Atti dei convegni

18 Dicembre 2002

2002 – PROPRIETÀ ANTIBATTERICHE DI ALCUNI OLI ESSENZIALI

Le proprietà antibatteriche degli oli essenziali (OE) sono note da moltissimo tempo, tuttavia la moderna zootecnia industriale, forse per la sua relativa giovinezza, o per indubbi vantaggi economici, ha da sempre rivolto le sue attenzioni agli antibiotici “classici” derivanti dal metabolismo dei miceti o da sintesi chimica e scoperti e sviluppatesi a partire dal secondo dopoguerra.
Recentemente, la sempre maggior preclusione all’uso di tali molecole, vuoi per disposizione legislativa, vuoi per rispetto e attenzione alla sensibilità del consumatore, ha imposto una maggior attenzione da parte dei veterinari verso quella medicina erroneamente chiamata “alternativa”, che altro però non è che solamente più vecchia per nascita, di almeno alcune migliaia di anni.
Spinti dai confortanti dati di campo e dai riscontri presenti in letteratura abbiamo voluto testare alcuni OE di certa estrazione naturale (simili a quelli abitualmente utilizzati, in miscele, in diversi prodotti commerciali) per il loro potere antibiotico “in vitro” secondo i metodi di valutazione degli antibiotici “tradizionali”.

18 Dicembre 2002

2002 – APPLICAZIONE DI PIANI VACCINALI NEI CONFRONTI DEL VIRUS DELLA MALATTIA DI NEWCASTLE NELLO STRUZZO (Struthio camelus): RISULTATI PRELIMINARI

Il rapido ed imprevedibile aumento del commercio internazionale di ratiti in particolare dello struzzo (Struthio camelus), verificatosi negli anni ’90 in Italia e, quindi, anche nella nostra Regione, costituisce una fonte di preoccupazione per le infezioni che tali uccelli possono portare.
Gli struzzi devono essere allevati all’aperto e vengono, quindi, a contatto di uccelli selvatici e di altri animali, con possibile scambio di virus e di vari agenti infettivi.
In conseguenza dei recenti episodi di Pseudopeste segnalati nel nostro Paese si è dovuto ricorrere, come prevede il DPR 657/96, all’applicazione di un programma di vaccinazione e monitoraggio approvato dal Comitato veterinario permanente europeo nel luglio 2000. Al momento, per il controllo internazionale della Pseudopeste negli struzzi viene previsto un intervento minimo di due vaccinazioni a distanza di 15 giorni con vaccino vivo attenuato, mentre la vaccinazione con vaccino spento rimane facoltativa.
Da alcuni studi (7) sembra che la vaccinazione con vaccino vivo attenuato, stimolando prevalentemente l’immunità cellulo-mediata, non è in grado di proteggere dall’infezione con virus selvaggio; sarebbe necessaria, quindi, per conferire una protezione completa, la somministrazione anche di un vaccino spento che determini una valida risposta umorale (8).
Lo scopo del presente lavoro è stato quello di sperimentare, seppure in maniera preliminare, l’efficacia di diversi piani vaccinali anche alternativi a quanto stabilito dal Comitato veterinario permanente europeo, per valutare la risposta anticorpale da essi indotta.

18 Dicembre 2002

2002 – RISULTATI PRELIMINARI SU ALCUNI ASPETTI PATOGENETICI DELL’INFEZIONE DA CIRCOVIRUS NEI PICCIONI DA CARNE

L’atrofia degli organi linfoidi primari correlata a infezione da circovirus è stata segnalata in Italia a partire dal 1997 (1). Tale forma morbosa è spesso subclinica e difficile da diagnosticare; i sintomi, se presenti, sono spesso espressione di infezioni intercorrenti. La lesione istologica principale è costituita da vari gradi di deplezione linfocitaria e presenza di corpi inclusi nel nucleo e nel citoplasma di linfociti e macrofagi. In precedenza i nostri studi hanno riguardato prevalentemente la presenza dell’infezione in piccioni considerati “scarti” sebbene questa sia stata messa in evidenza anche in soggetti apparentemente sani (2,3). Lo scopo del presente lavoro è stato quello di individuare il momento di comparsa dell’infezione, al fine di definirne alcuni aspetti patogenetici, in particolare quelli riguardanti le modalità di trasmissione del virus.

