Atti dei convegni

18 Dicembre 2002

2002 – IDENTIFICAZIONE DEL VIRUS DELL’ANEMIA INFETTIVA DEL POLLO CON LA POLYMERASE CHAIN REACTION

Il virus dell’anemia infettiva del pollo (CIAV) appartiene alla famiglia Circoviridae e al genere Gyrovirus. CIAV ha una struttura icosaedrica ed è privo di envelope. Il capside, è costituito da una sola proteina e contiene DNA circolare a banda singola di 2319 nucleotidi. Il genoma codifica tre proteine virali note: VP1, VP2 e VP3, sintetizzabili e reperibili nella cellula infetta. VP1 è una proteina capsidica, mentre VP2 non sembra sia una proteina strutturale, pur risultando indispensabile per l’assemblaggio del virus e per la stimolazione anticorpale neutralizzante. La proteina VP3, piccola proteina composta di 121 aminoacidi, è una apoptina perché coinvolta nel fenomeno di apoptosi. CIEV è responsabile di una patologia caratterizzata da anemia aplastica, atrofia linfoide e conseguente immunodepressione. Nella sua forma acuta la malattia si osserva nei primi 20 giorni di vita come conseguenza della trasmissione verticale del virus.
CIAV può inoltre provocare, nelle fasi successive del ciclo di allevamento, infezioni subcliniche legate alla trasmissione orizzontale del virus e responsabili di sensibili peggioramenti degli indici zootecnici dei gruppi colpiti. Ai fini diagnostici si utilizzano come test sierologici l’immunofluorescenza indiretta (IFI) e l’ELISA; mentre per l’isolamento virale sono necessarie le colture cellulari. Il virus replica soltanto su particolari linee linfoblastoidi, originate da linfomi della malattia di Marek (MDCC) o della Leucosi aviare (LSCC) e coltivate in sospensione. La linea più usata è senza dubbio la MDCC-MSB1 (linfoma splenico).
Con questo lavoro si è cercato di valutare la possibilità di utilizzare la polymerase chain reaction (PCR) per identificare CIAV, grazie alla presenza nel genoma di sequenze altamente conservate (1), interessate nella sintesi delle tre proteine note.

18 Dicembre 2002

2002 – INFEZIONE DA PNEUMOVIRUS AVIARE NEL TACCHINO DA CARNE E NEL BROILER: INDAGINI DI CAMPO

L’isolamento in Italia di Pneumovirus aviari (APV), agenti responsabili della Rinotracheite del Tacchino (TRT) e coinvolti nella eziologia della Sindrome della Testa Gonfia del Pollo (SHS), risale alla fine degli anni ’80 (4; Franciosi C., comunicazione personale). Da allora sia la TRT sia la SHS sono state evidenziate sierologicamente (5,8) e positività anticorpali sono state riscontrate anche in fagiani allevati e a vita libera (2). Dal 1990 non sono stati descritti in Italia ulteriori isolamenti virali in nessuna delle specie sensibili. Non poche, infatti, sono le difficoltà che si incontrano nell’isolamento quali il breve periodo di eliminazione virale e, nel pollo, la non coincidenza dello stesso con la comparsa della sintomatologia clinica. La presenza di altri virus respiratori è inoltre in grado di interferire con la replicazione virale su colture di anelli tracheali.
Carenti sono quindi le informazioni sui ceppi di APV circolanti nel nostro Paese, se si escludono le tipizzazioni molecolari eseguite sui primi isolati italiani, che sono risultati appartenere al sottotipo B (7; Sperati Ruffoni L., comunicazione personale). Il presente lavoro riporta indagini di campo svolte nel tacchino e nel pollo da carne allo scopo di evidenziare la presenza dell’infezione da APV mediante isolamento virale ed indagini sierologiche.

18 Dicembre 2002

2002 – APPLICAZIONE DEL SISTEMA AUTOMATIZZATO (VIDAS®) PER LA RICERCA DI SALMONELLA SPP: COMPARAZIONE CON IL METOTODO MICROBIOLOGICO TRADIZIONALE

In un periodo complessivo di circa quattro mesi, compreso tra aprile e luglio 2002, sono stati sottoposti ad esame per ricerca Salmonella 2291 campioni conferiti alla Sezione Diagnostica di Forlì dell’I.Z.S.L.E.R.. Di questi, 353 sono stati analizzati in doppio con metodo microbiologico “tradizionale” e con sistema automatizzato VIDAS® Salmonella, BioMerieux-Vitek U.S.A. (test qualitativo impiegato normalmente per i prodotti alimentari e per campioni ambientali, entrato quindi nell’uso comune di molti laboratori annessi alle industrie alimentari).
Contemporaneamente alla routine diagnostica, sono state fatte prove sperimentali di comparazione tra metodo VIDAS Salmonella e microbiologico tradizionale a partire da 90 campioni “drogati” con 400 UFC/ml di Salmonella typhimurium (valore minimo rilevabile dal VIDAS).

