Atti dei convegni

15 Dicembre 2012

2012 – MYCOPLASMA SYNOVIAE E CONCENTRAZIONE MINIMA INIBENTE (MIC): VALUTAZIONE DELL’ANTIBIOTICOSUSCETTIBILITÀ IN FUNZIONE DELLA CATEGORIA PRODUTTIVA E DEL GENOTIPO (VLHA).

Le specie appartenenti al genere Mycoplasma spp. includono microrganismi considerati opportunisti e patogeni del Regno Animale e Vegetale e la loro coltivazione in vitro risulta “fastidiosa”; sono organismi unicellulari privi di parete cellulare e tale caratteristica limita l’utilizzo di alcune famiglie antibiotiche nel trattamento delle micoplasmosi.
Nel settore avicolo industriale rivestono un ruolo particolarmente importante il Mycoplasma gallisepticum (MG), il Mycoplasma synoviae (MS) e recentemente nel settore del tacchino da carne il Mycoplasma iowae (4).
In particolare il Mycoplasma synoviae può causare, nel settore da carne, forme respiratorie ed articolari con conseguente incremento degli scarti al macello, mentre nel settore della gallina ovaiola è stato recentemente associato a lesioni apicali del guscio con importanti implicazioni economiche (1, 2). Inoltre la diffusione di questo patogeno sembra essere in aumento sia nel territorio nazionale che in quello comunitario (5, 6). Tale evidenza sottolinea che le misure applicate fino ad oggi, basate essenzialmente sulla gestione di gruppi di riproduttori Mycoplasma-free, sulla attuazione di rigide misure di biosicurezza e di profilassi indiretta, non siano più efficaci nella gestione del controllo di questo patogeno.
Sulla base di queste considerazioni l’approccio terapeutico rimane spesso l’unico mezzo per la gestione del focolaio, ma spesso non è accompagnato dall’isolamento del ceppo e da prove di farmaco-suscettibilità in vitro.
La concentrazione minima inibente MIC (Minimum Inhibitory Concentration) è la più bassa concentrazione di una sostanza antibiotica in grado di inibire la crescita visibile o il metabolismo di un microrganismo in vitro e tale metodo è considerato il “gold standard” tra tutti gli AST (Antimicrobical Susceptibility Tests) poiché fornisce indicazioni di natura quantitativa, consentendo al clinico una migliore gestione della scelta del farmaco e del regime terapeutico da applicare ad ogni singolo focolaio.
Inoltre, recentemente la Commissione Europea richiede una rivisitazione dell’utilizzo del farmaco a causa delle sempre più frequenti segnalazioni di farmaco-resistenza acquisita in seguito a pressione selettiva, soprattutto per antibiotici “criticamente importanti”per la salute umana (fluoroquinoloni, cefalosporine e macrolidi). La MIC è uno strumento capace di ottemperare a tali richieste promuovendo un più coscienzioso utilizzo del farmaco e permettendo il monitoraggio dello sviluppo di farmaco-resistenze.
Sfortunatamente pochi sono gli studi di natura epidemiologica sui micoplasmi di interesse veterinario, non consentendo di avere una panoramica dei ceppi circolanti in determinate micro-e macroaree e una correlazione tra forme cliniche (patotipi), antibiotico suscettibilità e categoria avicola di provenienza. Attualmente in letteratura il Mycoplasma synoviae è distinto in gruppi sulla base della sequenza nucleotidica di una specifica regione del gene vlhA che codifica per una PRR (Proline Rich Region) (3, 7) appartenente ad una proteina di superficie correlata alla cito-aderenza ed emoagglutinazione. Diversi fenotipi (emoagglutinazione +/-) si sono dimostrati in sede sperimentale responsabili di una diversa patogenicità nello sviluppo di lesioni articolari nel pollo (8). Ad oggi i genotipi riportati sono 6 (A, B, C, D, E, F), per il tipo C è stata fatta un’ulteriore suddivisione in sottotipi (C1, C2, C3, C4, C5 e C6) in base all’identità di sequenza nucleotidica di un’altra regione del medesimo gene (RIII) (7).
Sulla base di tali considerazioni ci siamo proposti di analizzare la MIC di 20 ceppi di campo di Mycoplasma synoviae, provenienti da differenti categorie produttive industriali e cercando una possibile correlazione tra genotipo (vlhA), categoria produttiva e suscettibilità antimicrobica.