18 Dicembre 2002

2002 – SORVEGLIANZA DELLE SALMONELLOSI NELLE OVAIOLE. RISULTATI DI UNA INDAGINE AL MACELLO

Diversi piani nazionali di controllo delle Salmonelle (1, 2, 4) prevedono il controllo delle ovaiole alla fine del ciclo produttivo. Lo scopo di questa tipologia di controllo è quello sia di migliorare la stima della prevalenza delle contaminazioni da salmonella nelle galline ovaiole, individuando gli animali che possono essere sfuggiti ai controlli effettuati nel corso del ciclo produttivo, sia di permettere la valutazione della sensibilità dei sistemi di sorveglianza attivati durante il ciclo produttivo.
Tale tipologia di controllo permette, in caso di positività, l’individuazione dei capannoni nei quali effettuare disinfezioni ambientali più accurate, a garanzia del mantenimento dello stato sanitario del gruppo successivo.

18 Dicembre 2002

2002 – EFFICACIA NEL BROILER DELLA VACCINAZIONE CONTRO LA MALATTIA DI NEWCASTLE CON VACCINI VIVI. ANALISI DI ALCUNI PARAMETRI PRODUTTIVI.

Nella primavera del 2000 si sono verificati in Emilia Romagna alcuni focolai di Malattia di Newcastle (ND).
Tra le cause collegate al verificarsi dell’epidemia vi erano sicuramente l’aumentata introduzione di animali di specie sensibili da Paesi con differente stato sanitario. Infatti si erano trovati a convivere nelle stesse aree animali provenienti da Paesi indenni da ND con animali provenienti da Paesi Terzi nei quali la malattia è endemica (Marangon, comunicazione personale).
Per contrastare questa epidemia il Ministero della Sanità ha emanato un piano nazionale obbligatorio di vaccinazione con lo scopo di aumentare l’immunità della popolazione avicola italiana. Il piano nazionale inizialmente prevedeva per i broiler almeno due interventi vaccinali: il primo all’incubatoio (1 giorno di vita) mediante l’utilizzo di un vaccino vivo attenuato, seguito da almeno un richiamo con vaccino inattivato.
In seguito alla richiesta del mondo produttivo l’obbligatorietà dell’uso di un vaccino spento come richiamo è venuta meno, tuttavia è stata confermato l’obbligo della vaccinazione e dei due interventi.
La somministrazione di vaccino inattivato per via parenterale stimola una valida risposta umorale (2), necessaria alla completa protezione dall’infezione.
L’immunità cellulo-mediata, infatti, non è sufficiente da sola a proteggere dal challenge con virus patogeno, che invece si ottiene in presenza di titolo anticorpale (1). Da tempo inoltre è noto che, in caso di infezione, all’aumentare del titolo anticorpale indotto dalla vaccinazione diminuisce la durata e la quantità di virus escreto dagli animali infetti (4).
In un precedente lavoro (3) avevamo verificato che i broiler sottoposti esclusivamente a vaccinazione con vaccini vivi attenuati non mostravano titoli soddisfacenti in HI, con questo lavoro, invece, si è cercato di verificare se l’immunità indotta da tali protocolli vaccinali fosse comunque sufficiente a proteggere gli animali dai danni provocati dalla malattia.

