Atti dei convegni

14 Dicembre 2018

2018 – EVIDENZA DI CIRCOLAZIONE DI METAPNUMOVIRUS AVIARE SOTTOTIPO C IN UN FISCHIONE (ANAS PENOLOPE) CAMPIONATO IN NORD ITALIA

Il Metapneumovirus aviare (aMPV) è un virus RNA, appartenente alla famiglia Paramyxoviridae, sottofamiglia Pneumovirinae, che nel tacchino è l’agente eziologico della Rinotracheite del tacchino (TRT) e nel pollo causa forme respiratore che possono esitare nella Sindrome della testa gonfia (Cecchinato, 2016).
L’aMPV è classificato in 4 sottotipi (A, B, C e D) in base ai profili genetici e antigenici. Dalla sua prima segnalazione in Sudafrica nel 1978 (Buys et al., 1989) aMPV si è diffuso in tutto il mondo ad esclusione dell’Oceania. In Italia, gli unici sottotipi evidenziati nel pollame domestico sono aMPV-A e aMPV-B, con quasi esclusiva prevalenza, negli ultimi anni, di quest’ultimo sottotipo.
Il sottotipo C è stato segnalato per la prima volta in tacchini in USA (Seal, 1998), quindi in anatre mute in Francia (Toquin et al., 1999, Toquin et al., 2006), in fagiani in Corea del sud (Lee et al., 2007) ed in polli (Wei et al., 2013) ed anatre mute (Sun et al., 2014) in Cina.
aMPV sottotipo C è stato evidenziato anche in varie specie di uccelli selvatici in Nord America (Turpin et al., 2008, Jardine et al., 2018) ed Europa (Boheemen et al., 2012) supportando l’ipotesi che gli uccelli selvatici possano giocare un ruolo come serbatoi di aMPV per il pollame (Cecchinato et al., 2016).
Nel presente studio è riportato il riscontro, e l’analisi molecolare, di un ceppo di aMPV sottotipo C in un Fischione (Anas penolope) campionato in Nord Italia nel 2007.

14 Dicembre 2018

2018 – IDENTIFICAZIONE DI CEPPI DI CAMPYLOBACTER SPP. ISOLATI DA EPISODI DI EPATITE VIBRIONICA AVIARE (AVH) / SPOTTY LIVER DISEASE (SLD) DEL BROILER E DELLA GALLINA OVAIOLA

Campylobacter termofili, in particolare C. jejuni e C. coli, sono batteri ben adattati alle specie aviari in cui colonizzano il tratto gastroenterico, frequentemente senza causare malattia (Zhang & Sahin, 2013). Tuttavia, C. jejuni è stato associato a casi di Epatite vibrionica aviare (AVH) già a partire dagli anni ‘50 ed anche C. coli è stato riportato quale possibile agente causale della malattia (Zhang & Sahin, 2013). Più recentemente, da casi di una malattia molto simile all’AVH, ma denominata Spotty Liver Disease (SLD), sono stati isolati ceppi di una nuova specie di Campylobacter, cui è stato assegnato il nome C. hepaticus (Van et al., 2016). Nonostante gli agenti coinvolti siano differenti, alcuni Autori (Jennings et al., 2011; Van et al., 2017a) ritengono che si tratti della stessa malattia considerato che l’epidemiologia e le manifestazioni cliniche e patologiche sono molto simili.
Oltre al Regno Unito (Crashaw & Young, 2003; Crawshaw et al., 2015) e all’Australia (Grimes & Reece, 2011; Van et al., 2017a), sia AVH che SLD sono state segnalate negli Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda, Estonia, Austria e Germania (Van et al., 2017b). Mentre l’AVH viene segnalata sporadicamente (Zhang & Sahin, 2013), l’incidenza della SLD è aumentata considerevolmente negli ultimi anni in Australia, e ciò è stato ricondotto all’ampia diffusione dell’allevamento free-range (Grimes & Reece, 2011; Jennings et al., 2011). Infatti, entrambe le malattie possono colpire galline ovaiole e polli da carne in allevamento intensivo, ma la maggior parte dei focolai si verifica in allevamenti alternativi (free-range e rurali). La sintomatologia è aspecifica e consiste in mortalità acuta (fino al 10%) e calo dell’ovodeposizione. Le lesioni patologiche sono molto caratteristiche: epatite multifocale acuta con focolai di necrosi di 1-2 mm di diametro e di colore bianco-grigiastro (Crashaw & Young, 2003; Grimes & Reece, 2011). Nonostante sia stato confermato l’isolamento di C. jejuni e C. coli e C. hepaticus da casi di AVH e SLD rispettivamente, studi di infezione sperimentale hanno dimostrato che solo C. hepaticus è in grado di riprodurre la malattia (Crawshaw et al., 2015; Van et al., 2017a), mentre i tentativi fatti con C. jejuni e C. coli sono falliti (Jennings et al., 2011). Dunque, ad oggi sembra essere confermato solo C. hepaticus quale agente eziologico della SLD, mentre rimane incertezza sul ruolo di C. jejuni e C. coli quali agenti causali dell’AVH.
Considerato dunque che ad oggi non si sa ancora con certezza se le due malattie siano riconducibili alla stessa condizione patologica e quale specie di Campylobacter sia coinvolta quale agente causale, l’obiettivo di questo studio è stato quello di approfondire le indagini diagnostiche su alcuni casi di malattia riconducibile ad AVH/SLD che hanno coinvolto polli da carne e galline ovaiole nel Nord Italia.

