Atti dei convegni

18 Settembre 2010

2010 – INFEZIONE SPERIMENTALE DI TACCHINOTTI CON DIVERSI ASTROVIRUS AVIARI: RISULTATI PRELIMINARI

Gli astrovirus sono virus a RNA sprovvisti di envelope di dimensioni comprese tra 28-30 nm, appartenenti alla famiglia Astroviridae. Il nome deriva dal loro tipico aspetto “stellato” visibile al microscopio elettronico in colorazione negativa. Questi virus colpiscono i giovani individui di molte specie, uomo compreso, dove causano episodi di malattia enterica di lieve e media gravità, generalmente autolimitanti. Negli avicoli però sono stati descritti episodi anche gravi di malattia con grave risentimento generale e aumento della mortalità (1). Astrovirus sono stati osservati anche in organi linfoidi (timo e borsa di fabrizio) facendo supporre un’attività immunosoppressiva (2). Tra le specie avicole, la più colpita è senza dubbio il tacchino (3, 4), anche se astrovirus a livello intestinale sono stati segnalati con una certa frequenza anche in polli, anatre e recentemente anche in faraone (5).

18 Settembre 2010

2010 – USO DELLA TILVALOSINA (AIVLOSIN®, ESTEVE S.P.A.) IN DUE GRUPPI DI TACCHINI COMMERCIALI BIG 6 AFFETTI DA MYCOPLASMA GALLISEPTICUM E MYCOPLASMA SYNOVIAE. PROVE COMPARATIVE ESEGUITE A CONFRONTO CON TILOSINA E OSSITETRACICLINA

Questi 2 studi, realizzati presso un’azienda in provincia di Padova, mettono a confronto l’attività della tilvalosina (AIVLOSIN®, Esteve S.p.A) e della tilosina nei confronti dell’infezione di campo da Mycoplasma gallisepticum in un allevamento di tacchini commerciali BIG 6 (primo studio); inoltre nel secondo studio il confronto è stato eseguito su un gruppo di tacchini affetti da Mycoplasma synoviae, e il confronto è avvenuto tra tilvalosina (AIVLOSIN®, Esteve S.p.A) e ossitetraciclina al 20% liquida.
Per quanto riguarda il primo studio, nei primi giorni gli animali manifestavano sintomi respiratori, quali tosse e gonfiore dei seni nasali. È stato inoltre osservato un aumento della mortalità e della formazione di scarti. La diagnosi è stata confermata dalle prove analitiche (SAR positiva sul 100% dei campioni) e dai reperti anatomopatologici.
Gli animali di entrambi i gruppi (gruppo tilosina, trattato con tilosina commerciale per 3 giorni con 50 gr/100 litri acqua di abbeverata e gruppo tilvalosina, trattato per 3 giorni con tilvalosina 20 gr/100 litri acqua) hanno manifestato un miglioramento dei sintomi ed una riduzione della mortalità. Tuttavia, a 7 giorni di distanza dal trattamento, il gruppo trattato con tilosina ha avuto necessità di un ulteriore trattamento, mentre il gruppo trattato con tilvalosina (AIVLOSIN®, Esteve S.p.A) non ha richiesto altri trattamenti.
Lo studio di campo realizzato indica quindi una differenza, a favore della tilvalosina (AIVLOSIN®, Esteve S.p.A), nel trattamento dell’infezione da Mycoplasma gallisepticum nei tacchini commerciali.
Nel secondo studio il gruppo in esame era di circa 15000 tacchini commerciali Big 6 allevati su tre capannoni. La prova è stata eseguita trattando un capannone con tilvalosina (AIVLOSIN®, Esteve S.p.A) e gli altri due con ossitetraciclina.
I soggetti all’età di 90 giorni presentavano una leggera forma respiratoria, pallore della testa, con formazione di animali cachettici e conseguenza dimagrimento e morte. Gli animali sono quindi stati trattati: uno dei 3 capannoni con tilvalosina per la durata di 5 giorni e, contemporaneamente, gli altri due con ossitetraciclina, sempre per la durata di 5 giorni, previo accertamento diagnostico eseguito presso un laboratorio privato.
I test eseguiti sono stati PCR , siero-agglutinazione ed ELISA.L’accertamento ha confermato positività a Mycoplasma synoviae e quindi abbiamo proseguito nella terapia specifica.
A distanza di 15 giorni dal trattamento sia i capannoni trattati con ossitetraciclina che con tilvalosina, non hanno presentato ricadute e il gruppo è potuto andare al macello con una percentuale minima di soggetti sottopeso o scarti.

