Atti dei convegni

18 Settembre 2009

2009 – IMPIEGO DELLA PCR NELLA DIAGNOSI DELL’ENTERITE ULCERATIVA: RISULTATI PRELIMINARI

L’enterite ulcerativa o “quail disease” è il risultato di un’infezione acuta da Clostridium colinum che colpisce prevalentemente soggetti giovani e che è stata descritta in molte specie aviari, pollo e tacchino compresi. La diagnosi di tale patologia attraverso tecniche di microbiologia tradizionali risulta particolarmente indaginosa a causa dei lunghi tempi richiesti dall’esame batteriologico e dalla mancanza di terreni colturali selettivi.
Con il presente studio si è voluta indagare l’utilità dell’applicazione di un protocollo in PCR nella diagnosi dell’enterite ulcerativa. A tale scopo una PCR specifica per C. colinum è stata applicata a 42 brodi colturali d’arricchimento precedentemente inoculati con materiale patologico prelevato da soggetti affetti da sindrome enterica.
Successivamente gli organi e i campioni intestinali dei soggetti risultati positivi alla PCR, sono stati sottoposti ad accertamenti istopatolgici. 3 broiler e 1 piccione sono risultati positivi alla PCR e in uno di questi casi è stato isolato C. colinum. Le lesioni anatomopatologiche e istologiche dei soggetti positivi erano compatibili con quelle descritte in altri episodi di enterite ulcerativa. Questi risultati dimostrano che la PCR è uno strumento utile ed affidabile per la diagnosi di enterite ulcerativa e può essere utilizzata come supporto all’isolamento di C. colinum. Inoltre, dai risultati preliminari, C. colinum appare sporadicamente (14,2 %) implicato nelle patologie enteriche che colpiscono i broiler in Italia.

18 Settembre 2009

2009 – INDUZIONE DELL’ATTIVITÀ RIPRODUTTIVA IN MASCHI E FEMMINE DI STRUZZI (STRUTHIO CAMELUS) D’ALLEVAMENTO MEDIANTE IMPIANTO DI GNRH

Le variazioni annuali del fotoperiodo rappresentano il più importante fattore di controllo dell’attività riproduttiva negli uccelli. Obiettivo della ricerca è stato quello di valutare la possibilità di anticipare l’attività riproduttiva in maschi e femmine di Struthio camelus mediante l’utilizzo di Buserelin. Un singolo impianto sottocutaneo a lento rilascio di GnRH analogo ha consentito di indurre l’attività riproduttiva ed ottenere un significativo incremento della produzione annuale di uova.

18 Settembre 2004

2004 – IDENTIFICAZIONE E TIPIZZAZIONE DEL PNEUMOVIRUS AVIARE TRAMITE TECNICHE MOLECOLARI

Il Pneumovirus aviare (APV) è l’agente eziologico di due importanti malattie quali la Rinotracheite Infettiva del tacchino (TRT) e la Malattia della testa gonfia (“Swollen Head Syndrome”, SHS). Diversi sono gli strumenti diagnostici attualmente disponibili e tra questi, l’applicazione di una RT-PCR per l’identificazione del virus, seguita da una nested-PCR per la tipizzazione del sottotipo.

18 Settembre 2004

2004 – ARCHIVIO BIBLIOGRAFICO DI ECTOPARASSITI

L’IZS di Forlì ha creato un archivio bibliografico sugli ectoparassiti del comparto avicolo. Si tratta di una raccolta aggiornata e continuativa di numerosi lavori scientifici stranieri ( Poultry Science, Journal of Economic Entomology, Medical Veterinary Etomology, Pesticide Biochemistry and Physiology , Pesticides in the environment, Pesticide Science), contributi italiani (Parassitologia, Disinfestazione ed igiene ambientale, Avicoltura), tesi di laurea italiane e libri sull’argomento del tema. Sono incluse anche le note tecniche delle industrie produttrici di biocidi.
I temi raccolti sono: biologia degli ectoparassiti, sistemi di lotta integrata (IPM), lotta con sistemi fisici, lotta biologica, gestione della pollina, la resistenza delle mosche sugli insetticidi/larvicidi, i larvicidi IGRs, impatto ambientale, ecc. Lo scopo è quello di stimolare e sviluppare le competenze tecniche della componente veterinaria del settore che attualmente risultano essere insufficienti e troppo teoriche. Questa iniziativa offrirà raccomandazioni e linee guida per la lotta integrata agli ectoparassiti e sembra essere la prima in Italia.

