Atti dei convegni

13 Dicembre 2019

2019 – CONFERMA SPERIMENTALE DELLA TRASMISSIONE VETTORIALE DELLA TIFOSI AVIARE MEDIATA DA DERMANYSSUS GALLINAE

L’acaro rosso del pollame Dermanyssus (D.) gallinae è un ectoparassita molto diffuso negli allevamenti avicoli a vita produttiva lunga [1]. Oltre ai ben documentati effetti negativi sugli animali allevati [2], si suppone che D. gallinae possa giocare un ruolo nella trasmissione di numerosi agenti patogeni [3]. Tra questi, uno dei più pericolosi per l’allevamento avicolo è Salmonella enterica subsp. enterica (S.) ser. Gallinarum, microrganismo responsabile della tifosi aviare [31. L’associazione tra D. gallinae e S. Gallinarum è stata verificata già negli anni ’80 [4]; più recentemente, è stato osservato che in campo esiste una stretta relazione tra circolazione del patogeno nell’allevamento, severità dell’infestazione e carica patogena nell’acaro [5]. Tuttavia, nonostante i numerosi indizi, non è ancora stata prodotta la prova definitiva della trasmissione del patogeno e/o della malattia mediata da D. gallinae.
Pertanto, il presente studio è stato mirato ad ottenere tale prova ricostruendo in idonei isolatori i passaggi di infezione, infestazione e trasmissione necessari per stabilire il ruolo vettoriale dell ‘acaro nei confronti di S. Gallinarum.

13 Dicembre 2019

2019 – AGGIORNAMENTI SULLA VALUTAZIONE DELLA CONCENTRAZIONE MINIMA INIBENTE IN CEPPI Dl MYCOPLASMA SYNOVIAE ISOLATI NEL SETTORE AVICOLO

Mycoplasma synoviae (MS) è considerata una delle specie di Mycoplasma più importanti per il settore avicolo. Infatti, quest’organismo patogeno determina una malattia cronica negli animali e comporta, conseguentemente, ingenti perdite economiche. II controllo di questa patologia si basa su strette misure di biosicurezza, protocolli vaccinali (ove disponibili) e specifici programmi di eradicazione nei gruppi di riproduttori a causa dell’abilità di MS di essere trasmesso verticalmente [l]. Nonostante l’applicazione di queste strategie di controllo, la prevalenza di MS resta alta nella popolazione avicola evidenziando l’assenza di un importante tassello gestionale/epidemiologico. Siccome il trattamento antibiotico degli animali può solo mitigare i segni clinici della malattia senza eradicare l’infezione [2], è evidente l’importanza di conoscere la sensibilità agli antibiotici dei ceppi di MS circolanti sul territorio. Infatti, in questo modo si può massimizzare l’efficacia del trattamento e ridurre la pressione selettiva sul microrganismo, evitando di promuovere lo sviluppo di antibiotico-resistenza. Data l’assenza di dati recenti riguardanti la sensibilità di MS agli antibiotici, l’obiettivo del presente lavoro è stato di valutare i valori di Concentrazione Minima Inibente (MIC) di oltre 150 ceppi italiani di MS provenienti da diverse categorie commerciali (pollo broiler, gallina ovaiola e tacchino).

13 Dicembre 2019

2019 – LA DIETA A BASE Dl HERMETIA ILLUCENS MODULA IL MICROBIOTA INTESTINALE, LA PRODUZIONE Dl SCFA E LA SAZIETÀ VIA GLP-I NELLE GALLINE OVAIOLE

