Atti dei convegni

15 Dicembre 2011

2011 – GENI DI VIRULENZA IN ESCHERICHIA COLI ISOLATI DA GALLINE OVAIOLE IN CORSO DI COLIBACILLOSI

Le infezioni da Escherichia (E.) coli  nel pollame sono causa di patologie sistemiche e localizzate (Barnes et al.,  2008). L’impatto economico di tali patologie nell’industria avicola, legato alla mortalità ed ai cali produttivi ha orientato la ricerca verso l’analisi degli stipiti di E. coli coinvolti.
Alcuni sierogruppi come O78, O1, O2 sono più frequentemente associati alla colibacillosi nel pollame (Barnes et al., 2008), sebbene negli anni sia stato riportato il coinvolgimento anche di numerosi altri (Rodriguez-Siek et al., 2005; Circella et al., 2009). Per quanto riguarda i fattori di virulenza che possono rendere uno stipite potenzialmente più patogeno, recentemente numerose ricerche sono state mirate ad identificare i geni che, se espressi, possono aumentare la patogenicità del germe e che possano fungere da markers di virulenza (Ngeleka et al. 2002; Johnson et al. 2006; Johnson et al., 2008).
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di analizzare, in E. coli isolati da galline ovaiole affette da colibacillosi ed ovaiole clinicamente sane, la distribuzione di otto diversi geni di potenziale virulenza (Ewers et al. 2005), al fine di individuare i più significativi come markers, in relazione alla loro reale incidenza in stipiti patogeni. È stato inoltre valutato il sierogruppo di ppartenenza degli isolati al fine di identificare quelli più frequentemente associati a malattia nel nostro territorio e la distribuzione, in questi, dei geni di virulenza risultati più significativi.

15 Dicembre 2011

2011 – DIAGNOSTICA CLINICA E MOLECOLARE DELLE INFEZIONI DA CIRCOVIRUS NEI VOLATILI D’AFFEZIONE

Circovirus è l’agente eziologico della Malattia del Becco e delle Penne (Beak and Feather Disease), patologia immunodepressiva (Todd, 2004) caratterizzata dalla comparsa di anomalie del piumaggio e del becco. L’infezione è stata evidenziata in più di 60 specie appartenenti all’Ordine Psittaciformes (Ortiz-Cathedral et al. 2010) ed è stata segnalata in diverse parti del mondo. Inizialmente segnalata in Australia (Pass and Perry, 1984), è stata successivamente riscontrata in USA (Dahlhausen et Radabaugh, 1997), Nuova Zelanda (Ha et al. 2007; Ha et al. 2009), Africa (Heath et al. 2004; Varsani et al. 2010), Giappone (Katoh et al. 2010). Attualmente, si ritiene che l’infezione sia presente in tutti i continenti. In Europa, studi epidemiologici indicano in Germania un’incidenza del 39,2% (Rahaus and Wolff, 2003) mentre in Italia pari all’8 %. (Bert et al. 2005). Probabilmente, tali dati potrebbero rappresentare sottostime visto che l’infezione non sempre si manifesta con sintomi specifici e pertanto potrebbe sfuggire anche durante eventuali iter diagnostici. In questo lavoro vengono discussi, alla luce delle esperienze cliniche, i risultati delle ricerche di laboratorio condotte su volatili sintomatici presso il Dipartimento di Sanità Pubblica e Zootecnia della Facoltà di Medicina Veterinaria di Bari.

15 Dicembre 2011

2011 – ISOLAMENTO DI UN CEPPO “ESOTICO” DI MYCOPLASMA SYNOVIAE, IN UN FENICOTTERO MINORE (PHOENICONAIAS MINOR) DI IMPORTAZIONE. CONSIDERAZIONE SU POSSIbILI VIE DI INTRODUZIONE DEI PATOGENI.

