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2003 – UTILIZZO DELLA RANDOM AMPLIFIED POLYMORPHIC DNA (RAPD) PER DIFFERENZIARE CEPPI DI MYCOPLASMA GALLISEPTICUM VACCINALI DA CEPPI DI CAMPO

La micoplasmosi da Mycoplasma gallisepticum (MG) è una patologia prevalentemente respiratoria del pollame, nota da molto tempo e ancora oggi non risolta. Nel nostro paese, infatti, negli ultimi anni ha avuto una recrudescenza nel pollo e nel tacchino causando gravi perdite economiche (4). Il controllo dell’infezione da MG può essere ottenuto con l’eradicazione, il trattamento farmacologico o programmi di vaccinazione. Nel nostro paese sono registrati due vaccini vivi non patogeni: 6/85 e ts-11.
La differenziazione dei ceppi vaccinali rispetto a quelli di campo è molto importante per poter identificare problemi correlati alla vaccinazione, per identificare ceppi di campo responsabili della patologia presente o per indagini epidemiologiche.
I ceppi di MG possono essere distinti sulla base dello studio della patogenicità e della caratterizzazione genotipica e fenotipica (5).
È possibile dimostrare la diversità dei ceppi vaccinali rispetto ai ceppi di campo utilizzando una RAPD (random amplified polymorphic DNA); si utilizza un kit commerciale contenente 6 primers che permette di ottenere un patterns di bande differente fra i ceppi vaccinali e i ceppi di campo (1).

2003 – UTILIZZO DELLA RANDOM AMPLIFIED POLYMORPHIC DNA (RAPD) PER DIFFERENZIARE CEPPI DI MYCOPLASMA GALLISEPTICUM VACCINALI DA CEPPI DI CAMPO2023-09-18T14:20:09+02:00

2003 – POLYMERASE CHAIN REACTION E COLTURE CELLULARI: DUE TECNICHE DIAGNOSTICHE A CONFRONTO PER L’IDENTIFICAZIONE DEL VIRUS DELL’ANEMIA INFETTIVA AVIARE

Il virus dell’anemia infettiva del pollo (CIAV) è l’agente causale dell’anemia infettiva aviare (CIA) che venne descritta per la prima volta da Yuasa et al. nel 1979 (4). Si tratta di una malattia virale trasmissibile del pollo il cui agente eziologico è ubiquitario e molto resistente nell’ambiente. Nell’animale determina un’anemia aplastica generalizzata con prevalente atrofia transitoria linfoide T e conseguente depressione della risposta immunitaria cellulo-mediata. L’infezione da CIAV avviene sia per trasmissione verticale che orizzontale. In diagnostica viene usata prevalentemente la linea cellulare MDCC-MSB1 (linfoma splenico) per identificare ed isolare il virus CIAV. Nel 2002 abbiamo dimostrato la possibilità di utilizzare la polymerase chain reaction (PCR) per identificare il virus dell’anemia infettiva da sospensioni cellulari risultate positive sulla linea cellulare MDCC-MSB1 (3). Da gennaio 2003 abbiamo iniziato ad applicare la tecnica molecolare nella routine diagnostica sempre in parallelo con l’esame tradizionale su colture cellulari. In questo modo abbiamo potuto verificare l’utilizzo della tecnica di PCR per l’identificazione del virus.

2003 – POLYMERASE CHAIN REACTION E COLTURE CELLULARI: DUE TECNICHE DIAGNOSTICHE A CONFRONTO PER L’IDENTIFICAZIONE DEL VIRUS DELL’ANEMIA INFETTIVA AVIARE2023-09-18T14:16:46+02:00