Lo sviluppo di prodotti alimentari commerciabili a base di insetti potrebbe essere una fonte efficiente e sicura di sostanze nutritive, oggi soprattutto per motivi di sostenibilità ambientale considerando l’impatto della produzione alimentare sui cambiamenti climatici. Circa 1.900 specie commestibili sono consumate in alimentazione umana e animale (Van Huis et al. 2013; Borrelli et al. , 2017) e in tutto il mondo, gli insetti vengono consumati a causa della loro ricchezza in proteine, grassi, vitamine, minerali e fibre. Tra questi Hermetia Illucents, un dittero della famiglia Stratiomyidae, conosciuta come black soldier fly (“mosca soldato nera”) rappresenta una valida alternativa. Sostanze come la chitina, uno dei principali biopolimeri presenti in natura,
altamente contenuta nella farina di insetti, possono essere un substrato perfetto per la fermentazione batterica e per la produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA) che promuovono sia la salute dell’intestino che la salute in generale. Gli SCFAs e in particolare l’acido acetico, butirrico e propionico, una volta assorbiti sistematicamente per via ematica. giocano un ruolo essenziale come bioregolatori e promotori della crescita della mucosa intestinale influenzando a loro volta il metabolismo. Negli ultimi anni sta crescendo sempre di più l’interesse verso la modulazione degli SCFAs attraverso la dieta. Sempre più evidenze confermano che una dieta arricchita con specifici carboidrati non digeribili porta ad una maggiore produzione intestinale di SCFA e riduce l’aumento di peso corporeo, la massa grassa e induce variazioni nel comportamento alimentare, legate alla modulazione della produzione e secrezione di peptidi intestinali. Questo fattore è ampiamente discusso dalla comunità scientifica per intervenire sulla riduzione dell’obesita. IL GLP-I è un ormone polipeptidico appartenente alla famiglia degli enteroglucagoni, che viene secreto dalle cellule L dell’intestino distale. Esso è presente anche in numerose zone dell’encefalo come il Nucleo paraventricolare e dorso mediale dell’ipotalamo, il talamo e l’ipofisi, ove funziona da neurotrasmettitore. GLP-I riduce l’assunzione di cibo e infatti in obesità risulta ridotto. Nei polli l’mRNA del recettore GLP-I è largamente distribuito nel tratto gastrointestinale e nell ‘encefalo. Prove recenti suggeriscono che GLP-I svolge un’azione anoressigenica nei pulcini e può avere un ruolo importante nella regolazione dell ‘assunzione di cibo. Come dimostrato da alcuni studi precedenti, la dieta a base di larve di Hermetia Illucents ha avuto diversi effetti positivi sulla morfometria e sull’attività enzimatica dell’intestino tenue, nonché buoni effetti sulla salute delle galline ovaiole, riducendo i livelli di colesterolo e trigliceridi nel siero e nelle uova.
Considerando anche il crescente interesse verso il ruolo degli SCFAs quali principali metaboliti batterici, lo scopo di questa ricerca è stato quello di valutare attraverso analisi metagenomica, analisi gascromatografica e l’analisi dell ‘espressione di alcuni geni coinvolti nell’asse microbiota-intestino-cervello, gli effetti della supplementazione di tale dieta in galline ovaiole.

13 Dicembre 2019

2019 – VACCINAZIONE NEWCASTLE: NUOVE STRATEGIE Dl CONTROLLO E PROSPETTIVE FUTURE

La malattia di Newcastle (ND) è una patologia del pollame, sostenuta da un Paramixovirus sierotipo 1 (APMV-I), Avulavirus aviario-l (AvAV-l) secondo la nuova nomenclatura[l]. Patogenicità e sintomatologia clinica sono molto variabili a seconda del ceppo coinvolto. Si distinguono, infatti, cinque patotipi: velogeno viscerotropo, velogeno enterotropo, mesogeno, lentogeno e avirulento [3]. NDV può infettare tutte le specie di avicoli commerciali ed alcune specie di uccelli selvatici con ruolo di reservoir [2,3]. È endemica nel pollame in gran parte del mondo [2,5] e la malattia sostenuta da ceppi velogeni è soggetta a denuncia obbligatoria e inclusa nella lista A dell’Office International des Epizooties (OIE) [4]. In seguito alla grave epidemia di ND del 2000 [6] è stata recepita la direttiva comunitaria 92/66/CEE attraverso il DPR 657/96 e sue successive modifiche, il quale stabilisce il protocollo vaccinale minimo obbligatorio per ogni specie allevata sensibile ad APMV-I [7] (nota prot. 600.6/24461/25N/118). La profilassi indiretta, associata a efficaci misure di biosicurezza, è, infatti, l’unico mezzo di controllo effettivo e prevede l’utilizzo di vaccini vivi e vaccini inattivati (rispettivamente ICPI <0,4 e <0,7 dir. 93/152/EEC). Dal 4 giugno 2019 è entrato in vigore il nuovo piano vaccinale secondo il quale, per ovaiole e riproduttori, sono obbligatori due interventi vaccinali con vaccino vivo attenuato (il primo in incubatoio) e uno con vaccino inattivato prima dell’entrata in deposizione. Secondo la normativa, inoltre, è possibile utilizzare anche i vaccini ricombinanti, qualora il nuovo piano vaccinale assicuri per tutta la durata del ciclo produttivo un’immunità superiore o uguale a quella indotta dal piano vaccinale suggerito dal ministero, che prevede solo l’utilizzo di vaccini tradizionali.
I test sierologici sono lo strumento più semplice per valutare l’efficacia della vaccinazione, i più utilizzati in diagnostica di routine sono: l’inibizione dell’emoagglutinazione (HI), utilizzata ufficialmente per la valutazione del titolo anticorpale medio, e i Kit commerciali ELISA [9], che possono essere costruiti al fine di evidenziare la risposta ad un ceppo di campo o ai vaccini, anche vettorizzati (IDvet, BioCheck) [10].
La continua evoluzione dell’industria avicola, degli aspetti sanitari ad essa correlati e l’innovazione in campo vaccinale, hanno creato la necessità di una rivalutazione degli aspetti normativi che disciplinano il controllo della malattia sul territorio italiano. Lo scopo del presente monitoraggio è ottenere dati sierologici con differenti metodiche, che possano fornire un supporto nella pianificazione mirata degli interventi vaccinali ND in fase pollastra.

