 – CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI ROTAVIRUS IDENTIFICATI IN CORSO DI FOCOLAI DI ENTERITE TRASMISSIBILE DELLA STARNA (PERDIX PERDIX): RISULTATI PRELIMINARI

I Rotavirus sono virus a RNA responsabili di gravi patologie post-natali in mammiferi ed uccelli; le enteriti da rotavirus vanno assumendo un ruolo preminente negli allevamenti avicoli a causa delle significative perdite economiche che determinano (6).
La presenza di rotavirus in corso di infezioni enteriche nella starna è stata evidenziata alla microscopia elettronica alla fine degli anni ’80 (2, 6). Forme di enterite trasmissibile, causa di elevata mortalità nella prima settimana di vita, verosimilmente riferibili alla stessa eziologia, erano state già precedentemente segnalate (3, 7) in allevamenti di starne a scopo di ripopolamento. Nell’ambito dei rotavirus vengono distinti 7 sierogruppi (A, B, C, D, E, F, G) sulla base delle caratteristiche antigeniche della proteina capsidica VP6 e numerosi elettroferotipi sulla base della mobilità elettroforetica degli 11 segmenti di RNA a doppia catena (dsRNA) (1). I dati relativi alle caratteristiche antigeniche e genomiche dei rotavirus aviari sono scarsi, soprattutto a causa delle difficoltà nell’adattare in coltura cellulare tali ceppi che appartengono in prevalenza al gruppo non-A, per cui ai fini di uno studio approfondito delle caratteristiche di tali virus si rende necessario il ricorso a metodiche biomolecolari. L’elettroforesi in condizioni denaturanti permette la caratterizzazione preliminare dei rotavirus mediante l’analisi dei profili di migrazione elettroforetica degli 11 segmenti di dsRNA (8, 9). La presenza di differenti profili elettroforetici dipende dal riassortimento genico tipico dei virus a genoma segmentato. L’analisi accurata degli elettroferotipi consente di effettuare indagini epidemiologiche e di individuare la presenza di eventuali ceppi endemici.
Il presente lavoro riporta i risultati dell’analisi elettroforetica svolta su ceppi di rotavirus identificati in focolai di enterite trasmissibile della starne allo scopo di individuare gli elettroferotipi circolanti in tale specie.

2003 – CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI ROTAVIRUS IDENTIFICATI IN CORSO DI FOCOLAI DI ENTERITE TRASMISSIBILE DELLA STARNA (PERDIX PERDIX): RISULTATI PRELIMINARI2023-09-18T14:28:34+02:00

2003 – VARIABILITÀ GENETICA ED EPIDEMIOLOGIA DEGLI APEC LUNGO LA FILIERA AVICOLA

La caratteristica di E. coli in tutte le specie animali, compreso l’uomo, è quella di far parte, in gran numero, della normale flora batterica intestinale (ceppi commensali) e di essere la causa, in un numero limitato di ceppi, di infezioni intestinali od extra-intestinali (ceppi patogeni). A questo ultimo gruppo appartengono gli APEC (Avian Pathogenic Escherichia coli).
E’ quindi fondamentale l’uso di un efficiente metodo di differenziazione dei ceppi commensali da quelli patogeni: la tradizionale sierotipizzazione dei ceppi isolati, i test di sensibilità e , negli ultimi anni, i fattori di virulenza, forniscono numerose informazioni per la diagnostica ma non sufficienti per lo studio epidemiologico della malattia.
E’ stato ad esempio dimostrato che ognuno dei sierogruppi prevalenti O1, O2, O78 è composto da cloni geneticamente diversi (9). Forse, anche per quanto sopra esposto, in bibliografia numerosi sono i riferimenti agli agenti infettivi predisponenti la colibacillosi (es. Mycoplasma gallisepticum, virus della bronchite infettiva) mentre solo in pochi lavori è stata approfondita l’epidemiologia degli APEC e le azioni da intraprendere per prevenire e controllare la colibacillosi.In genere i metodi che differenziano il genotipo come la RAPD (1) (6) sono considerati più discriminatori dei metodi fenotipici e la combinazione dei dati dà le informazioni più complete.
La tecnica della RAPD si basa sul principio per cui un singolo oligonucleotide, scelto arbitrariamente, può appaiarsi in siti diversi del genoma su entrambi i filamenti del DNA; se questi distano non più di qualche kb tra loro la regione genica compresa tra essi può essere amplificata. Poiché questo appaiamento avviene in modo casuale più volte nel genoma, si ottiene un profilo di fingerprinting specifico per specie o ceppo.
Alcuni studi hanno valutato le relazioni genetiche tra ceppi patogeni isolati da casi di colisetticemia (3) o da casi di Swollen Head Syndrome, onfaliti e commensali (2) ma non risultano studi su ceppi di E. coli provenienti da casi di colibacillosi lungo la filiera riproduttore-incubatoio-ingrasso.