18 Settembre 2004

2004 – ESOFAGITE ULCERATIVA DA STREPTOCARA INCOGNITA IN ANATRE MUTE (CAIRINA MOSCHATA DOMESTICUS): PRIMA SEGNALAZIONE IN ITALIA

La streptocariasi è una grave malattia parassitaria sostenuta da nematodi appartenenti all’ordine Spirurida.
Gli adulti di Streptocara sp. vivono infissi nella mucosa dell’esofago, dell’ingluvie, del proventricolo, dello stomaco muscolare e della laringe provocando lesioni spesso mortali; la sintomatologia clinica dipende dalla localizzazione del parassita (10). Delle sette specie patogene (12), le due più spesso segnalate sono Streptocara crassicauda e Streptocara incognita. Il ciclo biologico di S. incognita è meno conosciuto rispetto a quello di S. crassicauda, ma secondo alcuni autori è probabilmente molto simile (13). S. crassicauda è in grado di parassitare uccelli appartenenti a vari ordini (12). Gli animali colpiti più frequentemente sono uccelli acquatici ed in particolar modo gli anatidi tuffatori (3), ma non mancano segnalazioni anche in specie di interesse zootecnico quali il pollo e la faraona (15). La spiccata sensibilità degli anatidi tuffatori alla malattia è legata sia al ciclo biologico del parassita sia alle abitudini alimentari di questi uccelli: il ciclo biologico di S. crassicauda prevede ospiti intermedi ed ospiti paratenici, che sono frequentemente preda di uccelli acquatici.
Gli ospiti intermedi sono crostacei anfipodi nel cui emocele le larve si sviluppano, raggiungendo lo stadio infettante in 19-25 giorni, a seconda della temperatura ambientale. Negli ospiti paratenici, pesci di varie specie, le larve di S. crassicauda si incistano in noduli intestinali dove permangono fino all’ingestione da parte di uccelli ittiofagi. Nell’ospite definitivo le larve di S. crassicauda si sviluppano molto velocemente e dopo due mute, nell’arco di 9-10 giorni, cominciano a deporre uova (2). Mentre S. crassicauda è considerata cosmopolita, la presenza di S. incognita è stata segnalata soltanto in Canada, USA, ex-Yugoslavia (7, 12) e Regno Unito (9).

18 Settembre 2004

2004 – CONTROLLO DI MYCOPLASMA GALLISEPTICUM IN UN GRUPPO DI ALLEVAMENTI DI TACCHINI DA CARNE ATTRAVERSO L’APPLICAZIONE DI UN VACCINO INATTIVATO

Le infezioni sostenute da Mycoplasma gallisepticum nell’allevamento del tacchino da carne costituiscono un importante problema sia dal punto di vista sanitario che economico in quanto sono causa dell’aumento degli scarti alla macellazione, dell’aumento dell’indice di conversione e dei costi terapeutici. La sintomatologia è caratterizzata essenzialmente da rantoli respiratori, tosse, sinusite e aerosacculite (Ley e Yoder, 1997), quest’ultima in genere complicata dalla presenza di altri patogeni. L’insorgenza della malattia è lenta e presenta un decorso prolungato. Tutti questi aspetti rendono questa patologia una delle più dispendiose che l’industria avicola si trovi ad affrontare (Carpenter et al. 1981).
La profilassi vaccinale può costituire un valido strumento di contrasto soprattutto se applicata in zone dove Mycoplasma gallisepticum si presenta periodicamente e con caratteristiche endemiche.

18 Settembre 2004

2004 – MICOBATTERIOSI IN CARDELLINI MUTATI

Numerose specie aviarie allevate a scopo amatoriale sono state più volte descritte come sensibili alle infezioni da micobatteri (1,2,3). In anni recenti, le migliorate tecniche diagnostiche hanno permesso di individuare diverse specie, sottospecie e sierovarianti. di micobatteri. L’identificazione è stata ottenuta mediante convenzionali test biochimici e tramite la sequenziazione genomica. Accanto al Mycobacterium avium sono così stati individuati altri batteri alcool-acido resistenti, con predominanza, negli uccelli di allevamento amatoriale, di M. genavense, seguito da M. avium-intracellulare complex, M. fortuitum, M. tuberculosis, M. gordonae e M. nonchromogenicum (4).
La principale via di infezione negli uccelli è rappresentata dall’intestino. L’iniziale colonizzazione intestinale è seguita da una batteriemia subclinica che consente ai micobatteri di raggiungere il fegato per via portale e secondariamente i polmoni e poche altre sedi (milza, midollo osseo, sierose). Alla forma classica con tubercoli in diversi organi si associa nei volatili la forma paratubercolare con tipiche lesioni intestinali nodulari o diffuse ed infine si può riscontrare una forma non tubercolare difficile da riconoscere in sede autoptica (2).
Istologicamente negli organi colpiti sono presenti cellule macrofagiche disposte in aggregati di dimensione alquanto variabile a cui talvolta possono accompagnarsi infiltrati eterofilici e linfoplasmacellulari (4). Tali macrofagi sono caratterizzati da un ampio citoplasma anfofilo repleto di batteri alcool-acido restenti ben evidenti con colorazione di Ziehl-Neelsen (ZN). Nei passeriformi, che raramente sviluppano la forma tubercolare classica, esistono diverse sensibilità all’infezione; il cardinalino del Venezuela (Carduelis cucullata), ad esempio, risulta particolarmente sensibile (2,3). In tutte queste piccole specie, a cui appartiene anche il cardellino (Carduelis carduelis), il decorso clinico è spesso atipico e la sintomatologia può non essere evidente fino ad uno stadio avanzato della malattia. Si tratta comunque di sintomi aspecifici quali dimagramento, diarrea, epatomegalia fino alI’exitus.
Diversi trattamenti sono stati proposti per le infezioni da micobatteri negli uccelli. Queste cure non sono però raccomandabili per la totale inefficacia mostrata nei volatili dai farmaci antitubercolari adoperati in medicina umana nei confronti di questi microrganismi. Di tali farmaci mancano inoltre dati relativi alla farmacocinetica nelle singole specie aviarie. E’ da sottolineare che la prevalente localizzazione intestinale di M. avium e microrganismi correlati si traduce in una continua e massiccia contaminazione ambientale: ciò rappresenta un potenziale pericolo anche per l’uomo per il quale pure non sono noti appropriati metodi terapeutici (2).