18 Settembre 2010

2010 – UTILIZZO DEL PYROSEQUENZIAMENTO PER UNA RAPIDA CLASSIFICAZIONE DELLE SPECIE DI ADENOVIRUS AVIARI DEL GRUPPO I

L’identificazione degli adenovirus aviari del gruppo I (FAdVs) è di notevole importanza sia per studi epidemiologici che per l’adozione di corrette strategie vaccinali, laddove la vaccinazione può essere impiegata nel controllo della malattia.
La tipizzazione dei FAdVs è effettuata, in genere, mediante PCR seguita da sequenziamento o dall’analisi con enzimi di restrizione (RFLP). Entrambi i metodi risultano, tuttavia, molto dispendiosi sia in termini di tempo che economici rendendo difficoltosa la loro applicazione nella routine diagnostica.
Nel presente studio l’amplificazione della regione variabile L1 dell’esone seguita dal suo pyrosequenziamento è stata valutata al fine di consentire una rapida genotipizzazione delle specie di adenovirus aviari del gruppo I.
I risultati hanno dimostrato chiaramente che il pyrosequenziamento potrebbe costituire un nuovo strumento per identificare e classificare i FAdVs in maniera più rapida, economica e facilmente interpretabile rispetto alle tecniche comunemente utilizzate.

18 Settembre 2010

2010 – CARATTERIZZAZIONE GENOMICA DI CEPPI DEL VIRUS DELLA MALATTIA DI GUMBORO ISOLATI IN ITALIA NEL PERIODO 2006-2009

La bursite infettiva (IBD) rappresenta da tempo, ed in particolare negli ultimi decenni, un importante problema, non solo economico, dell’allevamento avicolo intensivo. Fino alla fine degli anni ’80, infatti, la malattia veniva controllata abbastanza facilmente mediante misure di profilassi indiretta (vaccinazione). Tuttavia, successivamente, si sono registrati, in varie parti del mondo dove l’avicoltura intensiva è più sviluppata, numerosi casi di “rotture vaccinali” causate dall’insorgenza di “nuove varianti” virali. Negli USA è stato dimostrato che in queste “nuove varianti”(US variants) si era realizzato un drift antigenico con conseguente mancata risposta anticorpale crociata tale da rendere i vaccini classici non sufficientemente protettivi (7, 10). Inoltre, la comparsa di quadri di IBD acuta caratterizzati da mortalità elevate, sono stati riportati in Europa ed attribuiti a ceppi dotati di elevata patogenicità, i c.d. “very virulent”, anche in assenza di drifts antigenici significativi (4). In Italia, casi di IBDV sono stati riportati alla fine degli anni novanta, soprattutto in Emilia Romagna dove la malattia poteva essere considerata endemica. A partire del 2002, si è registrato un notevole aumento di casi anche in altre regioni italiane.
 Il virus IBDV appartenente alla famiglia Birnaviridae, è un virus a RNA privo di envelope, con genoma a RNA a doppia elica bisegmentato. Sono riconosciuti due sierotipi. Il sierotipo 1 è il ceppo patogeno del pollo, di cui si conoscono diversi ceppi o varianti: il ceppo classico (prototipo F52/70), varianti, very virulent (divise in tipiche e atipiche) e vaccinali (mild, mild intermediate, intermediate, intermediate plus). Il sierotipo 2, isolato inizialmente nel tacchino ma diffuso anche nel pollo, è apatogeno.
Strutturalmente sono note 5 proteine: VP1 che codifica per la RNA polimerasi; VP2 che induce Ac neutralizzanti e presenta gli Ag specifici di sierotipo; VP3 che presenta gli Ag specifici di gruppo; VP4 che codifica per la proteasi virale; VP5 che ha funzioni regolatorie. In particolare nella VP2 c’è una piccola regione, denominata ipervariabile, di soli 144 aminocidi (aa) estremamente idrofoba, con due picchi idrofili agli estremi localizzati in posizione 210-225 e 312-324 rispettivamente (picchi maggiori A e B) che corrispondono agli epitopi neutralizzanti (1, 2). Inoltre è stata riportata anche la presenza di altre due picchi idrofilici minori 1 e 2 (posizioni 248-252 e 279-290) altrettanto importanti dal punto di vista antigenico (13) poiché è’ proprio in queste regioni che più spesso insorgono mutazioni, spesso puntiformi, che determinano la comparsa di nuovi sierotipi o varianti patogene.
Studi di caratterizzazione antigenica e genomica condotti precedentemente su ceppi isolati dal 1996 al 2005 (9, 11) hanno rilevato che la maggior parte dei ceppi IBDV circolanti nel territorio italiano appartenevano al tipo vvIBDV. Tuttavia era stato osservato che alcuni ceppi vvIBDV , provenienti principalmente dall’Emilia Romagna, presentavano caratteristiche sia antigeniche che genomiche diverse dai ceppi vvIBDV tipici. Lo scopo di questo lavoro è stato pertanto l’approfondimento dello studio dei virus IBDV circolanti in Italia mediante la caratterizzazione genomica dei ceppi di IBDV isolati negli anni 2006-2009 per rilevare la comparsa di eventuali ceppi atipici.