14 Dicembre 2018

2018 – INDAGINE SULLA PRESENZA DI MYCOPLASMA SPP. NELL’AVIFAUNA SELVATICA: RISULTATI PRELIMINARI

Gli animali selvatici possono contribuire alla trasmissione e diffusione di importanti agenti patogeni. Nell’ambito delle micoplasmosi avicole l’attenzione della comunità scientifica e del campo si è concentrata principalmente su quelle specie batteriche considerate di impatto da un punto di vista sanitario ed economico, quali Mycoplasma synoviae (MS), Mycoplasma gallisepticum (MG), Mycoplasma meleagridis e Mycoplasma iowae. Poche sono invece le informazioni disponibili sulla loro presenza nell’avifauna selvatica e sulla circolazione di altre specie di micoplasmi al di fuori del settore avicolo industriale e rurale, soprattutto in Italia.
Obiettivo del presente studio, del quale si riportano i risultati preliminari ad oggi disponibili, è valutare la presenza di Mycoplasma spp. nell’avifauna selvatica, stimarne la prevalenza ed indagarne il possibile ruolo epidemiologico.
Per tale scopo sono state utilizzate le carcasse di uccelli selvatici provenienti dal Centro Di Recupero Fauna Selvatica Provincia di Rovigo (CRAS) e conferite presso il Laboratorio di Medicina Aviare della SCT1 dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Legnaro (Padova), dove nell’ambito delle attività di sorveglianza passiva della fauna selvatica per malattie quali la West Nile, l’Influenza aviare e la Malattia di Newcastle , sono state campionate anche per la sorveglianza passiva di specie batteriche appartenenti al genere Mycoplasma spp..

14 Dicembre 2018

2018 – CARATTERIZZAZIONE DI UN CEPPO DEL VIRUS DELLA MALATTIA DI MAREK RILEVATO IN TACCHINI DA CARNE CON FORMA VISCERALE

Il virus della malattia di Marek (MD) o Gallid alphaherpesvirus 2 (GaHV-2) è un herpesvirus appartenente alla sottofamiglia Alphaherpesvirinae, genere Mardivirus; l’ospite di elezione è il pollo dove il virus causa una patologia a carattere linfoproliferativo. Il virus riconosce quattro diversi patotipi denominati mild, virulent, very virulent e very virulent plus (Schat e Nair, 2013).
Nel tacchino il virus è in grado di determinare forme tumorali sia a seguito di infezione sperimentale che naturale (Powell et al., 1984; Davidson et al., 2002; Pennycott and Venugopal, 2002; Deuchande et al., 2012; Blake-Dyke and Baigent, 2013).  All’esame necroscopico i linfomi viscerali causati da GaHV-2 nel tacchino risultano indistinguibili da quelli determinati dal retrovirus della reticoloendoteliosi (REV) e da quello della malattia linfoproliferativa del tacchino (LPDV) (Schat e Nair, 2013; Nair et al., 2013). La diagnosi differenziale fra queste forme neoplastiche linfoproliferative non è sempre agevole poiché anche a livello istologico l’infiltrato può avere caratteristiche simili (Schat e Nair, 2013). Metodi molecolari specifici per GaHV-2, REV o LPDV, rappresentano quindi la scelta di elezione per la diagnosi.
Nel presente studio è riportato il riscontro e l’analisi molecolare di un ceppo di GaHV-2 in tacchini da carne allevati con metodo free-range ed affetti da lesioni viscerali neoplastiche