2003 – VARIABILITÀ GENETICA ED EPIDEMIOLOGIA DEGLI APEC LUNGO LA FILIERA AVICOLA2023-09-18T14:27:10+02:00

2003 – DIAGNOSI BATTERIOLOGICA E BIOMOLECOLARE DELLA COLIBACILLOSI NEL POLLO

La colibacillosi è una delle principali cause di mortalità negli allevamenti avicoli con alte perdite economiche. I ceppi patogeni di Escherichia coli aviari (APEC, Avian Pathogenic Escherichia coli) causano una varietà di lesioni come polisierosite, aerosacculite, pericardite, peritonite, salpingite, sinovite, osteomielite e infezioni del sacco vitellino (4). La via di infezione più comune è quella respiratoria frequentemente seguita da setticemia (6). Sebbene E.coli sia presente nella normale microflora ambientale e del tratto intestinale del pollo, certi ceppi esprimono uno o più fattori di virulenza in grado di causare malattia (4).
Storicamente la patogenicità dei ceppi APEC è stata ricercata mediante tipizzazione sierologica del ceppo isolato in quanto, a seconda degli autori, i sierotipi più frequentemente riscontrati (O1, O2, O78) erano presenti nel 15-61% dei casi di colibacillosi (1).
Negli ultimi anni sono state approfondite le conoscenze sui fattori di virulenza degli APEC dimostrando come essi utilizzino differenti meccanismi di azione rispetto agli E.coli responsabili delle forme
enteriche dei mammiferi.
Tra i fattori di virulenza maggiormente studiati e documentati in bibliografia vi sono: le fimbrie di tipo 1 (3), il Tsh (Temperature-sensitive haemoagglutin) (2), le fimbrie di tipo P e il sistema aerobactina (5).
Le fimbrie di tipo 1 e il Tsh sono dei fattori di adesione in grado di permettere la colonizzazione degli APEC alla trachea (fimbrie) ed ai sacchi aerei (Tsh).
La resistenza, nel torrente circolatorio, all’azione del complemento e alla fagocitosi macrofagica, è conferita dalle fimbrie di tipo P e dai lipopolisaccaridi capsulari (LPS). Il sistema aerobactina permette a E.coli di acquisire il ferro libero ematico che altrimenti non sarebbe presente in concentrazione sufficiente per la sua sopravvivenza.
La biologia molecolare ha individuato le sequenze geniche di questi fattori di virulenza e, con il presente lavoro, si intende caratterizzare con PCR (Polimerase Chain Reaction) la loro distribuzione in alcuni allevamenti del nord Italia considerando il loro valore diagnostico a supporto di quello fornito dalla batteriologia tradizionale.

2003 – DIAGNOSI BATTERIOLOGICA E BIOMOLECOLARE DELLA COLIBACILLOSI NEL POLLO2023-09-18T14:25:47+02:00

2003 – SVILUPPO, VALIDAZIONE E STANDARDIZZAZIONE DI UN TEST ELISA COMPETITIVO PER LA RICERCA DEGLI ANTICORPI CONTRO LA MALATTIA DI NEWCASTLE

La malattia di Newcastle (ND) o pseudopeste aviare è una delle patologie più diffuse a livello mondiale nonché una delle maggiori cause di perdite per le specie aviarie, raggiungendo nelle specie sensibili picchi di mortalità superiori al 50%. Il virus responsabile della malattia è un Paramyxovirus tipo 1 appartenente al genere Avulavirus, famiglia dei Paramyxoviridae ordine dei Monegavirales.
La malattia è inclusa nella Lista A dell’Office International des Epizooties (OIE) e al riguardo sono state emanate specifiche misure di legge in tutta la comunità europea (92/66/CEE), recepite in Italia dal DPR 657/96.
L’indagine sierologica è il principale metodo utilizzato per evidenziare la presenza di anticorpi specifici nel siero, in particolare con i test di inibizione dell’emoagglutinazione (HI) e di siero neutralizzazione (SN). Il test ELISA in esame si propone come valida alternativa ai tradizionali test anche per specie diverse da pollo e tacchino.