18 Settembre 2010

2010 – TOSSINFEZIONE DA BOTULISMO IN POLLI COMMERCIALI

Si descrive un episodio di tossinfezione da Clostridium botulinum tipo C che ha interessato un allevamento di broiler di 42 giorni di età nell’estate 2009. I fattori che hanno caratterizzato l’evento come l’insorgenza in una specie animale non comune a fenomeni di botulismo, la velocità di diffusione nei diversi capannoni che compongono l’allevamento, l’elevata percentuale di mortalità ci portano a dover considerare l’importanza degli effetti dell’intossicazione botulinica anche nell’allevamento intensivo italiano del pollo da carne.

18 Settembre 2010

2010 – INFEZIONE SPERIMENTALE CON I CEPPI DI CAMPO “ITALY-02”, “QXLIKE” E “793B” DEL VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA AVIARE IN POLLI DA CARNE COMMERCIALI VACCINATI CON VACCINO VIVO CONTENENTE I CEPPI H120 E D274

Il lavoro consiste in una prova sperimentale in broiler al fine di valutare la protezione indotta da un vaccino vivo attenutato contenente i ceppi M41 e D274 del virus della Bronchite Infettiva aviare effettuato ad un giorno di vita nei confronti dell’infezione sostenuta dai ceppi di bronchite infettiva aviare (IB) noti come Italy02, QXsimile e 793B. Il livello di protezione è stato calcolato attraverso la valutazione della ciliostasi  osservata su colture d’organo ( anelli tracheali). Sono stati rilevati buoni indici di protezione nei confronti dei ceppi IT02 e QX simile e soddisfacente indice di protezione nei confronti del ceppo 793B. Inoltre sono state valutate le risposte anticorpali alla vaccinazione e alle infezioni.

18 Settembre 2010

2010 – EPISODIO DI “FALSE OVAIOLE” IN GALLINE OVAIOLE DI 22 SETTIMANE DI ETÀ IN SEGUITO AD INFEZIONE DA VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA AVIARE DENOMINATO QXLIKE

Si descrive un episodio di “false ovaiole” in galline ovaiole di 22 settimane di età allevate in Romagna in seguito ad infezione da virus della Bronchite Infettiva aviare (IB) denominato “QXlike”. Trattasi di galline di razza Lohmann nate e allevate in Italia. All’età di 16 settimane il gruppo di galline aveva presentato una forma respiratoria da Mycoplasma gallisepticum con Colisetticemia. A 19 settimane veniva identificato un virus della BI sequenziato come QXlike. A 22 settimane la deposizione subiva un arresto sul 80%, contemporaneamente iniziavano a comparire soggetti non produttivi con lesioni dell’apparato riproduttore ascrivibili a “false layers”.Questo caso ha messo in evidenza la stretta correlazione fra virus della IB e la lesione morfologica e strutturale dell’apparato riproduttore.