14 Dicembre 2018

2018 – ANALISI FILOGENETICA DI CEPPI DI METAPNEUMOVIRUS A VIARE CIRCOLANTI IN EUROPA

Il Metapneumovirus aviare (aMPV) è un virus a RNA non segmentato, a singolo filamento con polarità negativa appartenente all’ordine Mononegavirales, famiglia Pneumoviridae, genere Metapneumovirus (International Committee on Taxonomy of Viruses, 2015). Il virus viene classificato in 4 sottotipi (A, B, C e D) distinguibili in base alle caratteristiche antigeniche e genetiche (Juhasz and Easton, 1994; Bayon-Auboyer et al., 2000; Seal, 2000). aMPV riconosce come ospiti naturali il tacchino (Jones e Rautenschlein, 2013) il pollo (Hafez, 1993), la faraona (Cecchinato et al., 2013b), il fagiano (Catelli et al., 2001) e l’anatra (Toquin et al., 1999). Nel tacchino e nel pollo l’infezione da Metapneumovirus può indurre una forma respiratoria che nel tacchino prende il nome di Rinotracheite del Tacchino (TRT) e nel pollo è caratterizzata da sintomatologia clinica più lieve, ma può esitare nella Sindrome della Testa Gonfia (SHS). In entrambe le specie il virus può causare cali dell’ovodeposizione.
In Europa i primi isolamenti del virus risalgono alla seconda metà degli anni ’80 (McDougall and Cook, 1986). Solo a partire del 1994, i ceppi circolanti in Europa sono stati caratterizzati dal punto di vista molecolare e riconosciuti in prevalenza appartenenti ai sottotipi A e B (Juhasz and Easton, 1994).
Per il controllo della malattia, a partire dagli anni ’90 sono stati messi a punto, e resi disponibili in commercio, vaccini vivi attenuati o inattivati.
A tutt’oggi aMPV si può considerare endemico in Europa. Dati relativi alle caratteristiche molecolari dei ceppi circolanti sono piuttosto scarsi e limitati a pochi paesi europei (Franzo et al., 2017; Tucciarone et al., 2017, 2018). Il sottotipo B risulta comunque essere il prevalente.
Lo scopo del presente lavoro è stato quello di ampliare le informazioni disponibili sull’epidemiologia molecolare di aMPV caratterizzando ceppi appartenenti al sottotipo B evidenziati negli ultimi anni in Europa.

14 Dicembre 2018

2018 – INDAGINE DI CAMPO SULLA CIRCOLAZIONE DI VIRUS IMMUNOSOPPRESSIVI NEL POLLO DA CARNE

Le malattie virali immunosoppressive causano perdite economiche nell’industria avicole poiché determinano maggiore sensibilità degli animali alle infezioni secondarie e compromettono la  risposta immunitaria alle vaccinazioni. Il virus della Bursite Infettiva (IBDV) e quello dell’Anemia Infettiva del pollo (CIA V) sono i principali virus immunosoppressivi, non-oncogeni che colpiscono il pollo (Balamurugan and Kataria, 2006).
IBDV è un virus a RNA della famiglia Birnaviridae. E’ l’agente eziologico della Bursite Infettiva, i cui quadri clinici possono variare, a secondo della patogenicità del ceppo virale, da forme molto gravi, con mortalità ed immunodepressione, a forme subcliniche in cui l’aspetto saliente è esclusivamente la immunodepressione . L’infezione da IBDV coinvolge principalmente i linfociti della linea B della borsa di Fabrizio determinando una soppressione anche di lunga durata della risposta anticorpale primaria (Eterradossi and Saif, 2008).
CIA V è un virus a DNA appartenente alla famiglia Anelloviridae, genere Gyrovirus. L’infezione provoca forma clinica quando avviene per via verticale, o orizzontale, nelle prime settimane di vita. Tuttavia, la maggior parte dei polli è protetta dall’infezione precoce grazie agli anticorpi vaccinali di origine materna. L’infezione dopo le 3 settimane di età si manifesta prevalentemente in maniera subclinica ma può causare una significativa immunosoppressione. Le cellule target del virus sono  gli emocitoblasti nel midollo osseo e i precursori dei linfociti T (Balamurugan and Kataria, 2006).
Allo scopo di evidenziare e caratterizzare dal punto di vista molecolare ceppi di IBDV e CIA V  circolanti nell’allevamento del broiler in Nord Italia, è stato svolto uno studio longitudinale in due gruppi di femmine, dalla nascita sino alla macellazione.