15 Dicembre 2012

2012 – STUDIO DELLA CONCENTRAZIONE MINIMA INIBENTE (MIC) IN CEPPI DI MYCOPLASMA GALLISEPTICUM ISOLATI NEL TRIENNIO 2010-2012

I micoplasmi sono piccoli procarioti appartenenti alla classe dei Mollicutes, delimitati soltanto da membrana plasmatica, in quanto mancano di parete cellulare. Essi sono ampiamente diffusi nel mondo, e sono in grado di infettare una vasta gamma di ospiti, inclusi uomo, animali, piante ed insetti.
In particolare, Mycoplasma gallisepticum è considerato un patogeno molto importante nel settore avicolo, in grado di dar luogo a sintomatologia clinica di notevole entità, con conseguenti gravi perdite economiche. Esso è responsabile nel pollo e nel tacchino di una grave sindrome respiratoria caratterizzata nel tacchino da tumefazione dei seni infraorbitali e aerosacculite, e può anche provocare nei riporduttori calo dell’ovodeposizione e mortalità embrionale, essendo dunque causa di notevoli perdite economiche.
Appare dunque chiaro come il controllo di questo patogeno a livello industriale sia fondamentale: l’applicazione di alti livelli di biosicurezza in allevamento e il mantenimento di animali Mycoplasma-free possono in alcuni casi però non essere misure sufficienti, e di conseguenza la terapia antibiotica rimane uno strumento importante in possesso del medico veterinario per contenere le infezioni. La scelta del chemioterapico più opportuno va compiuta in modo oculato, allo scopo sia di ottenere una buona risposta terapeutica che di evitare l’insorgenza di fenomeni di antibiotico-resistenza.
A tal fine, per avere una stima della suscettibilità o della resistenza di un determinato microrganismo agli antimicrobici, si può utilizzare il calcolo della MIC (Minima Concentrazione Inibente), cioè la determinazione della più bassa concentrazione di un antibiotico in grado di inibire la crescita e/o il metabolismo di un microrganismo in vitro. In aggiunta, integrando i valori di MIC calcolati con i brekpoints di sensibilità (ossia le concentrazioni, espresse in μg/ml, definite da organizzazioni internazionali come soglia per esprimere la sensibilità o la resistenza dei microrganismi agli antibiotici), si può avere una valutazione dei dati in vitro sulla possibile sensibilità o resistenza del ceppo nei confronti della molecola testata.
In base a quanto esposto, è stato deciso di testare la suscettibilità alle principali molecole antibiotiche di alcuni ceppi di Mycoplasma gallisepticum appartenenti a differenti categorie produttive di avicoli industriali isolati nel triennio 2010-2012.

15 Dicembre 2012

2012 – PREVALENZA DEI PORTATORI ASINTOMATICI DI LISTERIA MONOCYTOGENES NEI POLLI REGOLARMENTE MACELLATI, VALUTAZIONE DELL’ANTIBIOTICORESISTENZA DEI CEPPI ISOLATI: RISULTATI PRELIMINARI

La direttiva 2003/99/CE prevede la raccolta di dati rilevanti e confrontabili su zoonosi, agenti zoonotici, antibiotico-resistenza e casi di tossinfezione alimentare.
Sulla base di alcuni studi epidemiologici (European Food Safety Authority – EFSA- 2005, 2006, 2007) i dati relativi al livello di contaminazione degli alimenti da Listeria monocytogenes oscillano tra 0-48% in prodotti a base di carne e tra 0-40% in prodotti a base di carne di origine avicola (9). Il rapporto EFSA 2008 segnala, rispetto al 2007, un calo del 11% dei casi di infezione da Listeria spp. con 1381 casi confermati.
Anche se meno frequenti nell’uomo rispetto a Campylobacter e Salmonella, Listeria è nota per causare un alto tasso di mortalità, che colpisce in particolar modo i gruppi vulnerabili come gli anziani. Per quanto riguarda gli alimenti, per la Listeria vengono riscontrati livelli superiori ai limiti di sicurezza previsti per legge in alcuni alimenti pronti al consumo, soprattutto nel pesce affumicato, nei prodotti a base di carne sottoposti a trattamento termico e nei formaggi (4,11).
Sono pochi i dati pubblicati sulla prevalenza dell’infezione nelle specie avicole.
Com’è noto i casi di listeriosi aviare (intesa come malattia clinicamente manifesta) sono estremamente rari. Tuttavia le specie avicole possono fungere da portatori asintomatici di Listeria spp. a livello intestinale e rappresentare una fonte di contaminazione delle carcasse e degli ambienti di lavorazione durante il processo di macellazione (5). Il primo scopo di questo studio è la valutazione della prevalenza dell’infezione intestinale da Listeria spp. nel pollo da carne. Lo studio si prefigge inoltre la valutazione in vitro della sensibilità agli antibiotici dei ceppi batterici isolati, includendo quelle classi farmaceutiche utilizzate come terapia d’elezione per la listeriosi umana.
L’area d’indagine è rappresentata da  popolazioni di broiler macellati in Emilia Romagna.