18 Dicembre 2002

2002 – INDAGINE SULLA PRESENZA DI ORTHO- E PARAMYXOVIRUS AVIARI IN UCCELLI SELVATICI DELLA CAMPANIA

Da tempo gli uccelli selvatici sono considerati importanti serbatoi di virus influenzali di tipo A e Paramyxovirus aviari, agenti eziologici di due devastanti malattie del pollame domestico (1, 5). In particolare, si ritiene che gli uccelli acquatici, appartenenti soprattutto all’ordine degli Anseriformes, rivestano un ruolo centrale nell’ecologia dei virus influenzali e nella loro diffusione e mantenimento in natura, mentre molto raro è l’isolamento di questi virus dai Passeriformi (10, 11).
L’ordine dei Passeriformes rappresenta uno dei gruppi ornitici più eterogenei. Conta, infatti, oltre 5.000 specie con diverse abitudini alimentari (insettivori, granivori e carnivori) e comportamentali (stanziali, migratori a lungo, medio e corto raggio) (7).
Da un punto di vista epidemiologico, notevole interesse viene rivolto a quelle specie migratorie che, contraendo un più o meno stretto rapporto con ambienti antropizzati, compresi gli allevamenti intensivi di pollame domestico, possono svolgere un ruolo importante nella diffusione e nel mantenimento in natura dei virus (2). Gli spostamenti effettuati da queste specie possono ricoprire anche vasti territori, che si estendono dalla zona Sub-Sahariana fino al Nord-Europa. In particolare, l’Italia è scelta da molte specie come zona di svernamento e nidificazione e come ponte per i Paesi nord europei (8).
La presente indagine è stata effettuata con lo scopo di apportare nuovi dati riguardo al coinvolgimento epidemiologico degli uccelli selvatici, ed in particolare dei Passeriformi, nella diffusione dei virus influenzali e dei Paramyxovirus aviari.

18 Dicembre 2002

2002 – CONSIDERAZIONI SUGLI ISOLAMENTI DI CAMPYLOBACTER TERMOFILI OTTENUTI DAGLI ANIMALI E DALL’AMBIENTE: RISULTATI PRELIMINARI

Le tossinfezioni indotte da microrganismi termofili del genere Campylobacter vengono segnalate con frequenza sempre maggiore nell’uomo raggiungendo, nei paesi industrializzati, una incidenza che spesso supera le tossinfezioni da Salmonella spp. (3,4). In natura i principali serbatoi di Campylobacter termofili sono rappresentati dagli uccelli e, in particolare, dai volatili domestici con percentuali di positività di circa il 75% nei broiler e 80% nelle ovaiole (3).
La trasmissione dell’infezione avviene per via orizzontale con una tipica diffusione a macchia d’olio (3). L’infezione sarebbe dunque acquisita dopo la schiusa, mediata dai numerosi vettori (animati e inanimati) che i Campylobacter spp. sfruttano nel loro ciclo biologico.
Il ruolo di vettore è svolto principalmente dalla lettiera e da tutte le strutture interne ai capannoni (gabbie, mangiatoie, abbeveratoi, finestre, ventilatori) oltre che dal mangime e dall’acqua di abbeverata contaminati da feci di animali infetti (6). Un ruolo epidemiologico importante verrebbe inoltre svolto da altri vettori quali insetti, roditori, animali domestici e selvatici, nonché dagli operai addetti all’allevamento mediante l’introduzione e la diffusione del germe nei capannoni (1).
Scopo del presente lavoro è quello di fornire un contributo sull’analisi delle correlazioni esistenti tra i Campylobacter isolati dagli animali e quelli isolati dall’ambiente in modo da ampliare le conoscenze sull’ecoepidemiologia di tale microrganismo necessarie per ridurre la prevalenza dell’infezione tra gli animali e la conseguente trasmissione all’uomo.

18 Dicembre 2002

2002 – PRIMI RISULTATI SULLA PRESENZA DI ENTEROPATOGENI IN TACCHINI COMMERCIALI

Le forme enteriche negli allevamenti avicoli industriali sono uno dei problemi più sentiti per il riflesso sulla produzione ed inoltre soprattutto per il tacchino appaiono di difficile caratterizzazione eziologica.
Proprio in tacchini commerciali si notano da qualche anno forme enteriche a partire da 3-4 fino a 7-8 settimane di vita, che solo parzialmente si riescono a controllare con terapia e che si trascinano nel gruppo con lieve aumento di mortalità e di indice di conversione. I tacchini manifestano inizialmente alterazioni del comportamento: pigolano insistentemente, mostrano piumaggio arruffato e segni di sofferenza. Si ammassano anche a piccoli gruppi, pur essendo la temperatura perfettamente adeguata, talvolta anche aumentata per un tentativo dell’allevatore di favorire una ripresa degli animali. Si notano segni di nervosismo come la tendenza a beccare anche a morte gli altri animali e un fenomeno di continuo movimento di parte dei soggetti. Le condizioni delle lettiere peggiorano nettamente a causa delle deiezioni particolarmente acquose.
Scartata l’ipotesi di un coinvolgimento dei coccidi, in base a indagini precedenti (1), come pure dei flagellati risultati marginali e sporadici a livello enterico, si è pensato di valutare il ruolo di altri patogeni enterici nelle forme morbose riscontrate in campo. Sono stati presi in considerazione a questo scopo virus enterotropi, di cui esistono numerose segnalazioni nel tacchinotto (2), senza trascurare tra i batteri enteropatogeni le salmonelle. Inoltre dagli animali sottoposti a prelievo sono stati allestiti esami istologici di vari tratti dell’apparato digerente e dei principali visceri. Parallelamente per valutare la funzionalità epatica e pancreatica sono stati eseguiti esami ematochimici dei quali non si riferisce in questa comunicazione.

