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2002 – NESTED-PCR PER SIEROTIPIZZAZIONE DEL VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA AVIARE

Il virus della Bronchite infettiva aviare (IBV) è una malattia sistemica del pollo, altamente contagiosa, caratterizzata da sindrome respiratoria, cali di deposizione, peggioramento della qualità del guscio e lesioni renali. IBV è considerato il prototipo della famiglia Coronaviridae, ha un genoma RNA a singolo filamento costituito da 27600 nucleotidi, che codificano quattro proteine strutturali: la proteina S, le proteine della membrana, M glicosilata e una piccola proteina E, e la proteina N fosforilata del nucleocapside. La proteina S è suddivisa in due subunità polipeptidiche, S1 (525 aminoacidi) che gioca il ruolo maggiore nell’immunità e S2 (625 aminoacidi) che serve da base del peplomero e da ancoraggio alla membrana.
La proteina S è risultata estremamente variabile, specie la subunità S1. Numerosi sierotipi noti differiscono, infatti, tra loro per più del 20% dei loro aminoacidi di questa proteina. Ad esempio il sierotipo 793/B nella subunità S1 si differenzia del 20-25% rispetto agli altri sierotipi. Con la polymerase chain reaction (PCR) si utilizza proprio la sequenza nucleotidica della subunità S1 per identificare IBV e anche per distingure alcuni sierotipi noti. Con questo lavoro si è cercato di tipizzare, con tecniche di biologia molecolare, 15 ceppi di IBV identificati nel corso del 2001.

2002 – NESTED-PCR PER SIEROTIPIZZAZIONE DEL VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA AVIARE2023-09-18T15:37:33+02:00

2002 – MONITORAGGIO DEL CS-137 E STATO SANITARIO DI AVIFAUNA MIGRATORIA DI PROVENIENZA EST-EUROPEA

In seguito all’incidente di Chernobyl tutta l’Europa ha subito una ricaduta radioattiva più o meno intensa, quindi diventa significativo lo studio della contaminazione residuale di tale incidente nell’ecosistema. A tale proposito si è ritenuto di grande interesse valutare la presenza di Cesio-137 in uccelli migratori, provenienti dall’Europa orientale e probabilmente nidificanti anche nelle regioni circostanti la centrale stessa.
Il presente studio ha preso in considerazione due specie di uccelli insettivori migratori, il Tordo bottaccio (Turdus philomelos) ed il Pettirosso (Erithacus rubecula). Gli insettivori, proprio per la loro dieta, possono essere considerati come eccellenti bioindicatori (6) della contaminazione da radionuclidi delle zone di nidificazione e, per il Pettirosso, che sverna pure nel sud dell’Europa, anche di quelle di migrazione.
Oltre alla misurazione del Cs-137 nei tessuti degli uccelli consegnati al nostro laboratorio diagnostico, è stata condotta anche un’indagine anatomo-patologica e parassitologica per controllare lo stato di salute degli stessi in quanto, come noto, le radiazioni possono indurre alterazioni tissutali ed uno stato di immunodepressione.

2002 – MONITORAGGIO DEL CS-137 E STATO SANITARIO DI AVIFAUNA MIGRATORIA DI PROVENIENZA EST-EUROPEA2023-09-18T15:35:45+02:00

2002 – IDENTIFICAZIONE DEL VIRUS DELL’ANEMIA INFETTIVA DEL POLLO CON LA POLYMERASE CHAIN REACTION

Il virus dell’anemia infettiva del pollo (CIAV) appartiene alla famiglia Circoviridae e al genere Gyrovirus. CIAV ha una struttura icosaedrica ed è privo di envelope. Il capside, è costituito da una sola proteina e contiene DNA circolare a banda singola di 2319 nucleotidi. Il genoma codifica tre proteine virali note: VP1, VP2 e VP3, sintetizzabili e reperibili nella cellula infetta. VP1 è una proteina capsidica, mentre VP2 non sembra sia una proteina strutturale, pur risultando indispensabile per l’assemblaggio del virus e per la stimolazione anticorpale neutralizzante. La proteina VP3, piccola proteina composta di 121 aminoacidi, è una apoptina perché coinvolta nel fenomeno di apoptosi. CIEV è responsabile di una patologia caratterizzata da anemia aplastica, atrofia linfoide e conseguente immunodepressione. Nella sua forma acuta la malattia si osserva nei primi 20 giorni di vita come conseguenza della trasmissione verticale del virus.
CIAV può inoltre provocare, nelle fasi successive del ciclo di allevamento, infezioni subcliniche legate alla trasmissione orizzontale del virus e responsabili di sensibili peggioramenti degli indici zootecnici dei gruppi colpiti. Ai fini diagnostici si utilizzano come test sierologici l’immunofluorescenza indiretta (IFI) e l’ELISA; mentre per l’isolamento virale sono necessarie le colture cellulari. Il virus replica soltanto su particolari linee linfoblastoidi, originate da linfomi della malattia di Marek (MDCC) o della Leucosi aviare (LSCC) e coltivate in sospensione. La linea più usata è senza dubbio la MDCC-MSB1 (linfoma splenico).
Con questo lavoro si è cercato di valutare la possibilità di utilizzare la polymerase chain reaction (PCR) per identificare CIAV, grazie alla presenza nel genoma di sequenze altamente conservate (1), interessate nella sintesi delle tre proteine note.