I micoplasmi sono organismi unicellulari privi di parete. Possono infettare numerose specie viventi comprese i vegetali, gli animali e l’uomo. Nel settore avicolo, alcune specie come il Mycoplasma gallisepticum (MG) ed il Mycoplasma synoviae (MS) sono considerate di particolare interesse in quanto provocano patologie sia nel pollo che nel tacchino che possono ripercuotersi sui parametri produttivi quali incremento della mortalità, scarse performance produttive ed un incremento degli scarti al macello. I micoplasmi possono trasmettersi sia per via verticale che per via orizzontale, per tali motivi i principali metodi di prevenzione si basano sulla costituzione di gruppi di riproduttori free e sulla scrupolosa applicazione di misure di biosicurezza. Purtroppo ad oggi l’epidemiologia delle micoplasmosi non è ancora del tutto chiara, complice anche la difficoltà di isolamento e di distinzione tra i vari ceppi. Questo comporta una difficoltà nello studio della diffusione della patologia non permettendo di correlare due o più eventi patologici. Per tale motivo in alcuni episodi vengono presi in considerazione, quale fonte di infezione, gli allevamenti rurali o gli uccelli selvatici. Proprio in questi ultimi volatili sono diverse le segnalazioni di isolamento di micoplasmi di interesse avicolo (3).
Recentemente, alcuni Autori hanno dimostrato la possibile differenziazione dei ceppi di Mycoplasma synoviae attraverso lo studio di un frammento del gene vlhA che codifica per la Most Surface Protein (MSP), una proteina di membrana con attività antigenica (1, 2).
Con questo report segnaliamo l’isolamento di un ceppo di Mycoplasma synoviae in un fenicottero minore di recente importazione che dallo studio del gene vlhA non manifesta correlazioni con altri ceppi di MS isolati nel territorio italiano.

15 Dicembre 2011

2011 – INFEZIONE SPERIMENTALE IN GALLINE OVAIOLE SPF CON DUE DIFFERENTI CEPPI DI MYCOPLASMA SYNOVIAE DENOMINATI PASC8 E TRACH: RISULTATI PRELIMINARI.

Il Mycoplasma synoviae (MS) è considerato uno tra i più importanti micoplasmi patogeni per il settore avicolo industriale. Il suo ruolo patogeno è stato ampiamente dimostrato in particolare nel settore da carne dove provoca, sia nel pollo che nel tacchino, forme respiratorie con interessamento anche articolare. Nel settore della gallina ovaiola tale micoplasma non è stato mai considerato un patogeno di rilevante importanza, infatti il suo ruolo come patogeno risulta essere ancora oggetto di dibattito. Recentemente alcuni Autori (1;2) hanno correlato la presenza del Mycoplasma synoviae ad una caratteristica alterazione del polo apicale del guscio, comunemente conosciuta come EAA (Eggshell Apex Abnormalities) o uova a guscio di vetro. Studi condotti sul gene vlhA hanno correlato uno specifico ceppo di MS, denominato PASC8, alle lesioni del guscio, permettendo inoltre di ipotizzare un maggiore tropismo di tale ceppo per l’ovidutto nei confronti  di un ceppo di MS, denominato TRACH, e isolato dalle trachee degli animali nel medesimo allevamento (3,4;5;).
Lo scopo del presente lavoro è stato quello di dimostrare attraverso una infezione sperimentale con i due differenti ceppi di Mycoplasma synoviae (PASC8 e TRACH) l’eventuale correlazione tra ceppo, presenza di MS a livello oviduttale e produzione di uova alterate.

15 Dicembre 2011

2011 – VALUTAZIONE DEL LIVELLO DI CONTAMINAZIONE BATTERICA IN UOVA ED EMBRIONI DI POLLO PRESSO UN INCUBATOIO INDUSTRIALE

Le malattie batteriche continuano a provocare rilevanti perdite economiche nella produzione avicola industriale. Carenze igienico-sanitarie a livello di allevamento si amplificano in maniera esponenziale nell’incubatoio. I fornitori delle uova giocano pertanto un ruolo chiave a tale riguardo. A ciò si aggiunge l’effetto amplificatore dell’incubatoio. La moltiplicazione batterica viene infatti favorita dalle condizioni fisico-chimiche dell’incubazione, condizioni che esaltano la natura di “pabulum ottimale” per il loro sviluppo che è l’uovo. Nella fase di schiusa ciò è favorito oltre che da umidità elevata e calore, anche dalla presenza di materiale organico (meconio, piumino e gusci) e dalla ventilazione vorticosa. La popolazione microbica presente in incubatoio viene trasferita tramite i pulcini all’allevamento di destinazione. Si può quindi ritenere che l’allevamento dei riproduttori, l’incubatoio e l’allevamento di destinazione, pur essendo geograficamente distanti tra loro, siano strettamente correlati dal punto di vista microbiologico (Barnes et al., 1980).
Scopo del presente lavoro è stato quello di valutare il grado di inquinamento batterico di uova di pollo nelle diverse fasi dell’incubazione, dall’arrivo alla schiusa, in un incubatoio industriale.