13 Dicembre 2019

2019 – SORVEGLIANZA ATTIVA PER INFLUENZA AVIARIA NEI VOLATILI SELVATICI NEL NORDEST ITALIA: RISULTATI ATTIVITÀ 2017-2018

La sorveglianza passiva è la principale strategia attuata in Italia per l’individuazione di virus influenzali circolanti in popolazioni di volatili selvatici. Questo tipo di sorveglianza si basa sul rilevamento in campo di esemplari di volatili morti, o con sintomatologica clinica associabile ad Influenza Aviaria (IA).
La sorveglianza passiva risulta uno strumento efficace nell’individuazione di circolazione di virus ad alta patogenicità, data l’alta mortalità della malattia (Breed et al., 2012, DeLiberto et al., 2009, Knight-Jones et al., 2010). II successo di questa strategia dipende dalla rapida capacità di mettere in evidenza i nuovi casi, dall ‘efficienza di spedizione dei campioni ai laboratori diagnostici qualificati, alle tempestive analisi, alla segnalazione immediata dei risultati diagnostici e alla veloce implementazione di protocolli prestabiliti in caso di positività. II principale limite di questo approccio, tuttavia, è legato al fatto che la maggior parte degli eventi di morbilità e mortalità possano passare inosservati se coinvolgono pochi soggetti, o se avvengono in aree poco frequentate dagli esseri umani, o possono non risultare utili ai fini diagnostici in caso di predazione o decomposizione delle carcasse (DeLiberto et al., 2009). Un altro importante limite consiste nella difficoltà di utilizzare la sorveglianza passiva per individuare la circolazione di ceppi di IA a bassa patogenicità, con bassa mortalità e individui asintomatici (Baumer et al., 2010; Flint et al., 2015; Galletti et al., 2018; Breed et al., 2012; Hjulsager et al., 2012).
I limiti della sorveglianza passiva evidenziati in letteratura sono emersi anche nel contesto dell’epidemia di IA ad alta patogenicità (HPAI) sostenuta dal ceppo virale H5N8, responsabile di 83 focolai negli allevamenti domestici tra il 2016 e 2018, principalmente nelle regioni del nord Italia. Come suggerito dallo scarso numero di casi individuati nei volatili selvatici, confronto a quanto osservato negli altri stati europei (Verhagen et al., 2017; Mulatti et al. , 2018), le attività di sorveglianza sono verosimilmente risultate non ottimali per la valutazione della circolazione virale nella popolazione selvatica.
L’inefficacia del sistema è probabilmente dovuta alla mancanza di precise e uniformi istruzioni operative sulle modalità di raccolta, conservazione e consegna dei volatili trovati morti per la ricerca dei virus. Le carenze evidenziate nel sistema di sorveglianza passiva impongono la necessità di strutturare in maniera sistematica i piani di campionamento per l’avifauna selvatica, tenendo in considerazione: le popolazioni stanziali, i periodi di migrazione, e l’ecologia delle diverse popolazioni di volatili acquatici selvatici presenti sul territorio. Per questo motivo, tra il 2017 e 2018 1’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha pianificato ed attuato una serie di attività volte ad intensificare la sorveglianza per IA nelle popolazioni di volatili selvatici presenti in Italia. Queste attività rientrano in programmi di sorveglianza attiva per la valutazione della circolazione di virus influenzali nell’avifauna acquatica migratoria e nelle popolazioni dei selvatici stanziali, oltre ad un programma di campionamento ambientale di raccolta di feci fresche.