15 Dicembre 2012

2012 – IMPIEGO DI METAPNEUMOVIRUS AVIARE (AMPV) COME POSSIBILE VACCINO VIVO RICOMBINANTE PER L’ESPRESSIONE DI PROTEINE IMMUNOGENE DEL CORONA VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA

Avian metapneumovirus (AMPV) è un virus ad RNA appartenente alla famiglia delle Paramyxoviridae ed al genere Metapneumovirus. E’ causa nel tacchino di un’infezione delle prime vie respiratorie, mentre nel pollo è responsabile di forme respiratorie più lievi. Sono stati sino ad ora individuati 4 sottotipi di AMPV (A, B, C e D), diversi tra loro dal punto di vista genetico, biologico e sierologico. Il genoma di AMPV comprende 8 geni (3’-N-P-M-F-M2-SH-G-L-5’) ed ha una lunghezza di circa 13.5 kb (Easton et al., 2004). Tecniche di reverse genetics (RG), recentemente messe a punto per AMPV sottotipo A ( Naylor et al., 2004) e C (Govindarajan et al., 2006) hanno fornito uno strumento prezioso per la modifica in vitro del genoma virale e sono state sino ad ora utilizzate per vari scopi. Utilizzando la RG sono stati prodotti in vitro AMPV ricombinanti con mutazioni puntiformi, delezioni o inserzioni di geni reporter; di questi virus é stata inoltre valutata la capacità replicativa in vivo (Govindarajan et al., 2006; Ling et al., 2008;  Naylor et al., 2010; Brown et al., 2011). Al momento non sono però ancora disponibili informazioni sulla capacità del genoma di AMPV di accettare geni eterologhi appartenenti ad altri agenti virali, né sulla stabilità genetica del genoma di AMPV in tal modo modificato.
Il presente studio riporta l’inserzione nel genoma di AMPV di due diversi geni del Coronavirus agente eziologico della Bronchite infettiva (IBV). Si tratta di uno dei principali patogeni del pollo che, come AMPV, primariamente colpisce il tratto respiratorio, anche se è in grado di causare malattia anche a livello dell’apparato renale e riproduttivo. Il ceppo di IBV utilizzato in questo studio appartiene al genotipo QX, variante di recente emergenza in Europa (Worthington and Jones, 2008) e causa di notevoli perdite economiche per la sua capacità di eludere la risposta immunitaria stimolata dai vaccini attualmente in uso. In particolare sono stati scelti il gene S1 che codifica per l’omonima proteina di superficie, principale determinante antigenico di IBV (Cavanagh, 2007), ed il gene N che codifica per la proteina del nucleocapside. Di quest’ultima è stata già dimostrata la capacità d’indurre immunità protettiva (Seo et al., 1997; Y u et al., 2010).
Per verificare in quale posizione del genoma l’espressione di proteine eterologhe sia maggiore, inizialmente sono stati prodotti AMPV ricombinanti codificanti la Green Fluorescent Protein (GFP), che è stata inserita nelle diverse regioni intergeniche disponibili. Successivamente sono stati preparati diversi AMPV ricombinanti codificanti per le proteine S1 e/o N di IBV. I virus ricombinanti ottenuti sono stati inoculati in polli SPF in due diversi esperimenti per valutare la loro capacità d’indurre una risposta immunitaria protettiva in seguito ad infezione sperimentale con IBV mediante il test della motilità ciliare. La replicazione virale è stata valutata mediante real time RT-PCR (qRT -PCR) e la risposta immunitaria umorale specifica per IBV ed AMPV mediante test ELISA ed inibizione dell’emoagglutinazione (HI).