18 Settembre 2010

2010 – DISCRIMINAZIONE RAPIDA FRA CEPPI VACCINALI E DI CAMPO DI METAPNEUMOVIRUS AVIARE MEDIANTE TECNICA RFLP

I Metapneumovirus Aviari (AMPV) sono virus ad RNA appartenenti alla famiglia delle Paramyxoviridae ed al genere Metapneumovirus. Sono causa nel tacchino di una infezione delle prime vie respiratorie nota come Rinotracheite del Tacchino (TRT), mentre nel pollo sono responsabili di forme respiratorie più o meno lievi, che possono sfociare nella Sindrome della Testa Gonfia. Sono stati sino ad ora individuati 4 sottotipi di AMPV (A, B, C e D), distinti variamente fra loro sia dal punto di vista genetico che biologico e sierologico. I sottotipi A e B sono i più diffusi a livello mondiale essendo presenti in Europa, Asia, Centro e Sud America ed inoltre in Africa, dove l’infezione è comparsa per la prima volta alla fine degli anni 70 (Gough e Jones, 2008).
In Italia l’infezione si è diffusa a partire dal 1987 (Fabris e D’Aprile, 1990).
Successivamente si è endemizzata nelle Regioni a maggior vocazione avicola, con prevalenza del sottotipo B (Catelli et al., 2004; Catelli, 2006). Per il controllo TRT sono utilizzati vaccini vivi attenuati; fra quelli disponibili nel nostro Paese è diffuso l’utilizzo del sottotipo B, somministrato nei tacchini da carne, via spray, in incubatoio. E’ stato dimostrato che ceppi vaccinali possono essere evidenziati tramite RT -PCR fino alla quarta settimana di età (Catelli et al., 2010), associati o meno a sintomatologia respiratoria. In presenza di forme cliniche risulta necessario poter discriminare tra ceppi di campo e di origine vaccinale.
L’analisi della sequenza del gene G di numerosi ceppi AMPV sottotipo B isolati in varie aree geografiche del mondo (Cecchinato et al., 2009), ha rivelato la presenza, nella sola sequenza del vaccino B (ceppo VCO3) maggiormente utilizzato in Italia, di un sito di riconoscimento dall’enzima di restrizione Msel. Tale sito è localizzato nell’amplicone che si ottiene con il protocollo di RT nested-PCR messo a punto da Naylor et al. (1997), e comunemente impiegato in Europa per la diagnosi delle infezioni da AMPV e la distinzione fra sottotipi A e B.
Basandosi su queste evidenze, è stato messo a punto e testato su alcuni AMPV isolati in Italia, inclusi i ceppi precoci isolati da Catelli et al. (2010), un protocollo di PCR-Restriction Fragment Length Polymorphism (RFLP) in grado di discriminare fra ceppi sottotipo B di campo e vaccinali.

18 Settembre 2010

2010 – TECNOLOGIA BIOLOGICA PER IL TRATTAMENTO DI POLLINA DI OVAIOLE (BREV. EUROPEO EP 1314710 A1): PROGETTO MIDA (MANURE HYGIENIZATION DEVELOPMENT AND APPLICATION) SANITIZZAZIONE