13 Dicembre 2019

2019 – ESPERIENZE DI CAMPO DOPO SOMMINISTRAZIONE DI UN VACCINO BATTERICO E.COLI VIVO

I coli patogeni per il pollame intervengono quali patogeni secondari dopo altre cause eziopatogenetiche aggravando la sintomatologia e il danno agli animali.
In una situazione che vuole la produzione avicola sempre meno propensa all’utilizzo di antibiotici il controllo di questi patogeni con metodi preventivi è sempre più di grande interesse.
Diverse esperienze in Germania indicano che l’uso di Poulvac Ecoli un vaccino vivo E -coli 078 permette di diminuire sensibilmente l’uso di antibiotici e far rientrare gli allevamenti in una situazione di uso prudente degli antibiotici. Recentemente è stato visto in USA che anche a fronte di infezioni di nuovi ceppi bronchite non coperti dalle vaccinazioni oggi disponibili, l’uso del vaccino vivo Poulvac Ecoli ha permesso di controllare le infezioni secondarie in gruppi di broiler e un ritorno dell’investimento del gruppo.
In Italia ulteriori esperienze in animali da carne in allevamenti, che presentavano storicamente infezioni secondarie da E.coli, hanno evidenziato come l’uso del vaccino Poulvac Ecoli possa permettere piccoli miglioramenti nelle performance del gruppo, riduzione della mortalità, dello scarto che portano una riduzione dei costi ed un vantaggio economico dei gruppi vaccinati.
Tutte queste esperienze evidenziano come in differenti situazioni geografiche ed epidemiologiche le osservazioni siano simili e l’uso di Poulvac E-coli contribuisca controllando le infezioni secondarie da Ecoli ad un contenimento dei costi economici e una riduzione dell’uso degli antibiotici.

14 Dicembre 2018

2018 – VALUTAZIONE DELLA CINETICA DI CEPPI VACCINALI DEL VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA SOMMINISTRATI VIA GELA BROILER DI UN GIORNO DI VITA

La Bronchite infettiva (BI) è una delle patologie di maggiore impatto economico in ambito avicolo (Cavanagh & Gelb, 2012), sia dal punto di vista produttivo e della salute animale, con vistosi cali di produzione e compromissione delle performance, sia del management, che si avvale di articolate misure di profilassi e dell’associazione di differenti ceppi vaccinali per assicurare un più ampio spettro di protezione (Jordan, 2017), nei confronti dell’elevata variabilità del virus della Bronchite infettiva (IBV).
Una delle combinazioni più comunemente adottate in Italia e in Europa (Franzo et al., 2016), sulla base di una comprovata efficacia nei confronti di svariati ceppi di campo (Cook et al., 1999), prevede un vaccino basato sul genotipo Mass (H120, M41, Ma5) associato a uno appartenente al genotipo 793/B (1/96, 4/91, CR88), o QX (Franzo et al., 2016). Per ragioni di incompatibilità chimica (Collett, 2013), o per motivi commerciali e legali, talvolta la somministrazione in unica soluzione di due vaccini per via spray non può essere effettuata in incubatoio ad un giorno di vita. Per ovviare a questi limiti è necessario prevedere l’esecuzione di due somministrazioni separate ma consecutive in incubatoio, oppure somministrare la seconda vaccinazione all’arrivo in azienda, pur riconoscendo i limiti pratici intrinseci di questa procedura (Collett, 2013), oltre alla sua onerosità in termini di tempo e manodopera. In aggiunta, una minor copertura vaccinale della popolazione è stata associata a quest’ultima strategia (Yegani & Butcher, 2009), predisponendo quindi ad una maggiore suscettibilità ad eventuali ceppi di campo in ingresso o a reversione a virulenza dei ceppi vaccinali stessi (McKinley et al., 2008). Soprattutto per l’immunizzazione del pollo da carne, una corretta attuazione del protocollo vaccinale con la somministrazione dei due vaccini ad inizio ciclo potrebbe essere sufficiente a garantire un’elevata e duratura protezione. A tale riguardo, la vaccinazione tramite gel introduce un mezzo che può garantire la stessa rapidità operativa della vaccinazione spray e nel contempo la stabilità dei vaccini in caso di somministrazione contemporanea, come già osservato per i vaccini per la coccidiosi (Chapman et al., 2002) e la malattia di Newcastle (Al-Attar & Lee, 2011). Per esaminare l’applicabilità della vaccinazione gel alla profilassi della Bronchite infettiva, è stata quindi pianificata una prova sperimentale che permettesse di valutare la replicazione virale a livello di epitelio respiratorio nel singolo animale, la copertura vaccinale degli animali e i trend dei titoli virali a livello di popolazione. I risultati ottenuti sono stati inoltre confrontati con i dati già presenti sulla cinetica di vaccini analoghi, somministrati via spray (Tucciarone et al., 2018).