18 Settembre 2004

2004 – IL FENOMENO DELLA RESISTENZA AGLI INSETTICIDI NELLE POPOLAZIONI DI MOSCHE CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL’USO DEI PRODOTTI LARVICIDI IN AVICOLTURA

In questi ultimi anni il problema delle mosche, nei comprensori con una concentrazione elevata di allevamenti zootecnici, ha suscitato notevoli problemi a vari livelli. Infatti, le conseguenze legate alla presenza di questi Ditteri hanno riflessi non soltanto per i produttori (fastidio degli animali con conseguente minore produttività, possibile diffusione di agenti patogeni), ma spesso coinvolgono anche cittadini abitanti nei dintorni di insediamenti zootecnici, che lamentano invasioni da parte delle mosche. La corretta gestione del problema delle mosche in contesti zootecnici passa attraverso il concetto di lotta integrata. Concetto che Italia non è ancora ben compreso. Il presente fascicolo nasce da una collaborazione tra più persone ed enti con lo scopo comune di trasmettere delle informazioni chiare e semplici su basi scientifiche. E’ rivolto agli allevatori avicoli nonché a tutti coloro che sono coinvolti nel controllo delle mosche.

18 Settembre 2004

2004 – AVVERSA REAZIONE VACCINALE IN TACCHINI DA CARNE SOTTOPOSTI A PROFILASSI ANTINFLUENZALE.

In seguito all’epidemia influenzale che ha interessato gli allevamenti avicoli del Nord Italia negli ultimi anni, sono state approntate delle misure di profilassi vaccinale relativamente all’allevamento del tacchino e della gallina ovaiola commerciale nelle province ad alta densità avicola. In base al Decreto Dirigenziale della Regione Veneto n° 465 del 10/12/2002 tale categoria di allevamenti deve essere sottoposta a profilassi vaccinale contro l’influenza aviaria, sottotipo H7 N1, secondo uno schema vaccinale che prevede al momento della stesura del presente documento 3 interventi vaccinali sia per i maschi che per le femmine. . I ripetuti interventi vaccinali sono necessari affinché si sviluppi un efficace livello anticorpale (Karunakaran et al., 1987, Stone 1987). Per i tacchini maschi tali interventi sono generalmente programmati a ca. 15, 40, 80 giorni di vita. L’intervento consiste nella somministrazione parenterale individuale di un vaccino inattivato (0,5ml/capo).

18 Settembre 2004

2004 – CASI DI ROTTURA EPATICA IN GIOVANI FARAONE

Fenomeni emorragici nel fegato che conducono ad ematomi nel parenchima o in sede sotto capsulare fino alla rottura epatica sono descritti negli uccelli di allevamento in un numero limitato di forme morbose. Tipica di galline in deposizione è la cosiddetta “Fatty liver haemorrhagic syndrome” (FLHS) in associazione a steatosi epatica (1), mentre composti tossici della farina di semi di colza causano la “Hepatic haemorrage” o “Liver haemorrhagic syndrome” (LHS) nelle galline (2) e la “Massive liver haemorrage” in broiler tra le 2 e le 4 settimane (3). Inoltre rottura del fegato si può riscontrare in presenza di amiloidosi epatica, che per esempio abbiamo avuto occasione di riscontrare in pollastre sottoposte a ripetute vaccinazioni con vaccini spenti antibatterici (4) o che si manifesta in gruppi colpiti da Sinovite Infettiva da Mycoplasma synoviae.
Riteniamo perciò interessante descrivere casi di rottura epatica (RE) diagnosticati recentemente in faraone di poche settimane di vita, che costituiscono un fenomeno completamente nuovo per questa specie e di cui mancano segnalazioni bibliografiche.

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