2003 – DIAGNOSI DI LABORATORIO DEL CAMPYLOBACTER SPP.: CONFRONTO CRITICO TRA TRE DIFFERENTI TECNICHE

Grazie ai progressi ottenuti nelle tecniche d’isolamento ed identificazione, è stato possibile dimostrare l’importanza eziologica dei Campylobacter nell’ambito della microbiologia degli alimenti e della sanità animale. C. coli, C. lari e C. jejuni svolgono un ruolo determinante nelle tossinfezioni alimentari, provocano enterite acuta nell’uomo e pur essendo spesso commensali, possono causare malattia in molte specie animali. Sulla base di studi caso-controllo, si presume che la via di infezione sia soprattutto di origine alimentare e che il consumo di carne cruda o poco cotta rappresenti il fattore di rischio principale (5). Il Campylobacter è in grado di sopravvivere molti mesi nella carne macinata e nelle carcasse di pollame congelato; sembra anzi sopravvivere meglio in ambienti refrigerati che a temperatura ambiente. La moltiplicazione del batterio richiede invece temperature superiori a 30°C. La temperatura di crescita ottimale è compresa tra i 42° e 47°C. Tuttavia, dal momento che i Campylobacter sono ubiquitari a livello ambientale e sono in grado di colonizzare la maggior parte delle specie di interesse zootecnico, l’origine e le modalità di infezioni nell’uomo sono ancora oggetto di discussione. L’esame colturale, immunoenzimatico e la polymerase chain reaction (PCR), rappresentano le tecniche di laboratorio attualmente impiegate per l’isolamento ed identificazione dei Campylobacter sia nel campo della microbiologia degli alimenti che della sanità animale.

2003 – DIAGNOSI DI LABORATORIO DEL CAMPYLOBACTER SPP.: CONFRONTO CRITICO TRA TRE DIFFERENTI TECNICHE2023-09-18T14:15:04+02:00

2003 – RIDUZIONE DELLA SENSIBILITÀ DI TACCHINI VACCINATI ALL’INFEZIONE SPERIMENTALE CON VIRUS INFLUENZALE H7N3 A BASSA PATOGENICITÀ

I virus dell’influenza aviaria (AIV) appartengono alla famiglia Orthomyxoviridae, tipo A e possono essere classificati in base alle caratteristiche di patogenicità in virus a bassa patogenicità (LPAI) ed in virus ad alta patogenicità (HPAI). Come per le altre malattie della lista A dell’OIE la vaccinazione per HPAI è vietata nei paesi dell’Unione Europea onde evitare l’interferenza con i piani di siero-sorveglianza ed eradicazione. L’uso di vaccini marker, che permettono di distinguere gli animali infetti dai vaccinati, può rappresentare invece un valido strumento di lotta nel controllo di epidemie da LPAI da affiancare alle misure di biosicurezza (1).
Non esistono tuttavia dati che dimostrino se la vaccinazione rende gli animali meno sensibili all’infezione. Lo scopo del presente lavoro è stato quello di stabilire il livello di sensibilità e l’entità dell’eliminazione virale in tacchini vaccinati con vaccino eterologo e sottoposti a challenge con virus LPAI.

2003 – RIDUZIONE DELLA SENSIBILITÀ DI TACCHINI VACCINATI ALL’INFEZIONE SPERIMENTALE CON VIRUS INFLUENZALE H7N3 A BASSA PATOGENICITÀ2023-09-18T12:37:49+02:00

2003 – VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA E DELL’INNOCUITA’ DELLA VACCINAZIONE PER IL VAIOLO NEL CANARINO (SERINUS CANARIUS)