2002 – IDENTIFICAZIONE DEL VIRUS DELL’ANEMIA INFETTIVA DEL POLLO CON LA POLYMERASE CHAIN REACTION2023-09-18T15:34:31+02:00

2002 – INFEZIONE DA PNEUMOVIRUS AVIARE NEL TACCHINO DA CARNE E NEL BROILER: INDAGINI DI CAMPO

L’isolamento in Italia di Pneumovirus aviari (APV), agenti responsabili della Rinotracheite del Tacchino (TRT) e coinvolti nella eziologia della Sindrome della Testa Gonfia del Pollo (SHS), risale alla fine degli anni ’80 (4; Franciosi C., comunicazione personale). Da allora sia la TRT sia la SHS sono state evidenziate sierologicamente (5,8) e positività anticorpali sono state riscontrate anche in fagiani allevati e a vita libera (2). Dal 1990 non sono stati descritti in Italia ulteriori isolamenti virali in nessuna delle specie sensibili. Non poche, infatti, sono le difficoltà che si incontrano nell’isolamento quali il breve periodo di eliminazione virale e, nel pollo, la non coincidenza dello stesso con la comparsa della sintomatologia clinica. La presenza di altri virus respiratori è inoltre in grado di interferire con la replicazione virale su colture di anelli tracheali.
Carenti sono quindi le informazioni sui ceppi di APV circolanti nel nostro Paese, se si escludono le tipizzazioni molecolari eseguite sui primi isolati italiani, che sono risultati appartenere al sottotipo B (7; Sperati Ruffoni L., comunicazione personale). Il presente lavoro riporta indagini di campo svolte nel tacchino e nel pollo da carne allo scopo di evidenziare la presenza dell’infezione da APV mediante isolamento virale ed indagini sierologiche.

2002 – INFEZIONE DA PNEUMOVIRUS AVIARE NEL TACCHINO DA CARNE E NEL BROILER: INDAGINI DI CAMPO2023-09-18T15:32:46+02:00

2002 – APPLICAZIONE DEL SISTEMA AUTOMATIZZATO (VIDAS®) PER LA RICERCA DI SALMONELLA SPP: COMPARAZIONE CON IL METOTODO MICROBIOLOGICO TRADIZIONALE

In un periodo complessivo di circa quattro mesi, compreso tra aprile e luglio 2002, sono stati sottoposti ad esame per ricerca Salmonella 2291 campioni conferiti alla Sezione Diagnostica di Forlì dell’I.Z.S.L.E.R.. Di questi, 353 sono stati analizzati in doppio con metodo microbiologico “tradizionale” e con sistema automatizzato VIDAS® Salmonella, BioMerieux-Vitek U.S.A. (test qualitativo impiegato normalmente per i prodotti alimentari e per campioni ambientali, entrato quindi nell’uso comune di molti laboratori annessi alle industrie alimentari).
Contemporaneamente alla routine diagnostica, sono state fatte prove sperimentali di comparazione tra metodo VIDAS Salmonella e microbiologico tradizionale a partire da 90 campioni “drogati” con 400 UFC/ml di Salmonella typhimurium (valore minimo rilevabile dal VIDAS).