15 Dicembre 2011

2011 – STABILITÀ DEL GENE FLAA IN CAMPYLOBACTER COLI

Campylobacter (C.) jejuni e C. coli sono i principali responsabili di gastroenteriti batteriche nei paesi industrializzati (Bluzler, 2004). Alcuni Autori hanno ipotizzato che la capacità di colonizzazione dell’intestino di questi germi possa essere associata ad una loro propensione alla variabilità genetica, che conferirebbe maggiori probabilità di sopravvivenza (Ridley et al., 2008). Tra i fattori coinvolti nei meccanismi di virulenza è certamente inclusa la flagellina in quanto promotore della colonizzazione intestinale. Due geni, flaA e flaB, sono coinvolti nella biosintesi della flagellina, ed essi ricadono all’interno di regioni omopolimeriche con alto tasso di variabilità (Parkhill et al., 2000). I due geni condividono il 95% della sequenza nucleotidica, ma flaA sembra essere critico per la mobilità, la colonizzazione, e la patogenesi, mentre flaB potrebbe avere il ruolo di riserva di materiale genetico. Eventi ricombinativi tra flaA e flaB incrementano la variabilità della flagellina, e non è escluso che ciò possa influire sull’adattamento ai diversi ambienti intestinali.
In questo studio è stata valutata in vitro la variabilità del gene flaA di ceppi di C. coli coltivati mediante  passaggi sequenziali in condizioni ambientali differenti.

15 Dicembre 2011

2011 – IDENTIFICAZIONE DI SPECIE DI MICOPLASMI AVIARI MEDIANTE DENATURING GRADIENT GEL ELECTROPHORESIS (DGGE)

I micoplasmi, appartengono alla classe dei Mollicutes, rappresentano i più piccoli microorganismi in grado di replicare autonomamente. Il loro genoma può variare da 600 a più di 2000 Kb. Differiscono dagli altri batteri in particolare per le loro piccole dimensioni e per la totale assenza di parete cellulare. Sono ampiamente diffusi in natura e possono parassitare un’ampia varietà di specie viventi quali mammiferi, rettili, pesci, artropodi e piante (4).
Sono considerati “organismi difficili da coltivare” a causa delle loro esigenze metaboliche e dei loro lunghi tempi di crescita in vitro.
In campo aviare sono oltre 20 le specie conosciute, anche se solamente alcune rivestono un ruolo economicamente importante, quali Mycoplasma gallisepticum (MG), Mycoplasma synoviae (MS), Mycoplasma ioawe (MI), Mycoplasma meleagridis (MM).
Con l’introduzione delle metodologie biomolecolari la diagnostica per tali patogeni è nettamente migliorata, ma se da un lato sono stati ridotti i tempi di risposta, dall’altro è diminuita la possibilità di eseguire ulteriori indagini di approfondimento tipiche della microbiologia classica, ancor’oggi effettuate normalmente per altri patogeni batterici di più semplice coltivazione. L’utilizzo della PCR per la ricerca di una specie di Micoplasma (sono attualmente disponibili PCR specifiche solo per i patogeni di maggior interesse) risulta essere determinante se supportata da un corretto sospetto diagnostico, in tali casi permette di pervenire ad una corretta diagnosi. Però contestualmente la stessa metodica può essere inefficace in caso di errato sospetto di specie, ed inoltre impedisce la dimostrazione di eventuali coinfezioni, eliminando anche la possibilità di esecuzione di ulteriori indagini sul ceppo isolato.
Attualmente nell’isolamento dei micoplasmi aviari il manuale OIE prevede un’incubazione in brodo fino a due settimane seguite da altre due settimane per l’eventuale crescita in agar. Poiché i micoplasmi non sono distinguibili su base biochimica risulta necessario eseguire metodiche aggiuntive per l’identificazione della specie isolata quali l’immunofluorescenza, l’inibizione della crescita, l’utilizzo di PCR specie specifiche che naturalmente aumentano ancor di più i tempi di risposta.
La DGGE (Denaturing Gradient Gel Electrophoresis) è una tecnica elettroforetica che permette di separare degli amplificati in base alla loro sequenza e non al loro peso molecolare. Il limite teorico di tale tecnica è quello di identificare fino ad una singola mutazione puntiforme (2). Il principio si basa sulla diversa mobilità di una doppia elica parzialmente denaturata in un supporto solido, la denaturazione stessa dipende a sua volta dalla sequenza nucleotidica. A tale riguardo è opportuno ricordare che l’appaiamento delle basi GC si basa su 3 legami idrogeno molto più stabili del doppio legame idrogeno presente tra le basi AT. Su tali presupposti alcuni Autori hanno effettuato studi di comparazione della migrazione di un tratto del 16S rDNA, regione conservata dei batteri (3).
Scopo del presente lavoro è stato quello di valutare su isolati di campo l’applicabilità della metodica DGGE, quale potenziale metodo per l’identificazione di differenti specie di micoplasmi.