Uno dei problemi infettivi più gravi per l’allevamento del canarino è rappresentato dal diftero-vaiolo aviare.
E’ una malattia ampiamente distribuita in tutto il mondo causata da Avipox appartenenti alla sottofamiglia delle Chordopoxvirinae e alla famiglia dei Poxviridae. Nel genere Avipox sono comprese
attualmente almeno 10 specie di virus ben definite identificate soprattutto dalla specie ospite, più altre in via di classificazione. Ci sono almeno 4 specie di virus del diftero–vaiolo che interessano le specie domestiche: ceppo pollo, ceppo tacchino, ceppo piccione e ceppo canarino, mentre ci sono molti altri Avipoxvirus in grado di infettare numerose altre specie di volatili. Più precisamente sono state segnalate infezioni spontanee in più di 60 specie appartenenti a 20 famiglie. Recentemente sono stati segnalati casi di diftero-vaiolo aviario in 209 specie di uccelli domestici e selvatici appartenenti a 22 ordini diversi, si ritiene comunque che tutti i volatili siano sensibili alla malattia (1). Il vaiolo nel canarino è stato segnalato per la prima volta nel 1930. La malattia in questa specie è sostenuta da un Avipoxvirus specifico indicato appunto come poxvirus del canarino o canary-poxvirus. I canarini sono, infatti, molto sensibili ai poxvirus del canarino ma sono resistenti a quelli del pollo, del tacchino e del colombo. Studi di cross-neutralizzazione indicano che il poxvirus del canarino è antigenicamente correlato a quello del pollo, tuttavia il canary-poxvirus è in grado di provocare solo lievi lesioni cutanee in polli e tacchini infettati sperimentalmente (4). La caratterizzazione del genoma mediante l’analisi delle endonucleasi di restrizione ha inoltre permesso di evidenziare che il poxvirus del canarino presenta spiccate differenze rispetto al poxvirus del pollo. Il vaiolo può essere considerato ormai una malattia endemica negli allevamenti di canarini dove ogni anno colpisce soggetti di ogni classe di età con gravi perdite. La mancanza di un vaccino specifico ha, infatti, reso la popolazione di canarini totalmente scoperta da un punto di vista immunitario, per cui si assiste a tutt’oggi ad una forte diffusione di questa patologia virale nelle sue diverse forme. La trasmissione può avvenire in maniera diretta o indiretta. Quest’ultima è mediata da artropodi vettori (principalmente zanzare) e pertanto si hanno incrementi di focolai in estate ed in zone dove tali vettori sono particolarmente numerosi. Nel canarino il vaiolo si presenta in tre forme: la forma cutanea caratterizzata dalle tipiche lesioni vaiolose particolarmente evidenti nelle aree sprovviste di penne (palpebre, commessura del becco, zampe), la forma difterica dove si osservano pseudomembrane biancastre sulla mucosa orale, sulla lingua, sulla volta del palato e sulla rima laringea e la forma generalizzata. Questa è una forma che colpisce frequentemente i canarini, nei quali si osserva polmonite desquamante con occlusione dei capillari aerei e fenomeni degenerativi epatici (2). Per la profilassi di tale malattia è importante porre in atto tutte le misure idonee ad evitare l’ingresso di portatori (passeriformi selvatici) o insetti vettori in allevamento.
Tuttavia, se applicata correttamente e con presidi immunizzanti sicuri ed efficaci, la vaccinazione rimane l’arma di profilassi più efficace. Scopo della presente sperimentazione è stato quello di valutare l’efficacia e la sicurezza del Poulvac® Canary Pox al fine di permetterne la registrazione in Italia. Il Poulvac® Canary Pox è un vaccino vivo liofilizzato indicato per l’immunizzazione dei canarini (Serinus canarius) contro l’infezione sostenuta dal virus del vaiolo del canarino (canary-poxvirus).

2003 – VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA E DELL’INNOCUITA’ DELLA VACCINAZIONE PER IL VAIOLO NEL CANARINO (SERINUS CANARIUS)2023-09-18T12:35:46+02:00

2003 – PCR NELLA DIAGNOSI IN VIVO DELL’INFEZIONE DA CIRCOVIRUS NEL PICCIONE

La diagnosi di infezione da Circovirus nel piccione risulta problematica dal momento che non è possibile la coltivazione del virus e non sono disponibili antisieri specifici per la ricerca dell’antigene; pertanto l’esame istologico e l’indagine alla M.E a contrasto negativo fino ad ora sono state le procedure diagnostiche più applicate (4,1). Il recente clonaggio e la determinazione della sequenza nucleotidica del genoma di PiCV (5) ha comportato lo sviluppo di nuovi strumenti per la diagnosi di infezione da Circovirus nei piccioni, quali il test di PCR e di DBH (test di ibridazione dot blot) (6).La maggior parte delle procedure descritte si riferisce ad indagini condotte post mortem; solo recentemente, infatti, Hatterman et al. (3) hanno messo a punto un test di DBH, eseguito su campioni di sangue, che consente una diagnosi in vivo delle infezioni da Circovirus.
L’obbiettivo principale di tale lavoro è stato quello di eseguire il test di PCR a partire da campioni costituiti da sangue e da contenuto intestinale, al fine di poter valutare la possibile applicazione di questa procedura per indagini diagnostiche ed epidemiologiche.