15 Dicembre 2012

2012 – VALUTAZIONE ZOO-ECONOMICA DELL’USO DI UN VACCINO VIVO ANTICOCCIDICO IN ROTAZIONE AI COCCIDIOSTATICI NEI POLLI DA CARNE: RISULTATI DI UNA SERIE DI PROVE DI CAMPO IN BELGIO E IN OLANDA

Nella produzione industriale di pollame, l’organizzazione di un programma di prevenzione per il controllo della coccidiosi è una delle decisioni più importanti da prendere per salvaguardare o migliorare i risultati zootecnici ed economici. I vaccini anticoccidici stanno diventando sempre più popolari perché molto spesso forniscono una soluzione laddove i coccidiostatici nel mangime hanno presumibilmente perso di efficacia a seguito dell’instaurarsi di fenomeni di resistenza nei ceppi di Eimeria di campo (Williams, 2002; Mathis & Broussard, 2006; Peek & Landman 2011). Lo scopo dello studio è stato quello di valutare l’efficacia di un vaccino anticoccidico (Hipracox Broilers®), somministrato mediante spray a goccia grossa il primo giorno di vita all’arrivo in allevamento, per prevenire e controllare le coccidiosi cliniche in polli da carne in condizioni di produzione standard. Inoltre, è stato stimato l’impatto zootecnico dei cicli prima, durante e dopo la vaccinazione, con il ritorno ai coccidiostatici nel mangime. In totale  sono stati valutati i dati zootecnici relativi a circa 450.000 animali per l’allevamento 1, mentre per l’allevamento 2 di circa 960.000 animali. La mortalità media prima della vaccinazione era del 3,13%. Durante la vaccinazione è scesa al 2,67%, con un miglioramento del 14,7%, mentre dopo la vaccinazione la mortalità è salita al 2,91%, ma rappresenta ancora un miglioramento del 7,03% rispetto alla situazione presente prima della vaccinazione. Dal momento che le età di macellazione finale hanno presentato delle differenze, i pesi medi finali sono stati corretti alla stessa età (41 giorni). Il peso vivo medio prima della vaccinazione era di 2409 grammi, mentre dopo la vaccinazione era di 2491 grammi: un aumento di 82 grammi. L’indice di conversione alimentare (ICA) è stato corretto per un peso di 2000 grammi per poter mettere a confronto l’ICA di gruppi con pesi finali diversi.
L’ICA(2000) durante la vaccinazione migliora di 2 punti e dopo la vaccinazione di un miglioramento di 8 punti. Analizzando i dati della media dell’ ICA(2000) rispettivamente dei cicli prima, durante e dopo la vaccinazione usando l’analisi di varianza a una via (ANOV A), sono state riscontrate differenze statisticamente significative con P ≤ 0,05.
Nei cicli prima della vaccinazione si è riscontrato un IPG medio di 58,39 grammi, mentre nei cicli durante la vaccinazione era inferiore: 58,04 grammi. Nei cicli dopo la vaccinazione si è riscontrato un miglioramento di 2,21 grammi, con un risultato medio di 60,60 grammi. Analizzando i dati della media dell’IPG rispettivamente dei cicli prima, durante e dopo la vaccinazione usando l’analisi di varianza a una via (ANOV A), sono state riscontrate differenze statisticamente significative con P ≤ 0,05. Il valore medio del Fattore europeo di efficienza produttiva (EPEF) prima della vaccinazione era pari a 362, mentre durante la vaccinazione l’EPEF e`passato a 370: il miglioramento è stato di 8 punti. Infine, dopo la vaccinazione l’EPEF è migliorato di 37 punti in confronto ai valori relativi a prima della vaccinazione. Realizzando l’analisi di varianza a una via (ANOV A), è stato riscontrato che la media dell’EPEF rispettivamente dei cicli prima, durante e dopo la vaccinazione avevano differenze statisticamente significative con P ≤ 0,05. L’uso di antibiotici non è stato superiore, in termini di kg di prodotto attivo, durante la vaccinazione rispetto ai cicli realizzati prima della vaccinazione in entrambi gli allevamenti. La differenza principale tra i cicli realizzati prima e durante la vaccinazione è rappresentata dall’età del primo trattamento: circa una settimana prima per i cicli vaccinati, quindi, la quantità totale di antibiotici viene ridotta da trattamenti realizzati in età precoce.
In generale possiamo concludere che non sono state riscontrate differenze statisticamente significative tra i cicli realizzati prima e durante la vaccinazione in nessuno dei parametri produttivi analizzati. Al contrario, i risultati assoluti di mortalità, ICA(2000) ed EPEF sono migliorati durante la vaccinazione. Dopo la vaccinazione, i risultati assoluti sono migliori per tutti i parametri (fatta eccezione per la mortalità, per la quale i risultati migliori si hanno durante la vaccinazione), mentre IPG, ICA(2000) ed EPEF sono statisticamente migliori rispetto a quelli riscontrati prima e durante la vaccinazione. Per questa ragione, sembra chiaro que la vaccinazione contro la coccidiosi promuova il ritorno alla sensibilità dei ceppi di campo di Eimeria verso i coccidiostatici. In conclusione, per il tipo di allevamenti utilizzati durante la prova, la vaccinazione contro la coccidiosi con Hipracox® si è rivelata un approccio economicamente valido sia durante la vaccinazione, ma soprattutto dopo il ritorno ai coccidiostatici somministrati nel mangime.