2003 – SVILUPPO, VALIDAZIONE E STANDARDIZZAZIONE DI UN TEST ELISA COMPETITIVO PER LA RICERCA DEGLI ANTICORPI CONTRO LA MALATTIA DI NEWCASTLE2023-09-18T14:24:40+02:00

2003 – PROVE PRELIMINARI D’INFEZIONE SPERIMENTALE SU POLLI SPF (SPECIFIC PATHOGEN FREE) CON DUE CEPPI DI BRACHYSPIRA PILOSICOLI E UNO DI BRACHYSPIRA INTERMEDIA

Le spirochete intestinali del genere brachispira, sono batteri anaerobi, spiraliformi, che colonizzano il grosso intestino e possono causare malattia enterica in diverse specie animali. Questi organismi hanno esigenze di crescita particolari replicando, infatti, solo su terreni selettivi in condizioni di anaerobiosi. Negli ultimi dieci anni, la colonizzazione intestinale da spirochete è stata riconosciuta come una causa di diarrea e perdita produttiva in riproduttori pesanti e leggeri (7). Nei soggetti adulti con spirochete intestinali, i segni clinici includono diarrea o steatorrea, uova di peso ridotto ed imbrattate di feci, ridotte percentuali di crescita, aumento di consumo dell’alimento e malassorbimento (4) (5). La colonizzazione nei soggetti adulti tende alla cronicizzazione (1).
Tre sono le specie del genere Brachyspira identificate come patogene per il pollo: Brachyspira pilosicoli, Brachyspira intermedia e Brachyspira alvinipulli. (2) (6). Questa comunicazione descrive un modello d’infezione sperimentale su polli S.P.F. a partire da tre ceppi di brachispire isolati due dalla specie pollo (Brachyspira pilosicoli, Brachyspira intermedia) ed uno dalla specie suina (Brachyspira pilosicoli).

2003 – PROVE PRELIMINARI D’INFEZIONE SPERIMENTALE SU POLLI SPF (SPECIFIC PATHOGEN FREE) CON DUE CEPPI DI BRACHYSPIRA PILOSICOLI E UNO DI BRACHYSPIRA INTERMEDIA2023-09-18T14:23:31+02:00

2003 – PRIMO ISOLAMENTO DI BRACHYSPIRA INTERMEDIA DAL POLLO IN ITALIA

Le prime segnalazioni cliniche e anatomopatologiche della spirochetosi intestinale aviare risalgono agli inizi del ‘900, ma solo nel 1986 Davelaar (3) ha dimostrato la presenza di spirochete sulla mucosa intestinale di ovaiole malate. Ulteriori studi condotti in Olanda, Inghilterra, Usa e Australia hanno consententito di rilevare che si tratta di una patologia comune nel pollame, ma la cui prevalenza è notevolmente sottostimata poiché l’isolamento di Brachyspira spp. richiede metodiche che non rientrano nelle procedure routinarie dei laboratori diagnostici (6). Ad oggi, tre specie di spirochete sono state riconosciute come potenziali patogeni nel pollame: Brachyspira intermedia, B. pilosicoli e B. alvinipulli (6).
La spirochetosi intestinale aviaria (AIS) è definita come una patologia enterica subacuta o cronica, caratterizzata da quadri clinici, morbidità e letalità variabili. (8). La forma clinica si manifesta con quadri di gravità variabile, caratterizzati da diarrea, umidità della lettiera, deposizione di uova imbrattate di feci, cloaca imbrattata di materiale fecale, aumento del contenuto in grasso delle feci, ritardi e cali dell’ovodeposizione, riduzione del peso delle uova, aumento del consumo alimentare, ritardi nell’accrescimento, difficoltà nella digestione (6).

2003 – PRIMO ISOLAMENTO DI BRACHYSPIRA INTERMEDIA DAL POLLO IN ITALIA2023-09-18T14:22:21+02:00

2003 – SINDROME NEUROLOGICA PERIFERICA (PNS) IN GALLINE LEGGERE BIANCHE

La forma classica della Malattia di Marek (MD) si presenta fra i 3 e i 5 mesi di vita con lesioni che interessano i nervi periferici provocando infiltrazione linfoide, demielinizzazione e paralisi degli arti. E’ comune il coinvolgimento dei nervi brachiali e ischiatici con progressiva paralisi di tipo spastico delle ali e delle zampe. I soggetti colpiti non sono in grado di deambulare e di mantenere la posizione eretta ed alcuni presentano il divaricamento degli arti. Nel nostro Paese la MD è tenuta sotto controllo grazie al largo utilizzo della profilassi vaccinale. In particolare le linee leggere vengono vaccinate ad un giorno di vita per via intramuscolare nel collo e nella coscia con una dose doppia di due vaccini contenenti rispettivamente il sierotipo 3 (ceppo HVT) ed il sierotipo 1 attenuato (ceppo CVI 988). Nel presente lavoro si descrive una sindrome neurologica periferica che frequentemente si osserva nelle linee commerciali leggere con caratteristiche simili alla forma classica della MD ma che si diversifica per i seguenti aspetti: età di comparsa, indice di morbilità e mortalità, assenza di lesioni viscerali e andamento nel tempo. In particolare si riportano i dati relativi a due casi clinici di paralisi spastica periferica in galline bianche leggere.

2003 – SINDROME NEUROLOGICA PERIFERICA (PNS) IN GALLINE LEGGERE BIANCHE2023-09-18T14:21:21+02:00
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