18 Dicembre 2002

2002 – SIEROPREVALENZE NEI CONFRONTI DI MYCOPLASMA GALLISEPTICUM E MYCOPLASMA SYNOVIAE RILEVATE IN EMILIA ROMAGNA IN FAGIANI A VITA LIBERA E ALLEVATI

Il Fagiano (Phasianus colchicus) rappresenta il galliforme maggiormente allevato in Italia per fini venatori: la produzione nazionale del 1997 è stata pari a 2.563.280 capi in circa 500 allevamenti (8). La gestione venatoria è prevalentemente caratterizzata dalla liberazione sul territorio di fagiani allevati che vanno a rimpiazzare i capi annualmente prelevati, causando massicce fluttuazioni demografiche dei soggetti a vita libera. Il rilascio in natura di animali allevati può comportare varie problematiche legate al rischio sanitario che questi ultimi possono rappresentare per le zoocenosi riceventi (1).
Tra le malattie trasmissibili dei galliformi, le micoplasmosi rappresentano un problema permanente per il patrimonio avicolo (2) e a carico del Fagiano, nel nostro Paese, sono state recentemente segnalate infezioni da M. gallisepticum (MG) (4,9) e da M. synoviae (MS) (5). Gli episodi descritti in letteratura si riferiscono quasi esclusivamente a fagiani di allevamento e scarsi sono i dati relativi a soggetti a vita libera.
Mediante un’indagine sierologica, la presente ricerca si propone i seguenti obiettivi:

  1. stimare la presenza e diffusione delle infezioni da MG e MS in fagiani a vita libera, catturati in un’area protetta situata in provincia di Bologna;
  2. valutare la presenza e diffusione delle suddette infezioni in allevamenti di fagiani dell’Emilia Romagna.

18 Dicembre 2002

2002 – APPLICAZIONE DEL METODO “POLYMERASE CHAIN REACTION” ALLA DIAGNOSI DI MYCOPLASMA GALLISEPTICUM E DI MYCOPLASMA SYNOVIAE

Nel pollame prevalgono due specie di micoplasmi, Mycoplasma gallisepticum (MG) e Mycoplasma synoviae (MS). MG è responsabile di sindromi respiratorie a carattere cronico nel pollo e nel tacchino spesso associate, nei soggetti in ovodeposizione, a cali di produzione, alterazioni della qualità del guscio e mortalità embrionale. La sinovite infettiva (sostenuta da MS) è una malattia contagiosa sistemica che coinvolge le membrane sinoviali e produce artrosinoviti e bursiti. MS è inoltre coinvolto nell’eziologia di sindromi respiratorie nel pollo da carne (4). I metodi tradizionali di diagnosi sono basati sull’isolamento del micoplasma e sul riscontro di anticorpi specifici con tecniche sierologiche. La non specificità delle reazioni sierologiche, la cross-reattività fra MG e MS e la necessità di circa 20 giorni per l’isolamento del microrganismo non garantiscono sempre il livello di accuratezza necessario (3).
L’applicazione della polymerase chain reaction (PCR) si è invece dimostrata un metodo sensibile e specifico.
A tale proposito abbiamo voluto valutare l’utilizzo di questa tecnica a scopo diagnostico per MG e MS.