15 Dicembre 2012

2012 – DAL PAPPAGALLO AL DIAMANTE DI GOULD: UN NUOVO OSPITE PER BFDV (BEAK AND FEATHER DISEASE VIRUS)

Circovirus appartiene alla famiglia Circoviridae, ed è un virus privo di envelope, a DNA circolare a singolo filamento (Niagro et al., 1998). Il suo genoma codifica per due proteine principali, replication associated protein (Rep) e coat protein (CP). È inoltre presente la regione ORF (open reading frame), la cui funzione non è stata ancora ben definita (Varsani et al., 2010).
Al genere Circovirus appartiene BFDV (Beak and Feather Disease Virus), che rappresenta l’agente di una delle più importanti e frequenti infezioni degli psittacidi, la Malattia del becco e delle penne (Psittacine Beak and Feather Disease – PBFD), così denominata in quanto caratterizzata da possibili anomalie a carico del piumaggio e del becco (Gerlach, 1994). L’infezione è però particolarmente temuta perché associata ad immunodepressione, dovuta a deplezione dei tessuti linfoidi colpiti, in particolare timo e borsa di Fabrizio, che predispone il soggetto colpito a frequenti infezioni secondarie di natura batterica e/o fungina (Katoh et al., 2010; Todd, 2004).
Attualmente, l’infezione da circovirus è stata identificata in più di 60 differenti specie di psittacidi e si ritiene abbia distribuzione pressochè mondiale (Todd, 2004; Cathedral-Ortiz et al. 2010). Circovirus è stato inoltre identificato anche in altre specie come i canarini (Todd et al., 2001; Rampin et al., 2006), i piccioni (Mankertz et al. 2000; Todd. et al. 2001; Duchatel et al., 2006; Todd et al. 2008), gli struzzi (Shivaprasad et al. 1993; Eisenberg et al. 2003), le oche (Todd. et al. 2001; Chen et al. 2003) le anatre (Smyth et al., 2005), il corvo australiano (Stewart et al. 2006) ed il diamante di Gould (Shivaprasad et al., 2004). Tuttavia in queste specie la PBFD non è stata riportata e le manifestazioni cliniche associate all’infezione non sono state ben descritte e definite. In questo lavoro, viene riportato un particolare caso di infezione da circovirus in un allevamento di diamanti di Gould in cui si sono manifestati segni clinici generalmente riconducibili a PBFD. Il virus è stato caratterizzato geneticamente.

15 Dicembre 2012

2012 – MESSA A PUNTO DI UN PROTOCOLLO DI REAL TIME PCR PER LA DIAGNOSI E LA QUANTIFICAZIONE DI METAPNEUMOVIRUS AVIARE SOTTOTIPO A E B