14 Dicembre 2018

2018 – GENOTIPI DEL VIRUS DELLA BRONCHITE INFETTIVA AVIARE CIRCOLANTI NEGLI ALLEVAMENTI AVIARI NEL 2018

La bronchite infettiva aviare è una patologia del pollo a diffusione mondiale, caratterizzata da lesioni a carico degli apparati respiratorio, riproduttivo e dei reni. Questa patologia è soprattutto presente nei paesi in cui l’industria avicola è altamente sviluppata e determina notevoli perdite economiche, legate fondamentalmente alla scarsa crescita, al peggioramento dell’indice di conversione, all’aumento del numero di scarti e di mortalità nei broilers, al calo dell’ovodeposizione e alla minore qualità dell’uovo nelle ovaiole e nei riproduttori. Il virus della Bronchite Infettiva (IBV) appartiene alla famiglia Coronaviridae e, insieme a quello del tacchino e del fagiano, viene inquadrato nel genere Gammacoronavirus. E’ caratterizzato da un’elevata variabilità antigenica riconducibile fondamentalmente alle modificazioni che si verificano a carico di una sola proteina strutturale, la proteina S degli spikes, e in particolare della S1, una delle due sub-unità che la compongono. A partire del 1956 (3), si sono progressivamente identificati nuovi sierotipi o varianti di IBV nei vari continenti e a oggi sono stati riportati oltre 60 sierotipi, anche se si pensa che solo una piccola parte di quelli esistenti sia stata individuata. La continua comparsa di nuove varianti IBV avviene malgrado l’uso diffuso negli allevamenti intensivi di presidi immunizzanti contenenti singole varianti (M41, 793B, QX) o associazioni tra di esse. La mancanza di una protezione vaccinale completa determina in molti casi la comparsa di forme cliniche sempre più variabili che vanno dalle respiratorie o renali, più frequenti nei broilers, a quelle caratterizzate da calo di ovodeposizione e alterazione della qualità del guscio, tipiche di ovaiole e riproduttori. Il frequente riscontro di nuove varianti antigeniche può quindi rendere problematica la realizzazione di adeguate profilassi immunizzanti e, per questo motivo, le indagini epidemiologiche indirizzate alla caratterizzazione dei ceppi IBV, isolati in ogni territorio, risultano di notevole importanza nella scelta di programmi vaccinali in grado di conferire una buona protezione.
Lo scopo di questo lavoro è indagare i genotipi IBV circolanti in animali vaccinati senza sintomatologia respiratoria appartenenti a diverse tipologie produttive, allo scopo di meglio comprendere la diffusione del virus IBV negli allevamenti vaccinati.

14 Dicembre 2018

2018 – CONTROLLO DELL’INFEZIONE DA EIMERIA TENELLA, EIMERIA MAXIMA ED EIMERIA ACERVULINA IN POLLI DA CARNE MEDIANTE L’IMPIEGO DI UN’ASSOCIAZIONE TRIMETOPRIM+SULFADIMETOSSINA (RAPPORTO 1:5)

La coccidiosi è tuttora considerata tra le patologie economicamente più importanti del settore avicolo. E’ causata da protozoi appartenenti al genere Eimeria. Nel pollo sono note sette differenti specie appartenenti a questo genere, ognuna delle quali colpisce determinati tratti dell’intestino. Nel pollo da carne le specie di maggiore interesse sono Eimeria acervulina, Eimeria maxima ed Eimeria tenella. Quest’ultima è la più nota e nello stesso tempo la più facile da diagnosticare, anche in campo. Eimeria tenella provoca caratteristiche lesioni macroscopiche a livello cecale responsabili di significativi indici di mortalità nei soggetti colpiti, ma non ha effetti evidenti sulle performance produttive. Al contrario, la coccidiosi provocata da Eimeria acervulina e da Eimeria maxima è in genere responsabile, anche in forma lieve o addirittura sub-clinica, di peggioramenti degli indici di crescita e degli indici di conversione dell’alimento nei gruppi colpiti. Oltre che su adeguati interventi gestionali, il controllo della coccidiosi si basa sull’impiego alternato di coccidiostatici e di vaccini. In caso di comparsa di episodi clinicamente manifesti di coccidiosi si può ricorrere all’impiego, nell’acqua di bevanda, di farmaci anticoccidici appartenenti a quattro categorie principali: amprolium, toltrazuril, sulfonamidi e sulfonamidi potenziati con diaminopirimidine. L’azione anticoccidica di quest’ultima associazione è nota da molto tempo. Tuttavia sono pochi (e molto datati) gli studi clinici di efficacia di questa combinazione nei confronti della coccidiosi del pollo. Ad esempio, Mathis G.F. et al. (1984) hanno testato l’efficacia dell’associazione trimetoprim/sulfachinossalina (in rapporto 1:3) nei confronti di singole specie appartenenti al genere Eimeria cominciando la somministrazione del farmaco il giorno stesso dell’infezione sperimentale. Il presente lavoro riporta parte dei risultati di una prova di efficacia clinica (condotta nel gennaio 2012) di un’associazione trimetoprim+sulfadimetossina (rapporto 1:5) in polli da carne infettati sperimentalmente con un’associazione di Eimeria acervulina, Eimeria maxima ed Eimeria tenella e trattati alla comparsa dei segni clinici di coccidiosi e, in particolare, della mortalità provocata dall’infezione sperimentale.