18 Dicembre 2002

2002 – DIAGNOSI DI ADENOVIRUS AVIARI TIPO 2 MEDIANTE PCR

Gli adenovirus aviari possono essere distinti in tre gruppi (6). Il primo comprende almeno 12 distinti sierotipi “convenzionali”, che presentano un antigene comune; Il secondo comprende il virus dell’enterite emorragica del tacchino (HEV), il virus della marble spleen disease del fagiano, l’agente della splenomegalia del pollo e della malattia emorragica della faraona. Questi agenti sono sierologicamente distinti da quelli di gruppo 1 ma indistinguibili fra loro, almeno su base sierologica, presentando solo piccole differenze molecolari a livello di DNA. Nel terzo gruppo sono compresi l’agente della EDS 76 isolato da anatra e da pollo, che presenta una parziale cross-antigenicità con i membri del gruppo 1. A differenza degli adenovirus di gruppo 1 e 3 che vengono isolati abbastanza facilmente in vitro, su colture cellulari primarie, gli adenovirus di gruppo 2 sono difficilmente isolabili in vitro. La diagnosi virologica pertanto può essere effettuata mediante agar gel precipitazione (AGP), poco sensibile e non quantitativa (1) o in ELISA, meno diffusa ma più sensibile (3). Tra gli altri metodi sviluppati, la PCR (2), grazie alla maggiore sensibilità, è utile per la diagnosi di quelle forme sospette che si accompagnano ad un basso titolo virale non svelabile con AGP ed ELISA.
Proprio partendo da quest’ultimo presupposto abbiamo sviluppato un metodo PCR basato sull’utilizzo di primers differenti rispetto a quelli descritti (2), e verificato l’applicabilità diagnostica, tanto in confronto alla microscopia elettronica in colorazione negativa (ME), quanto alla PCR nota e descritta (2), utilizzando sia campioni diagnostici di diverse specie aviari che da tacchini infettati sperimentalmente con HEV.

18 Dicembre 2002

2002 – SMALTIMENTO DELLE SPOGLIE AVICOLE: RENDERING O COMPOSTAGGIO?

L’avvento delle problematiche relative alla BSE e la conseguente esclusione delle farine di carne dall’alimentazione animale, come provvedimento prudenziale di tutela dei consumatori e del patrimonio animale, hanno creato problemi quasi insormontabili dovuti al fatto di non poter più utilizzare tali materiali nel circuito alimentare e di destinarle obbligatoriamente all’incenerimento.
Questa situazione ha spiazzato gli impianti di rendering e le industrie mangimistiche, determinando notevole disagio agli allevatori che di fatto hanno avuto un aumento considerevole dei costi per lo smaltimento delle spoglie avicole.
Nell’ultimo decennio gli stessi allevatori, con l’aiuto dei veterinari pubblici, aziendali e liberi-professionisti, avevano preso coscienza delle problematiche connesse agli smaltimenti fraudolenti delle spoglie avicole, evitando quindi di danneggiare l’ambiente e utilizzando il più possibile la strada della trasformazione dei rifiuti di origine animale attraverso gli impianti di rendering, favoriti anche dal fatto che, fino al momento del bando delle farine di carne ed ossa dal circuito alimentare, la cessione delle carcasse degli avicoli morti in azienda avveniva con costi minimi.
In questi ultimi mesi le problematiche legate allo smaltimento delle spoglie animali hanno assunto dimensioni assai preoccupanti, proprio in considerazione delle alte percentuali di mortalità durante il ciclo di allevamento, dell’esiguo numero di impianti di incenerimento presenti sul territorio italiano, dislocati per lo più al Nord, e infine, dei costi elevati legati alla distruzione.
Il rischio è quindi di vanificare quanto di buono è stato fatto in passato e si rende necessario se non addirittura urgente trovare la strada per attuare lo smaltimento delle spoglie avicole attraverso, l’utilizzo di sistemi di compostaggio, visto che tali tecniche possono essere considerate delle eccellenti alternative soprattutto per quanto riguarda la sicurezza per l’ambiente, le garanzie sanitarie e l’economicità del processo.

18 Dicembre 2002

2002 – RACCOLTA, TRASPORTO E STOCCAGGIO DELLE SPOGLIE AVICOLE

Il D.L.vo 508/92 conteneva già riferimenti in merito alla raccolta ed il trasporto dei rifiuti di origine animale, specificando che i contenitori ed i veicoli devono essere adeguatamente coperti per evitare dispersione di materiale.
Tuttavia è con l’emanazione del D.M. 26 marzo 94, concernente la raccolta, il trasporto e lo stoccaggio di materiali ad alto e basso rischio, da inviare agli impianti di trattamento e trasformazione, che sono state dettate precise norme in merito, meglio esplicate con la Circ.Min.n.25 del 19 dicembre 1994, soprattutto per ciò che riguarda le caratteristiche dei contenitori, l’emissione del documento di trasporto, le targhette da applicare ai contenitori, le dichiarazioni di avvenuto lavaggio e disinfezione.