18 Dicembre 2002

2002 – USO DI LATTOBACILLI COME PROBIOTICI NELL’ALLEVAMENTO DEL GALLO E DELLA GALLINA RIPRODUTTORI PESANTI

La microflora gastrointestinale di animali adulti e sani varia enormemente in funzione di numerosi e complesse interazioni in grado di inibire la colonizzazione di patogeni invasivi.
Squilibri in tale ecosistema riducono l’effetto di protezione della microflora autoctona fornendo una valida opportunità ai microrganismi patogeni enterici di colonizzare l’intestino.
Questa situazione si può facilmente osservare negli animali durante i periodi di stress o in seguito a somministrazione di antibiotici.
L’esclusione competitiva rappresenta quell’intervento di profilassi indiretta operato da microrganismi probiotici e da sostanze definite prebiotiche al fine di migliorare l’equilibrio microbico intestinale.
Con la seguente sperimentazione si intende verificare come la somministrazione tramite l’acqua di bevanda di una flora costituita da cellule vive di Lactobacillus acidophilus (XENOLAC CSL) specifiche per specie avicole, possa influire sulle performance produttive di un gruppo di galline e galli riproduttori di linee pesanti.
In particolare si intende porre l’attenzione su precisi parametri quali:

  • mortalità delle galline
  • percentuale di deposizione
  • totale carica microbica totale del guscio
  • eventuale presenza di salmonelle.

18 Novembre 2002

2002 – INDAGINI BIOCHIMICHE CLINICHE IN TACCHINI COMMERCIALI: RISULTATI PRELIMINARI

Uno dei principali problemi che possono affliggere gli allevamenti avicoli industriali è rappresentato dalle affezioni enteriche, a causa delle ripercussioni che possono avere sulla produzione.
Per quanto riguarda in particolare il tacchino, inoltre, è spesso difficile arrivare ad una precisa diagnosi eziologica. In questa specie, infatti, negli ultimi anni è stato possibile osservare l’insorgenza di forme enteriche già a partire dalle 3-4 settimane di vita, che si protraggono per alcune settimane. Il trattamento farmacologico ha spesso fornito risultati solo parziali, tanto che tali patologie tendono a protrarsi nel tempo, portando ad un lieve aumento di mortalità e di indice di conversione. La sintomatologia risulta caratterizzata da alterazioni comportamentali, produzione di deiezioni decisamente acquose, e scarse o nulle variazioni della temperatura corporea.
Parallelamente alla ricerca di patogeni enterici, qui riferiti in un’altra comunicazione, in considerazione del fatto che le indagini preliminari svolte in tale direzione avevano fornito risultati insufficienti a spiegare la gravità della forma morbosa, è stato ritenuto utile effettuare anche l’esame dei profili metabolici degli stessi soggetti. Una delle possibili ipotesi eziologiche, infatti, riguardava la razione alimentare, forse non del tutto adeguata al tipo di allevamento. Sono dunque state condotte le analisi biochimiche cliniche relative ai profili metabolici proteico, lipidico, glucidico, renale, epatico, pancreatico, muscolare e minerale.
Data l’esiguità della letteratura riguardante tale tipo di indagini in tacchini commerciali, soprattutto se consideriamo che il profilo metabolico può subire modificazioni notevoli, anche all’interno di una stessa specie, in funzione del sesso, dell’età e delle modalità di management dell’allevamento, si è reso necessario creare un gruppo di controllo, formato da soggetti sani, omogeneo anche dal punto di vista dell’età, i cui valori sono stati considerati normali, anche senza il conforto di un riscontro bibliografico.

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