14 Dicembre 2018

2018 – ENTERITE EMORRAGICA DEL TACCHINO: CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI CEPPI CIRCOLANTI IN ITALIA

L’enterite emorragica è una malattia virale del tacchino che colpisce soggetti a partire dalla quarta settimana di vita. In animali sensibili, la forma clinica è caratterizzata da depressione, morte improvvisa e feci sanguinolente. L’importanza economica di questa malattia è dovuta alla mortalità da essa provocata, che può raggiungere anche il 60%, ed alla immunodepressione transitoria ad essa associata che può favorire l’insorgenza di altre patologie. L’agente eziologico dell’enterite emorragica è Turkey siadenovirus A (THEV), genere Siadenovirus, famiglia Adenoviridae. Il virus ha un DNA lineare a doppio filamento, costituito da 26.263 pb e presenta un antigene di superficie principale denominato Exon.
Oltre ai ceppi virulenti, nell’allevamento del tacchino, comunemente si riscontrano ceppi di THEV considerati naturalmente apatogeni (THEV-A) in grado di replicare efficientemente, inducendo splenomegalia e immunosoppressione senza tuttavia provocare lesioni all’intestino e mortalità (Alkie et al., 2017; Beach et al., 2009a).
L’analisi di sequenza di genomi completi di ceppi di THEV a diversa virulenza ha portato ad ipotizzare che le basi molecolari della patogenicità siano correlate a mutazioni riscontrate nei geni ORF1, E3 e Fiber knob domain (Beach et al., 2009b).
Scopo del presente lavoro è stato quello di caratterizzare da un punto di vista molecolare, mediante analisi di sequenza i geni ORF1, E3, Fiber knob domain ed hexon, due ceppi di THEV evidenziati in allevamenti di tacchino del nostro Paese.

14 Dicembre 2018

2018 – PICCOLI CAMBIAMENTI, GRANDI BENEFICI: INDAGINE DELL’EFFETTO DI DIFFERENTI STRATEGIE VACCINALI SULL’EPIDEMIOLOGIA MOLECOLARE DEL VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA E DEL METAPNEUMOVIRUS A VIARE IN GRECIA

