L’acaro rosso del pollame, Dermanyssus gallinae (De Geer, 1778), è il più diffuso ectoparassita del pollame, in Europa (George et al., 2015) ed in molti paesi extraeuropei (Wang et al., 2010, Sparagano et al., 2009 Roy and Buronfosse, 2011). La presenza del D. gallinae negli allevamenti può avere gravi ripercussioni sulla salute e la produttività degli animali. Nei gruppi infestati si osservano fenomeni di cannibalismo, una diminuzione del tasso di crescita degli animali e perfino un aumento della mortalità in caso di massiva infestazione (Sparagano et al., 2014). Si possono evidenziare, inoltre, gravi ripercussioni sulla qualità delle uova, con riduzione dello spessore del guscio, e calo del peso. Nel complesso, l’infestazione, pertanto, ha un significativo impatto economico per gli allevatori, ulteriormente aggravato dai costi da sostenere per attuare i trattamenti e le misure di controllo contro la diffusione incontrollata degli acari (Sparagano et al., 2009).
All’azione esercitata direttamente dall’acaro, aggiunge il potenziale ruolo di vettore che Dermanyssus gallinae può rivestire nella trasmissione di alcuni agenti patogeni (Valiente Moro et al., 2005), sia batterici che virali, come Newcastle disease virus, Pasteurella multocida, Coxiella burnetii, Listeria Monocytogenes (Valiente Moro et al., 2009), Erysipelothrix rusiopathiae (Chirico et al., 2003) and Chlamydia psittaci (Circella et al., 2011).
Valiente Moro et al. (2007b) hanno anche evidenziato che l’acaro può trasmettere Salmonella Enteritidis, se assunto per via orale dal pulcino.
S. enterica supsp. enterica serovar Gallinarum (S. Gallinarum), invece, sembra sopravvivere all’interno di D. gallinae fino a quattro mesi (Zeman et al., 1982).
S. Gallinarum è l’agente etiologico della tifosi aviare, una malattia setticemica acuta o cronica, che generalmente colpisce galline adulte ed altri uccelli (Shivaprasad and Barrow, 2008; Barrow and Neto, 2011). È una malattia diffusa in tutto il mondo (Shivaprasad and Barrow, 2008), caratterizzata da alta morbilità e mortalità in fase acuta o subacuta (Davies, 2012). La tifosi aviare è stata dichiarata eradicata nella maggior parte delle nazioni occidentali (Davies, 2012), ma diversi focolai si registrano ancora lungo il bacino del Mar Mediterraneo e nelle nazioni in cui le misure di controllo sono poco efficienti e le condizioni ambientali ne favoriscono la diffusione (Barrow and Neto, 2011). Il controllo della malattia è ulteriormente complicato dalla modalità di trasmissione del batterio, che può avvenire sia per via verticale che orizzontale (Paiva et al., 2009; Cox et al., 1996), ed anche a causa della contaminazione della lettiera e dell’acqua di bevanda (Shivaprasad and Barrow, 2008). L’eliminazione del germe dall’allevamento è particolarmente difficile in quanto il patogeno sembra permanere nell’allevamento anche durante il periodo di vuoto sanitario. Questo potrebbe essere legato ad alcuni fattori, biotici o abiotici che potrebbero fungere da reservoir di infezione. Non è ben chiaro se D. gallinae possa effettivamente giocare tale ruolo. Infatti, se è vero che, come precedentemente riportato, la sopravvivenza in vitro di S. Gallinarum in associazione con D. gallinae è stata accertata (Zeman et al., 1982), non sono ancora disponibili dati che confermino tale condizione in campo.
Il presente lavoro è stato pertanto finalizzato a verificare in allevamento se in corso di focolaio di Tifosi aviare, D. gallinae possa favorire la persistenza e la diffusione del germe tra due diversi cicli produttivi.