18 Dicembre 2002

2002 – DIAGNOSI DI MALATTIE ENTERICHE VIRALI NEL TACCHINO MEDIANTE MICROSCOPIA ELETTRONICA ED IDENTIFICAZIONE DI CORONAVIRUS IN UN CASO DI ENTERITE

Le tecniche di microscopia elettronica in colorazione negativa sono impiegate come strumenti diagnostici di identificazione di virus in tutte le specie animali. La ME consente di effettuare rapidamente una diagnosi quando la malattia è sostenuta da virus non coltivabili, identificare infezioni virali multiple o virioni non replicabili (immunocomplessati). In medicina veterinaria rende anche possibile fare diagnosi quando nessun’altra metodica è disponibile, e ciò è spesso la regola per alcune specie “minori” o specie selvatiche come pure per alcune malattie avicole meno comuni (2,3,5). Nel laboratorio di ME dell’ISZLER di Brescia vengono esaminati circa 3000 campioni ogni anno e circa il 25-30% di questi provengono da specie avicole Le tecniche più comunemente usate che comprendono anche la immunoelettromicroscopia e l’immuno-gold sono basate sull’utilizzo dell’ultracentrifuga Beckman Airfuge. Questi metodi dimostrano un buon grado di sensibilità (limite di detectabilità = 10^4 particelle/ml) paragonabile ad un test in ELISA.

18 Dicembre 2002

2002 – VALUTAZIONE FISICA E SENSORIALE DELLA CARNE DEL POLLO “A COLLO NUDO” CONFRONTO TRA DUE DIVERSE METODICHE DI INDAGINE REOLOGICA

I criteri di qualità ai quali il consumatore è più sensibile sono le caratteristiche organolettiche che percepisce direttamente al momento di consumare l’alimento. Nel caso della carne le principali caratteristiche sono: tenerezza, succosità e gusto, o, per la precisione, l’insieme di gusto ed odore. La consistenza del muscolo è influenzata dal tenore e dalla qualità del collagene al suo interno; il gusto sembra correlato ai lipidi corporei ed alla maturità sessuale. Queste caratteristiche tendono a variare con la velocità di crescita e l’età di macellazione dell’animale. La percezione della tenerezza e quindi della consistenza della carne non si presenta negli stessi termini in tutti i comparti. Nel caso della carne bovina in generale dal consumatore è ricercata la più grande tenerezza. Per il pollo invece, sembra che una carne troppo tenera non sia particolarmente apprezzata, al contrario una consistenza superiore della carne è considerata un criterio di qualità. Il pollo “Label”, avente un’età di macellazione superiore a 82 giorni, a lenta crescita, alimentato con almeno il 75% di cereali e con un limite di grassi nel mangime, allevato ad una densità non superiore a 11 capi/mq con la possibilità di 2 mq/capo di parchetti esterni dopo le 6 settimane, è ritenuto avere uno “score” organolettico superiore al broiler standard (1). I primi studi dell’INRA hanno utilizzato linee portanti il gene nanismo “dw” che oltre a caratteristiche di lenta crescita presentano combinazioni di geni determinanti il colore del piumaggio (nero, rosso e bianco) trasmissibili attraverso le linee paterne le quali apportano nella loro linea genetica anche una certa finezza della pelle e dello scheletro e minori problemi di tipo locomotorio. In particolare è stato studiato a fondo il gene dominante collo nudo “Na”. La dominanza incompleta permette lo stesso l’espressione del gene: gli animali eterozigoti presentano il collo nudo ad eccezione di un ciuffo di piume a livello craniale del collo ed un piumaggio meno denso. Gli animali sono caratterizzati dal peso del piumaggio ridotto, da una bassa percentuale di grasso addominale e sottocutaneo e da una miglior capacità di termoregolazione (2). Scopo del lavoro è valutare sul pollo a “collo nudo”, caratterizzato da una genetica e condizioni di allevamento simile al Label francese, l’età di macellazione più favorevole da un punto di vista qualitativo sulla base dell’evoluzione delle caratteristiche fisico chimiche ed organolettiche della carne in relazione ad età, sesso e tipologia di allevamento. L’approccio sensoriale è ora pienamente riconosciuto come metodo scientifico di valutazione dell’alimento da affiancare all’analisi fisica (3). È stato inoltre approfondito lo studio delle caratteristiche fisiche confrontando due diverse metodiche di indagine reologica.

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