2003 – PCR NELLA DIAGNOSI IN VIVO DELL’INFEZIONE DA CIRCOVIRUS NEL PICCIONE2023-09-18T12:34:39+02:00

2003 – IDENTIFICAZIONE DI HELICOBACTER IN SPECIE AVIARI CON METODICHE BIOMOLECOLARI

Gli Helicobacter spp. colonizzano lo stomaco e l’intestino dell’uomo e di molti animali, mammiferi e uccelli. Rivestono grande importanza nella medicina umana, in particolare H. pylori è notoriamente associato a gastriti, ulcere e tumori epatici, mentre in medicina veterinaria sono soprattutto i carnivori domestici a presentare infezione da questi microrganismi, la cui presenza è associata a patologie gastrointestinali (9). In particolare negli ultimi anni è stato oggetto di studio il potere patogeno di alcune specie di Helicobacter dette enteroepatiche. Simili alle specie gastriche, sono responsabili di infiammazioni croniche e neoplasie e possono colonizzare le vie biliari e il fegato (9).
Nei volatili sono state isolate fino ad oggi due specie di Helicobacter: H. pametensis (isolato da feci di uccelli selvatici) (3,8) e H. pullorum, isolato dai ciechi di polli, fegato e contenuto intestinale di galline ovaiole (1,10).
Il potere patogeno di queste specie è tuttora sconosciuto, ma in base alle analogie con i Campylobacter si è ipotizzato che H. pullorum possa rappresentare una minaccia di zoonosi per l’uomo, essendo stato isolato in uomini con diarrea (1,4).
Alcuni fattori rendono difficoltosa la diagnosi: l’infezione è quasi sempre subclinica, l’esame batteriologico è difficile da allestire sia per le particolari esigenze colturali di questi batteri sia per la presenza della flora gastroenterica, che ostacola la crescita in purezza del germe. Per questi motivi molti studi sono stati condotti per ottenere metodi rapidi, accurati, alternativi alla coltura, per mettere in evidenza gli Helicobacter in individui infetti (2,5,7).
In questo studio, condotto su galline ovaiole, abbiamo messo a punto una metodica che permette di identificare, a partire da organo, differenti specie di Helicobacter. Si tratta di un lavoro preliminare sulla ricerca di Helicobacter in diverse specie animali.

2003 – IDENTIFICAZIONE DI HELICOBACTER IN SPECIE AVIARI CON METODICHE BIOMOLECOLARI2023-09-18T12:33:45+02:00

2003 – VALUTAZIONE DI TRATTAMENTI INNOVATIVI PER LA PASTORIZZAZIONE-STERILIZZAZIONE DELLE UOVA IN GUSCIO

Salmonella enterica serovar enteritidis è un batterio causa di episodi di tossinfezione alimentare. Il rischio di contaminazione per l’uomo rimane elevato qualora si utilizzino prodotti d’uovo e ovoprodotti non sottoposti a nessun trattamento (2,3). La contaminazione delle uova da Salmonella enteritidis si verifica per trasmissione interna (verticale) nel tratto riproduttivo e ciò avviene prima della formazione del guscio stesso (3,4).
Spesso i volatili si comportano da portatori sani di Salmonella enteritidis e per di più risultano essere eliminatori in modo incostante, è quindi difficile monitorare la presenza del microrganismo nell’allevamento; pertanto è necessario individuare un valido sistema di decontaminazione delle uova che permetta fra l’altro di aumentarne la conservabilità.
I casi di malattia causati da Salmonella enteritidis nell’uomo sono aumentati a livello mondiale dagli anni 70 e dal 1990 questo serovar ha soppiantato Salmonella enterica serovar typhimurium come causa primaria di salmonellosi nel mondo (1,2). Fra i metodi fisici attualmente utilizzati per la stabilizzazione alimentare, il processo a microonde è, in certe situazioni, il più vantaggioso nel rapporto qualità finale del prodotto-economicità del processo oltre ad essere una delle poche tecnologie che permettono il trattamento dell’alimento dopo il suo confezionamento.
Altro punto di forza del trattamento a microonde è rappresentato dalla rapidità delle fasi di applicazione.
L’azione delle microonde è influenzata dalle caratteristiche legate al prodotto (umidità, contenuto ionico del cibo, densità, forma, peso e volume) e all’impianto (forma della cavità risonante, potenza di erogazione delle microonde e diverse cinematiche del prodotto all’interno campo).
Scopo del seguente lavoro è quello di verificare l’applicabilità della tecnologia microonde per il trattamento termico delle uova in guscio senza provocare alterazioni organolettiche evidenti nelle uova.
Tale lavoro è frutto della collaborazione tecnico-scientifica tra ditta Itaca e IZSLER di Brescia.
Nell’ambito di questa collaborazione iniziata nel 2001 sono stati raccolti dati relativi a oltre 200 esperienze effettuate su uova da consumo.