2002 – APPLICAZIONE DEL SISTEMA AUTOMATIZZATO (VIDAS®) PER LA RICERCA DI SALMONELLA SPP: COMPARAZIONE CON IL METOTODO MICROBIOLOGICO TRADIZIONALE2023-09-18T15:31:53+02:00

2002 – SIEROPREVALENZE NEI CONFRONTI DI MYCOPLASMA GALLISEPTICUM E MYCOPLASMA SYNOVIAE RILEVATE IN EMILIA ROMAGNA IN FAGIANI A VITA LIBERA E ALLEVATI

Il Fagiano (Phasianus colchicus) rappresenta il galliforme maggiormente allevato in Italia per fini venatori: la produzione nazionale del 1997 è stata pari a 2.563.280 capi in circa 500 allevamenti (8). La gestione venatoria è prevalentemente caratterizzata dalla liberazione sul territorio di fagiani allevati che vanno a rimpiazzare i capi annualmente prelevati, causando massicce fluttuazioni demografiche dei soggetti a vita libera. Il rilascio in natura di animali allevati può comportare varie problematiche legate al rischio sanitario che questi ultimi possono rappresentare per le zoocenosi riceventi (1).
Tra le malattie trasmissibili dei galliformi, le micoplasmosi rappresentano un problema permanente per il patrimonio avicolo (2) e a carico del Fagiano, nel nostro Paese, sono state recentemente segnalate infezioni da M. gallisepticum (MG) (4,9) e da M. synoviae (MS) (5). Gli episodi descritti in letteratura si riferiscono quasi esclusivamente a fagiani di allevamento e scarsi sono i dati relativi a soggetti a vita libera.
Mediante un’indagine sierologica, la presente ricerca si propone i seguenti obiettivi:

  1. stimare la presenza e diffusione delle infezioni da MG e MS in fagiani a vita libera, catturati in un’area protetta situata in provincia di Bologna;
  2. valutare la presenza e diffusione delle suddette infezioni in allevamenti di fagiani dell’Emilia Romagna.
2002 – SIEROPREVALENZE NEI CONFRONTI DI MYCOPLASMA GALLISEPTICUM E MYCOPLASMA SYNOVIAE RILEVATE IN EMILIA ROMAGNA IN FAGIANI A VITA LIBERA E ALLEVATI2023-09-18T15:19:37+02:00

2002 – APPLICAZIONE DEL METODO “POLYMERASE CHAIN REACTION” ALLA DIAGNOSI DI MYCOPLASMA GALLISEPTICUM E DI MYCOPLASMA SYNOVIAE

Nel pollame prevalgono due specie di micoplasmi, Mycoplasma gallisepticum (MG) e Mycoplasma synoviae (MS). MG è responsabile di sindromi respiratorie a carattere cronico nel pollo e nel tacchino spesso associate, nei soggetti in ovodeposizione, a cali di produzione, alterazioni della qualità del guscio e mortalità embrionale. La sinovite infettiva (sostenuta da MS) è una malattia contagiosa sistemica che coinvolge le membrane sinoviali e produce artrosinoviti e bursiti. MS è inoltre coinvolto nell’eziologia di sindromi respiratorie nel pollo da carne (4). I metodi tradizionali di diagnosi sono basati sull’isolamento del micoplasma e sul riscontro di anticorpi specifici con tecniche sierologiche. La non specificità delle reazioni sierologiche, la cross-reattività fra MG e MS e la necessità di circa 20 giorni per l’isolamento del microrganismo non garantiscono sempre il livello di accuratezza necessario (3).
L’applicazione della polymerase chain reaction (PCR) si è invece dimostrata un metodo sensibile e specifico.
A tale proposito abbiamo voluto valutare l’utilizzo di questa tecnica a scopo diagnostico per MG e MS.

2002 – APPLICAZIONE DEL METODO “POLYMERASE CHAIN REACTION” ALLA DIAGNOSI DI MYCOPLASMA GALLISEPTICUM E DI MYCOPLASMA SYNOVIAE2023-09-18T15:17:03+02:00