14 Dicembre 2018

2018 – MICOBATTERIOSI AVIARE: QUADRI ANATOMO-PATOLOGICI A CONFRONTO

La micobatteriosi è una malattia ad andamento cronico e depauperante sostenuta negli uccelli principalmente da Mycobacterium avium subsp. avium (sierotipi 1,2,3) e Mycobacterium intracellulare, inclusi insieme nel Mycobacterium Avium – Intracellulare Complex -MAI-).
Circa un’altra ventina di micobatteri sono stati individuati nel corso degli anni come responsabili di micobatteriosi aviare, e tra questi Mycobacterium genavense desta sempre più interesse nel comparto degli uccelli da compagnia/ornamentali (pet birds).
Tutte le specie aviari sono suscettibili all’infezione, sviluppando quadri clinici comuni quali progressivo dimagrimento e consunzione (chronic wasting syndrome), abbattimento, letargia ed immunosoppressione. I quadri anatomopatologici riferibili a tubercolosi possono invece differenziarsi in funzione della specie batterica coinvolta, la specie animale e la via di infezione. Si possono infatti definire tre principali manifestazioni anatomo-patologiche: una forma classica tubercolare (simile alla tubercolosi dei mammiferi), una para-tubercolare ed una atipica.
I micobatteri del complesso MAI sono descritti in letteratura come principali agenti di micobatteriosi nelle specie ad attitudine terricola, quali il pollame e gli animali da cortile, che sviluppano forme tubercolari o para-tubercolari della malattia.
La localizzazione prevalentemente a livello gastroenterico in questi animali può essere imputabile al loro stretto contatto con il suolo, al loro comportamento alimentare, e alla via di trasmissione oro-fecale di micobatteri quali M. avium subsp. avium ed M. intracellulare, altamente resistenti nel terreno. La presenza di tubercoli in altre sedi (come per esempio l’apparato respiratorio) suggerisce inoltre la possibile infezione per via respiratoria, condizione compatibile anche con elevate cariche di micobatteri a livello ambientale.
La micobatteriosi atipica viene definita così proprio per l’assenza di lesioni tubercolari macroscopicamente evidenti a carico di organi interni, tale quadro risulta il predominante nel settore ornamentale e M. genavense è stato descritto come il micobatterio prevalente nei passeriformi da voliera.
Considerando l’assenza di lesioni macroscopiche e le piccole dimensioni corporee di alcune di queste specie ornamentali, è presumibile che la micobatteriosi in questo settore sia sottostimata.  Inoltre considerando i pet birds come specie sinantropiche il potenziale zoonotico delle micobatteriosi aviare non va sottovalutato, poiché membri del complesso MAI e M. genavense sono stati riportati come agenti capaci di indurre malattia in persone immunodepresse (anziani, persone HIV-sieropositive o sottoposte a chemioterapia o trapianto).
Lo scopo del presente lavoro è quello di condividere la presentazione anatomopatologica di diversi casi di TBC aviare (2011-2016) nella sue diverse tre forme e nello specifico di riportare importanti rilievi patologici nel settore ornamentale in primis nel cardellino (Carduelis carduelis) e poi nel canarino (Serinus canaria) dove la forma atipica è la predominante, cercando di fornire “un segna passi” al clinico e al patologo per l’inclusione della tubercolosi/micobaterriosi nella lista della Diagnosi Differenziale.
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