Dal 2009, la Grecia ha conosciuto una rilevante crisi economica, che ha portato ad una diminuzione del prodotto interno lordo di circa il 40% nei successivi 7 anni.
Anche l’accesso ai beni primari, quali il cibo, è stato condizionato negativamente da questa congiuntura, esitando in una diminuzione significativa del consumo di proteine di origine animale (http://www.fao.org/faostat/). Tradizionalmente, il pollame e le uova sono considerate fonti di proteine relativamente economiche e di alto valore biologico. Sebbene la produzione avicola in Grecia sia rimasta sostanzialmente costante nel tempo, i prezzi di produzione sono aumentati del 25% circa fra il 2009 e il 2014, con ovvie conseguenze sul prezzo al consumatore e sulle abitudini alimentari (http://www.fao.org/faostat/). A questo fatto si è prevedibilmente accompagnato il fallimento o accorpamento di molte aziende del settore. Una moltitudine di fattori hanno contribuito alla genesi di questo scenario, inclusa la netta diminuzione degli investimenti in agricoltura, diminuiti da 3856 milioni di Euro nel 2008 a 1412 nel 2012. Sulla base di queste premesse, un ammodernamento del settore, mirato ad una riduzione dei costi di produzione, appare improbabile nel breve-medio periodo. Tuttavia, il perfezionamento della gestione dell’allevamento potrebbe senza dubbio portare a un immediato e significativo miglioramento per la avicoltura e, di riflesso, per la popolazione greca. Le patologie respiratorie hanno una grande rilevanza economica nell’allevamento avicolo sia a cause delle perdite dirette da esse indotte, sia per i costi associati al loro controllo.
Fra queste, la Bronchite infettiva (BI) si è affermata come una delle patologie più diffuse e dannose, quantomeno in Europa (13). Similmente ad altri virus a singolo filamento di RNA, il virus della bronchite infettiva (IBV) presenta un elevato tasso di mutazione e di ricombinazione. Ciò ha portato all’emergere di diversi genotipi nel corso del tempo (23). In aggiunta, la vasta rete di connessioni internazionali ha favorito la diffusione di questo patogeno, rendendo probabile l’importazione di ceppi con differenti caratteristiche immunologiche (8). Questa grande variabilità genetica e antigenica, a cui si associa una scarsa cross-protezione, ha chiaramente complicato la messa a punto di strategie di controllo, ad oggi fondate principalmente sulla vaccinazione (25). Oltre all’uso di vaccini basati sul ceppo di campo circolante (vaccinazione omologa), molto comune è l’applicazione di una combinazione di vaccini basati su genotipi differenti (vaccinazione eterologa) al fine di aumentare lo spettro di protezione (5). Tuttavia, non può non essere sottolineato come diversi fattori manageriali, quali via di somministrazione, dose, tempistiche e condizioni di accasamento, possano sostanzialmente condizionare l’efficacia della vaccinazione (26). Nonostante questi limiti, quando effettuata in modo adeguato, la vaccinazione si è dimostrata in grado di limitare l’insorgenza di segni clinici e la circolazione virale (10,19). Appare quindi evidente la rilevanza di una dettagliata e aggiornata conoscenza dello scenario epidemiologico locale, al fine di poter calibrare al meglio gli interventi vaccinali, massimizzandone l’efficacia e il rapporto costo-beneficio. Purtroppo, queste informazioni sono mancanti in molti Stati, Grecia inclusa. Le scarse conoscenze epidemiologiche hanno sovente portato ad una scelta dei protocolli vaccinali basata su opinioni personali e consuetudini, piuttosto che su un’oggettiva analisi della realtà.
Sulla base di queste premesse, il presente studio mira ad ottenere una rappresentazione significativa dell’epidemiologia di IBV in Grecia, monitorando nel contempo l’efficacia delle strategie di controllo attualmente impiegate.
Recentemente, alcuni studi hanno evidenziato un potenziale incremento del ruolo di Avian metapneumovirus (aMPV) quale agente primario responsabile di episodi di sintomatologia respiratoria nel broiler (22). Sebbene questo patogeno sia stato precedentemente segnalato in Grecia (20), non sono attualmente disponibili informazioni precise sulla sua distribuzione e rilevanza clinica.Conseguentemente, la prevalenza e l’impatto di aMPV sono stati altresì valutati.

14 Dicembre 2018

2018 – EFFICACIA DI RP03® PER IL CONTROLLO DELLE INFESTAZIONI DA DERMANYSSUS GALLINAE IN ALLEVAMENTI AVICOLI

Dermanyssus gallinae (De Geer, 1778), è considerato il più importante ectoparassita del pollame in Europa. Diffuso principalmente negli allevamenti di galline ovaiole, si stima possa raggiungere percentuali di infestazione anche del 90% (Sparagano et al. 2009). La sua presenza in allevamento provoca un gravissimo stress agli animali, grave anemia aumento della mortalità, e un impatto negativo sulla produzione delle uova (Kilpinen et al., 2005; Cosoroaba, 2001). Non è infine da sottovalutare il ruolo dell’acaro quale di potenziale vettore e serbatoio di malattie infettive (Valiente-Moro et al., 2009).
Il controllo del Dermanyssus gallinae è particolarmente complesso, e spesso affidato a molecole di sintesi quali carbamati, organofosforici e piretrine che non sempre raggiungono i risultati sperati. Il loro prolungato utilizzo, infatti, può portare ad una riduzione di efficacia imputabile spesso allo sviluppo di popolazioni di acari resistenti (Chauve 1998). Non va sottaciuto infine, il rischio che l’uso improprio di farmaci di sintesi possa portare all’introduzione sul mercato di prodotti alimentari contenenti residui di farmaci che potrebbero avere potenziali ripercussioni sulla salute dell’uomo (Marangi et al, 2012).
Ci si è pertanto orientati sempre di più verso la ricerca di strategie di controllo alternative (Marangi et al., 2009), più efficaci, che contemplino, tra le altre cose, anche l’impiego di molecole di origine naturale, in grado di coniugare efficacia e scarsa tossicità per animali ed uomo (George et al., 2008 a, b; Maurer et al., 2009).
Tra queste, soluzioni a base di olio di Neem hanno dimostrato una certa efficacia contro una vasta gamma di parassiti, insetti e artropodi ematofagi, (Alzohairy, 2016), L’estratto di Neem deve la sua efficacia a numerosi principi attivi, ed in particolare all’Azadiractina, che agisce principalmente bloccando l’ormone della crescita nei giovani insetti, interviene sulla riproduzione e interrompe la sintesi della chitina (Mordue and Nisbet, 2000).
Nonostante sia già in commercio un prodotto a base di olio di Neem (MiteStop(R)) le ricerche scientifiche riguardanti l’efficacia del Neem su Dermanyssus gallinae in campo sono molto scarse.
Si è inteso pertanto valutare in un allevamento di galline ovaiole l’efficacia di un prodotto a base di olio di Neem (RP03®) in un allevamento industriale di galline ovaiole caratterizzato alti livelli di infestazione da Dermanyssus gallinae.