2002 – DIAGNOSI DI ADENOVIRUS AVIARI TIPO 2 MEDIANTE PCR

Gli adenovirus aviari possono essere distinti in tre gruppi (6). Il primo comprende almeno 12 distinti sierotipi “convenzionali”, che presentano un antigene comune; Il secondo comprende il virus dell’enterite emorragica del tacchino (HEV), il virus della marble spleen disease del fagiano, l’agente della splenomegalia del pollo e della malattia emorragica della faraona. Questi agenti sono sierologicamente distinti da quelli di gruppo 1 ma indistinguibili fra loro, almeno su base sierologica, presentando solo piccole differenze molecolari a livello di DNA. Nel terzo gruppo sono compresi l’agente della EDS 76 isolato da anatra e da pollo, che presenta una parziale cross-antigenicità con i membri del gruppo 1. A differenza degli adenovirus di gruppo 1 e 3 che vengono isolati abbastanza facilmente in vitro, su colture cellulari primarie, gli adenovirus di gruppo 2 sono difficilmente isolabili in vitro. La diagnosi virologica pertanto può essere effettuata mediante agar gel precipitazione (AGP), poco sensibile e non quantitativa (1) o in ELISA, meno diffusa ma più sensibile (3). Tra gli altri metodi sviluppati, la PCR (2), grazie alla maggiore sensibilità, è utile per la diagnosi di quelle forme sospette che si accompagnano ad un basso titolo virale non svelabile con AGP ed ELISA.
Proprio partendo da quest’ultimo presupposto abbiamo sviluppato un metodo PCR basato sull’utilizzo di primers differenti rispetto a quelli descritti (2), e verificato l’applicabilità diagnostica, tanto in confronto alla microscopia elettronica in colorazione negativa (ME), quanto alla PCR nota e descritta (2), utilizzando sia campioni diagnostici di diverse specie aviari che da tacchini infettati sperimentalmente con HEV.

2002 – DIAGNOSI DI ADENOVIRUS AVIARI TIPO 2 MEDIANTE PCR2023-09-18T15:15:46+02:00

2002 – SMALTIMENTO DELLE SPOGLIE AVICOLE: RENDERING O COMPOSTAGGIO?

L’avvento delle problematiche relative alla BSE e la conseguente esclusione delle farine di carne dall’alimentazione animale, come provvedimento prudenziale di tutela dei consumatori e del patrimonio animale, hanno creato problemi quasi insormontabili dovuti al fatto di non poter più utilizzare tali materiali nel circuito alimentare e di destinarle obbligatoriamente all’incenerimento.
Questa situazione ha spiazzato gli impianti di rendering e le industrie mangimistiche, determinando notevole disagio agli allevatori che di fatto hanno avuto un aumento considerevole dei costi per lo smaltimento delle spoglie avicole.
Nell’ultimo decennio gli stessi allevatori, con l’aiuto dei veterinari pubblici, aziendali e liberi-professionisti, avevano preso coscienza delle problematiche connesse agli smaltimenti fraudolenti delle spoglie avicole, evitando quindi di danneggiare l’ambiente e utilizzando il più possibile la strada della trasformazione dei rifiuti di origine animale attraverso gli impianti di rendering, favoriti anche dal fatto che, fino al momento del bando delle farine di carne ed ossa dal circuito alimentare, la cessione delle carcasse degli avicoli morti in azienda avveniva con costi minimi.
In questi ultimi mesi le problematiche legate allo smaltimento delle spoglie animali hanno assunto dimensioni assai preoccupanti, proprio in considerazione delle alte percentuali di mortalità durante il ciclo di allevamento, dell’esiguo numero di impianti di incenerimento presenti sul territorio italiano, dislocati per lo più al Nord, e infine, dei costi elevati legati alla distruzione.
Il rischio è quindi di vanificare quanto di buono è stato fatto in passato e si rende necessario se non addirittura urgente trovare la strada per attuare lo smaltimento delle spoglie avicole attraverso, l’utilizzo di sistemi di compostaggio, visto che tali tecniche possono essere considerate delle eccellenti alternative soprattutto per quanto riguarda la sicurezza per l’ambiente, le garanzie sanitarie e l’economicità del processo.

2002 – SMALTIMENTO DELLE SPOGLIE AVICOLE: RENDERING O COMPOSTAGGIO?2023-09-18T15:07:14+02:00

2002 – RACCOLTA, TRASPORTO E STOCCAGGIO DELLE SPOGLIE AVICOLE

Il D.L.vo 508/92 conteneva già riferimenti in merito alla raccolta ed il trasporto dei rifiuti di origine animale, specificando che i contenitori ed i veicoli devono essere adeguatamente coperti per evitare dispersione di materiale.
Tuttavia è con l’emanazione del D.M. 26 marzo 94, concernente la raccolta, il trasporto e lo stoccaggio di materiali ad alto e basso rischio, da inviare agli impianti di trattamento e trasformazione, che sono state dettate precise norme in merito, meglio esplicate con la Circ.Min.n.25 del 19 dicembre 1994, soprattutto per ciò che riguarda le caratteristiche dei contenitori, l’emissione del documento di trasporto, le targhette da applicare ai contenitori, le dichiarazioni di avvenuto lavaggio e disinfezione.

2002 – RACCOLTA, TRASPORTO E STOCCAGGIO DELLE SPOGLIE AVICOLE2023-09-18T15:06:11+02:00
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