L’obiettivo è quello di superare la gestione della pollina come rifiuto e la necessità di terreni agricoli per il suo spandimento, attraverso la produzione diretta di fertilizzante di qualità, igienico, in grado di migliorare la struttura del terreno e la sua fertilità, oltre a recuperare il suolo dalla predesertificazione.
In dettaglio, l’obiettivo del progetto era quello di verificare l’igienizzazione della pollina di gallina ovaiola tramite bio-trattamento, ai sensi delle indicazioni contenute nel Reg. (CE) 1774/2002. Il prodotto ottenuto non è un rifiuto, ma un fertilizzante organico igienico, sicuro e commerciabile.
La pollina, essiccata a tre diversi livelli di umidità tramite MDS (Manure Drying System), è stata trattata all’interno di big-bags e in cumulo, con l’aggiunta di PAV (principi attivi vegetali) biocatalizzatori di origine vegetale, in un allevamento avicolo del nostro Paese.
Il campionamento e le analisi sulla pollina, prelevata a -3 (prima dell’ingresso nel MDS), 0, 38, 81, 123 giorni, sono stati condotti seguendo il Reg. (CE) 1774/2002 che prevede durante il processo:
  • la riduzione di 5 unità log 10 di Enterococcus faecalis;
  • la riduzione di 3 unità log 10 di Parvovirus.
Sono inoltre richieste nel prodotto finito e nell’immagazzinamento rispettivamente:
  • concentrazione di Escherichia coli inferiore o uguale a 1.000 ufc/g;
  • assenza di Salmonella spp.
In questa fase iniziale, a causa della elevata resistenza ambientale degli elementi di dispersione dei parassiti, abbiamo aggiunto anche la valutazione dell’attività dei PAV sulle oocisti dei  coccidi e sulle uova di ascaridi. Questo ha giustificato il prelievo di campioni al giorno -3 utile per valutare la carica parassitaria della pollina all’atto della emissione. Contemporaneamente sono stati ricercati anche miceti patogeni e saprofiti. Per l’assenza di malattie da Parvovirus nel pollame, allo scopo di ottemperare al reg. (CE) 1774/2002, abbiamo sviluppato una prova “figlia” in condizioni controllate, aggiungendo Parvovirus di origine suina nella pollina.
In generale, l’attività sperimentale di MIDA ha dato buoni risultati nella riduzione dei parametri biologici dopo 123 giorni, dati che incoraggiano gli autori a perseverare nello sviluppo del progetto ed anche nella ricerca di un sostegno finanziario.

18 Settembre 2010

2010 – IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI DI LABORATORIO NEI CASI DI ZOPPIA DEL POLLO E DEL TACCHINO

L’utilizzo degli strumenti di laboratorio, come descritto in questi tre casi clinici, è di fondamentale importanza per l’inquadramento diagnostico della zoppia nel pollo e nel tacchino.
Il primo caso clinico (A) si è presentato in un allevamento di polli da carne in cui, dall’età di due settimane, una percentuale elevata di soggetti esibiva zoppia monolaterale che non rispondeva a trattamento con vitamina D e calcio. Gli animali mostravano grave discondroplasia tibiale, osteomielite e fragilità ossea.
Dalle analisi batteriologiche e biomolecolari si dimostrava che l’agente causale della osteomielite era Streptococcus gallolyticus subsp. gallolyticus. La sua scarsa sensibilità agli antibiotici ha reso difficile ma non impossibile il successo terapeutico con amoxicillina. É la prima segnalazione in Italia della presenza di questo batterio nel pollo.
Il secondo caso (B) ha coinvolto un allevamento di tacchini da carne maschi. Gli episodi di zoppia, iniziati alla decima settimana di età, costringevano gli animali a non deambulare correttamente diventando cachettici. Le lesioni comprendevano osteomielite nella testa del femore con artrite purulenta nella articolazione coxofemorale ed alla corrispondente tibiotarsometatarsale. L’isolamento ripetuto in sede di lesione di Escherichia coli sierotipo O78 confermava il suo elevato tropismo per le articolazioni ed il midollo osseo. Tutti gli E. coli O78 isolati sono APEC (Avian Pathogenic E. coli) con una origine clonale diversa da quelli presenti negli organi setticemici. Trattamenti antibiotici mirati o di massa basati sull’antibiogramma sono stati in grado di prevenire nuovi casi o ridurre la gravità di quelli già esistenti.
Il terzo caso (C) è stato osservato in un allevamento di tacchini da carne maschi. Gli animali, dall’età di 80 giorni, hanno iniziato a presentare difficoltà di deambulazione. La lesione più comunemente evidenziata era una infiltrazione di essudato lattiginoso non purulento tra i fasci dei muscoli flessori delle dita e i tendini che poco interessava l’articolazione tibiotarsometatarsale. Ornithobacterium rhinotracheale è stato isolato con difficoltà dal liquido patologico di un tacchino ma la sua presenza, con PCR, dimostrata da più soggetti.
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