14 Dicembre 2018

2018 – COMPARAZIONE DEI PROFILI DI FARMACOSENSIBILITÀ DI ESCHERICHIA COLI ED ENTEROCOCCUS FAECALIS ISOLATI DA POLLI DA CARNE ALL’INIZIO E ALLA FINE DEL CICLO PRODUTTIVO

A livello nazionale vi è attualmente una carenza di dati sull’utilizzo di antibiotici nel settore avicolo nel corso degli ultimi anni associati all’antibioticoresistenza (AMR). Gli stessi dati ufficiali di AMR sono molto limitati, ma evidenziano una frequenza superiore al 95% delle resistenze ad almeno un principio attivo in E. coli (Ministero della Salute, 2016). EMA ed EFSA (2013) hanno individuato E. coli ed Enterococcus faecalis come utili indicatori di AMR negli animali da reddito, in quanto rappresentativi della popolazione di batteri commensali più frequentemente esposti agli antibiotici (AB). Numerose evidenze scientifiche indicano un aumento di AMR nel pollo a seguito dei trattamenti (Simoneit et al., 2015), tuttavia questa connessione non è al momento supportata da dati certi. Alcuni studi hanno infatti evidenziato un aumento di AMR anche in capannoni in cui da oltre un anno non venivano somministrati antibiotici agli animali accasati (Smith et al., 2007; Ozaki et al, 2011). Gli studi sin qui condotti hanno valutato prevalentemente il livello di AMR a fine ciclo produttivo (ingrasso), mentre meno note sono le condizioni di partenza dei pulcini, legate alle condizioni di salute e gestione sia dei riproduttori sia degli incubatoi. Nei riproduttori i trattamenti con AB potrebbero portare a una selezionare di microrganismi resistenti che vengono trasmessi alla progenie, indipendentemente da una riduzione del consumo di AB nelle fasi d’ingrasso. Un riassortimento delle flore potrebbe avvenire anche in incubatoio qualora non venissero applicate accurate pratiche di disinfezione. Le resistenze agli antimicrobici possono essere valutate attraverso metodi genotipici o fenotipici. I primi ricercano direttamente geni di resistenza nei microrganismi in esame attraverso tecniche di biologia molecolare, i secondi si basano sul contatto diretto tra il microrganismo e l’antimicrobico e ne studiano il comportamento. Il test universalmente riconosciuto e codificato nella sua esecuzione da organismi scientifici internazionali (CLSI ed EUCAS) è il test della determinazione della minima concentrazione inibente (MIC). L’esistenza di breakpoint clinici definiti per le varie combinazioni specie animale (o uomo)/specie microbica/tipo di sindrome/antimicrobico, consentono di classificare il microrganismo testato come sensibile, intermedio o resistente a un determinato principio attivo, suggerendo al terapeuta il trattamento più appropriato. Inoltre, dato che il valore di MIC è espresso in termini quantitativi (mg/L o μg/mL), è possibile utilizzarlo per monitorare l’andamento delle farmacoresistenze nel tempo con osservazioni puntuali.
Obiettivo di questo studio era la valutazione dei profili di farmacosensibilità di E. coli ed Enterococcus faecalis isolati da gruppi commerciali di polli da carne a inizio e fine ciclo, provenienti da due diversi incubatoi e allevati in tre capannoni del medesimo allevamento.
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