15 Dicembre 2011

2011 – ISOLAMENTO DI MYCOPLASMA MELEAGRIDIS DA UN GRUPPO DI FARAONE (NUMIDA MELEAGRIS)

Mycoplasma meleagridis (MM) è considerato un patogeno specifico del tacchino (1).
In tale specie è causa di uno scarso accrescimento ed alterazioni scheletriche durante la fase giovanile, inoltre può essere causa di moderata aerosacculite di tipo fibrinoso.
Uova provenienti da gruppi di riproduttori infetti possono presentare riduzione della schiudibilità (1).
Infezioni sperimentali hanno dimostrato un’alta incidenza di aerosacculite a seguito di inoculazione nel sacco vitellino di embrioni di tacchino, anche se raramente si è verificata la morte dell’embrione. L’inoculazione in uova embrionate di pollo ha prodotto la replicazione del patogeno senza però evidenziare mortalità embrionale.
Infine infezioni sperimentali condotte su polli adulti hanno dimostrato una refrattarietà del pollo a tale patogeno.
Le ultime segnalazioni di questo patogeno riguardano l’isolamento di MM da trachee di alcuni rapaci selvatici in Germania, gli Autori della segnalazione ipotizzano che tali positività possano essere correlate all’infezione dei rapaci nelle grandi discariche urbane (2) a dimostrazione del fatto della presenza del patogeno nel territorio europeo.
La trasmissione del MM avviene principalmente per via verticale. Tale peculiarità ha permesso di contenere e gestire la sua presenza nel comparto avicolo attraverso la creazione di gruppi MM free, tant’è che ormai tale patologia è considerata dalla maggior parte dei Medici Veterinari Aviari una patologia “vecchia” dato che le ultime segnalazioni risalgono a più di 15 anni fa. Per questi motivi attualmente non sono previsti specifici piani di controllo per tale patogeno.
Il presente lavoro descrive la prima segnalazione di isolamento di Mycoplasma meleagridis in un gruppo di faraone (Numida meleagris) e conferma la presenza nel territorio italiano di tale patogeno.

15 Novembre 2011

2011 – EPISODIO DI DERMATOMIOSITE DA ASPERGILLUS FUMIGATUS NEL CAPPONE

Aspergillus fumigatus è un fungo a diffusione cosmopolita e ubiquitario, può infatti essere isolato dal terreno, dalla vegetazione e dall’aria. La notevole capacità di sporulazione che lo caratterizza si traduce nella presenza di elevate concentrazioni di conidi nell’aria, sia in ambienti chiusi che all’aperto (Latgé, 2001). La capacità di tale fungo di provocare malattia è condizionata, sia negli animali che nell’uomo, dallo stato immunitario dell’ospite oltre che dalla carica infettante. Nei volatili, sia domestici che selvatici, l’aspergillosi può manifestarsi in forma acuta, in particolare negli animali giovani, con elevate morbilità e mortalità e in forma cronica, nei soggetti adulti. Tra le forme cliniche di aspergillosi descritte nelle specie aviari la principale è la forma polmonare, legata alla capacità dei conidi di A. fumigatus di raggiungere gli alveoli polmonari in virtù del loro ridotto diametro (2-3  µm); sono poi descritte forme oftalmiche, ossee, sistemiche (Richard, 1997) e  Olias et al. (2010) hanno recentemente riportato un caso di aspergillosi articolare nel tacchino. Rare sono le segnalazioni di forme di dermatite associate ad A. fumigatus.

18 Settembre 2010

2010 – CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DEI CEPPI DI VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA AVIARE ISOLATI IN ITALIA NEL PERIODO 2007-2009 E NEL PRIMO BIMESTRE DEL 2010

Sono stati caratterizzati (mediante RT-PCR e/o sequenziamento) 368 ceppi di virus della bronchite infettiva aviare (IBV) rilevati in italia nel triennio 2007-2009 e 40 ceppi di IBV rilevati nei primi due mesi del 2010. Nel corso del periodo considerato e, in particolare, all’inizio del 2010 la circolazione dei differenti genotipi di IBV sembra essersi diversificata. La prevalenza del ceppo 793B sembra infatti in diminuzione, mentre la circolazione dei genotipi QX e IT-02 appare in aumento. Si segnala inoltre la recente ricomparsa, sia pure in forma sporadica, dei genotipi D274 e B1648.
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