2003 – VALUTAZIONE DI TRATTAMENTI INNOVATIVI PER LA PASTORIZZAZIONE-STERILIZZAZIONE DELLE UOVA IN GUSCIO2023-09-18T12:31:54+02:00

2003 – REPERTI AUTOPTICI IN RAPACI ED UCCELLI SELVATICI ACCOLTI DAL CRAS – WWF DI CASERTA NEL BIENNIO 2001 – 2003

Gli uccelli rapaci, in quanto predatori e quindi al vertice della catena alimentare, sono importanti indicatori, nonché vittime, della degradazione ambientale, degli abusi e degli errori commessi nella gestione di aree un tempo incontaminate. Considerati da molti, erroneamente, nocivi e pericolosi sono stati sottoposti ad una caccia indiscriminata. Inoltre, con l’avanzare dell’urbanizzazione, si sono persi i loro abituali luoghi di nidificazione, come nel caso del falco di palude (Circus aeruginosus) per il progressivo prosciugamento delle aree umide. Ad aggravare la situazione, contribuisce spesso la triste e recidiva insensatezza di alcuni cacciatori e bracconieri che non esitano a sparare su questi animali protetti favorendone l’estinzione (3). Fortunatamente, nel tentativo di controbilanciare la situazione generale, operano in Italia numerosi Centri di Recupero per Animali Selvatici (CRAS), i quali, assieme ad altre associazioni volontarie (LIPU, WWF) contribuiscono alla cura ed alla riabilitazione degli uccelli selvatici feriti. Purtroppo, il futuro e le sorti di tali volatili, come dei centri di recupero e delle altre strutture protezionistiche, sono strettamente dipendenti dall’evoluzione e dallo sviluppo delle ricerche scientifiche su queste specie. Tale indagine vuole fornire un quadro delle lesioni anatomo-patologiche di più frequente riscontro e valutare la presenza di agenti patogeni in carcasse di uccelli selvatici, al fine di evidenziare le cause di malattia e decesso nell’avifauna selvatica. Inoltre si vuole fornire utili indicazioni ai Centri di Recupero per ottenere una valutazione prognostica più precisa ed evitare così inutili sofferenze agli animali irrecuperabili.

2003 – REPERTI AUTOPTICI IN RAPACI ED UCCELLI SELVATICI ACCOLTI DAL CRAS – WWF DI CASERTA NEL BIENNIO 2001 – 20032023-09-18T12:30:48+02:00

2003 – SINDROME ISCHEMICA DEL GHEPPIO (FALCO TINNUNCULUS): SEGNALAZIONE DI 9 CASI RINVENUTI IN CAMPANIA (ITALIA)

Il Gheppio (Falco tinnunculus) è tra i più diffusi rappresentanti della famiglia dei Falconidi. La popolazione italiana è costituita da circa 5.000-10.000 coppie diffuse su tutto territorio peninsulare (4).
Nel periodo compreso tra Febbraio 2001 a Luglio 2003 sono pervenuti, presso il Centro di Recupero Fauna Selvatica in Campania gestito dalla Comunità Montana Terminio-Cervialto di Montella (AV) 9 esemplari di gheppio, condotti successivamente a visita presso il Centro Sperimentale Avicunicolo di Varcaturo, Dipartimento di Patologia e Sanità Animale.
Tutti gli esemplari presentavano un quadro clinico di varia gravità, ascrivibile alla Sindrome Ischemica del Gheppio.Questa patologia è stata segnalata da Delogu e coll. (2) nel 1996 i quali descrivevano una sindrome caratterizzata da una necrosi asettica, con mummificazione e distacco dell’estremità distale degli arti (zampa e ala),.data, secondo l’ ipotesi eziopatogenetica dell’autore, da una trombosi, della rete vascolare arteriosa tarsale e della biforcazione dell’arteria ulnare, seguito ad un’infezione da emoparassiti del genere Plasmodium .e/o Haemoproteus, in soggetti immunodepressi.

2003 – SINDROME ISCHEMICA DEL GHEPPIO (FALCO TINNUNCULUS): SEGNALAZIONE DI 9 CASI RINVENUTI IN CAMPANIA (ITALIA)2023-09-18T12:29:23+02:00
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