Il Metapneumovirus aviare (AMPV) è un virus RNA a singolo filamento non segmentato a polarità negativa. Finora sono stati identificati quattro sottotipi di questo virus, A, B, C e D (Gough e Jones, 2008). I primi due sono quelli maggiormente diffusi a livello mondiale e sono gli unici ad essere stati segnalati nel territorio italiano. Il sottotipo B è quello maggiormente diffuso in Italia (Cecchinato et al., 2010), soprattutto nelle zone del Nord, dove vi è una maggiore concentrazione di allevamenti avicoli.
Il virus colpisce diverse specie aviari, particolarmente tacchino e pollo. Nel tacchino causa un’infezione acuta e molto contagiosa del tratto respiratorio superiore, la Rinotracheite del tacchino (TRT). Mentre nel pollo causa una malattia clinica meno evidente e meno grave, sempre che non sia complicata da altri fattori, soprattutto batterici come Escherichia coli (Gough e Jones, 2008). In questi casi sfocia spesso nella Sindrome della Testa Gonfia (SHS). Può causare perdite economiche significative, legate principalmente alle infezioni batteriche secondarie (OIE, 2012a). Sia nel tacchino che nel pollo è in grado anche di provocare cali della ovodeposizione ( Naylor e Jones, 1993; Cecchinato et al., 2012).
La variabilità genomica di AMPV insieme con le manifestazioni cliniche non patognomoniche riportate nelle diverse specie aviari, la sua scarsa capacità di replicazione nell’organismo ospite e la sua capacità di causare infezioni in assenza di sintomatologia clinica evidente (Cook et al., 1988), rendono necessari metodi diagnostici molto sensibili, accurati e affidabili (Cook e Cavanagh, 2002). La biologia molecolare offre un’alternativa veloce, sensibile, pratica e specifica per la diagnosi delle infezioni sostenute da AMPV (OIE, 2009) rispetto alle metodiche classiche. Per questa ragione nel corso degli anni sono stati messi a punto diversi protocolli di RT-PCR per la ricerca di questo virus e negli ultimi anni è stata rivolta particolare attenzione all’applicazione di una variante della PCR convenzionale, la Real-Time PCR. La Real-Time PCR è una tecnica che permette di osservare la cinetica della formazione degli amplificati in tempo reale grazie all’uso di sostanze fluorescenti che si legano, in forma specifica o aspecifica, alla sequenza bersaglio e successivamente emettono un segnale fluorescente che aumenta di intensità con l’aumentare del numero di amplificati sintetizzati. Permette simultaneamente di identificare e quantificare la sequenza bersaglio e non richiede ulteriori passaggi per la visualizzazione dell’amplificato come invece avviene nella PCR, riducendo così i tempi di diagnosi e limitando la manipolazione del campione (Watzinger et al., 2006).
Lo scopo del presente lavoro è stato quello di mettere a punto una Real-Time PCR capace di identificare, discriminare e quantificare AMPV sottotipo A e B. Nella prima fase è stato utilizzato un sistema di quantificazione aspecifico. Sono state testate varie coppie di primer, disegnate sulle sequenze di geni diversi, e scelta la migliore in termini di sensibilità e specificità. Nelle fasi successive il sistema di quantificazione è stato sostituito con sonde sottotipo specifiche. Il protocollo è stato successivamente ottimizzato e messo a confronto con il protocollo di RT nested-PCR per AMPV, attualmente più usato sia in Italia che all’estero, disegnato da  Naylor et al. (1997), testando ceppi virali a titolo noto e campioni da prove sperimentali.

15 Dicembre 2012

2012 – CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI METAPNEUMOVIRUS AVIARE (AMPV) ISOLATO IN CORSO DI FORMA RESPIRATORIA NELLA FARAONA

Metapneumovirus aviare (AMPV), virus a RNA a singolo filamento e polarità negativa, appartenente alla famiglia delle Paramyxoviridae, colpisce principalmente il tacchino causando un’infezione delle prime vie respiratorie, nota come Rinotracheite del tacchino (TRT).
Pollo ( Catelli et al., 1998), fagiano ( Catelli et al., 2001), faraona (Picault et al., 1987) ed anatra muta (Toquin et al., 1999) sono ugualmente sensibili all’infezione, anche se in grado minore e diversamente a seconda della specie. In particolare nella faraona sono stati riportati focolai di Sindrome della Testa Gonfia (SHS), analogamente a quanto osservato nel pollo, da cui è stato isolato il virus (Kles et al.,1987). In condizioni sperimentali non è stato possibile riprodurre forme cliniche analoghe a quelle osservate in campo, ma è stata osservata risposta anticorpale specifica (Gough et al.,1988).
Nel presente lavoro viene descritto un focolaio d’infezione da AMPV verificatosi all’inizio del 2012 in un allevamento di faraone da carne della provincia di Verona.
Viene riportata la caratterizzazione molecolare del ceppo virale isolato e discussi i possibili fattori condizionanti il manifestarsi di forme cliniche.

15 Dicembre 2012

2012 – EVIDENZE SPERIMENTALI DELLA RESISTENZA DEL PICCIONE (COLUMBA LIVIA) ALL’INFEZIONE DA METAPNEUMOVIRUS AVIARE E DELLA SUA IRRILEVANZA NELLA TRASMISSIONE DELL’INFEZIONE AL TACCHINO

In che misura specie di volatili diverse da tacchino, pollo, fagiano e faraona siano sensibili al Metapneumovirus aviare (AMPV) sottotipo A e B, e che ruolo abbiano gli uccelli selvatici nel mantenere e diffondere l’infezione nell’ambiente, sono argomenti ancora oggetto di studio ed approfondimento da parte della comunità scientifica. La prima comparsa del virus in Sud Africa e la sua successiva diffusione in Israele ed Europa hanno avuto modalità che fanno sospettare che gli uccelli migratori, e gli uccelli selvatici in generale, abbiano giocato un ruolo importante nella trasmissione dell’infezione (Jones, 1996). Gli studi epidemiologici sulla diffusione di AMPV sottotipo A e B negli uccelli selvatici, se paragonati a quelli svolti in USA sul sottotipo C, sono scarsi e riportano una limitata presenza dell’infezione. Studi pubblicati negli anni ’90 riportano l’evidenza di anticorpi nei riguardi di questi sottotipi in allevamenti di struzzi dello Zimbabwe (Cadman et al., 1994) ed in gabbiani della costa Baltica in Germania (Heffels- Redman et al., 1998). Più recentemente uno studio brasiliano riporta l’evidenza di RNA virale di AMPV in uccelli selvatici tenuti in cattività (Felippe et al., 2011). Un’ampia indagine epidemiologica svolta nel 2004 in zone paludose dell’Italia nord-orientale, ha riportato al contrario costantemente negatività sia sierologiche che molecolari per infezione da AMPV sottotipo A e B in molte specie di uccelli acquatici (Delogu et al., 2004). L’anatra, l’oca ed il piccione sono risultati resistenti all’infezione sperimentale con AMPV sottotipo A (Gough et al.,1988); mentre l’anatra muta sia all’infezione con AMPV A che B (Toquin et al., 2006).
Il coinvolgimento del piccione nella diffusione di AMPV sottotipo A e B è stato recentemente nuovamente sospettato, sulla base di scarse positività molecolari evidenziate in piccioni selvatici o  infettati sperimentale (Felippe et al., 2011; Gharaibeh & Shamoun, 2011). Il presente lavoro ha avuto come obiettivi da un canto determinare con certezza la sensibilità del piccione ad AMPV sottotipo B e dell’altro verificare la sua rilevanza nel trasmettere l’infezione al tacchino. A tale scopo sono state svolte prove due sperimentali in isolamento biologico.

15 Dicembre 2012

2012 – MYCOPLASMA IOWAE IN TACCHINI DA CARNE: VALUTAZIONI CLINICHE E ANATOMOPATOLOGICHE.

Il Mycoplasma iowae (MI) era considerato un patogeno di particolare importanza nel settore tacchino e la sua attività patogena era principalmente correlata ad un incremento della mortalità embrionale. Al fine di contenere tali problematiche si è deciso il risanamento dei gruppi di riproduttori infetti , generando linee Mycoplasma iowae free. La sua scarsa prevalenza nel settore tacchino, congiuntamente con l’assenza di report riguardanti tale specie di micoplasma, ha fatto sì che l’attenzione nei riguardi di tale specie diminuisse con conseguente scarso sviluppo di nuove metodiche diagnostiche e poca attenzione dal punto di vista clinico.
E’ bene ricordare che mediante infezioni sperimentali, eseguite sia su tacchino che su pollo. l’MI ha determinato uno scarso accrescimento, con evidenti alterazioni dello sviluppo osseo, oltre a forme di lieve aerosacculite, artrosinovite ed anormalità del piumaggio.
Recentemente negli Stati Uniti sono stati segnalati alcuni casi di isolamento di MI in tacchini da carne che manifestavano anormalità scheletriche e condrodistrofia [3]. Inoltre durante il 2012 in Italia è stato segnalato l’isolamento di MI in tacchini industriali [2].
Scopo del presente lavoro è discutere la sintomatologia clinica e le alterazioni anatomopatologiche rilevate in diversi gruppi di tacchini da carne nel territorio italiano in cui è stato isolato il Mycoplasma iowae.
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